Archive for luglio 2008

Cloaca Maxima

È di qualche ora fa, la notizia che il capogruppo del Pdl al Senato, Gasparri, ha definito il Consiglio Superiore della Magistratura una “cloaca”. Poco dopo, l’interessato ha seccamente precisato che “non intendeva denigrare l’istituzione”.
Ora, se io dicessi a mia madre che è una cloaca, prima mi chiederebbe cos’è una cloaca e poi non mi rivolgerebbe più la parola per qualche mese. E questo anche se precisassi che non intendevo offenderla.
Siamo stufi di questi toni da bettola di bucanieri, dei continui attacchi e delle susseguenti smentite. Se uno attacca un’istituzione, abbia il coraggio di affondare il colpo, di portare fino in fondo la polemica, di non ritrarre il culo. Ma definire qualcosa “cloaca” e poi smorzare i toni, facendo appello alle buone intenzioni è solo tipico degli ominuccoli.

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Il grande bluff

Io, Dinho proprio non lo volevo.

Un numero dieci che si aggiunge alla decima bolgia, quella dei falsari, dei Ronaldo, dei Rivaldo, dei giocatori spremuti, appagati, immeritatamente idolatrati.

Soldi, tanti soldi. Li vale tutti, dicono gli stolti. È una questione di merchandising, dicono i sofisticati. Come se in tre anni si potessero vendere magliette per oltre trenta milioni di euro.

Dopo un avvio deludente e carico di attese, il Nostro passerà da Via Turati al viale del tramonto. Feste, locali, coca, declino. Il destino dell’ennesimo brasiliano sembra già scritto nel suo sguardo da furetto appesantito.

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Gli onorevoli in soggezione

L’odierno voto del Parlamento al Lodo Alfano segna inequivocabilmente il primo passo verso l’impunità di alcuni cittadini rispetto a tutti gli altri. Come se l’efficacia dell’istituzione potesse essere garantita solo dall’intoccabilità di chi la guida. Con questa scusante da palcoscenico, ci vogliono convincere della bontà della norma, della buonafede dell’atto.
Sul merito del provvedimento, sul suo movente e sulla regia del mandante, ci sono pochi dubbi ed in molti hanno puntato i riflettori della critica. L’ottimo Sartori, qualche giorno fa, ha sottolineato anche un altro aspetto, ugualmente interessante e degno d’attenzione: quello del servilismo dei parlamentari, sempre pronti alla vile ed incondizionata obbedienza.

Nell’ultima campagna elettorale Veltroni ha combattuto un anonimo, un avversario senza nome e cognome. Ha malamente perso (anche per questo, ritengo). È vero che uno dei tantissimi difetti della politica italiana è la eccessiva personalizzazione del potere, il potere che addirittura coincide con una persona. Ma l’occasione per dimostrare che non deve essere così non è una contesa elettorale. Ciò premesso, il fatto resta che gli italiani oramai si dividono (asimmetricamente) tra berlusconiani e no. Da un lato c’è sempre e soltanto Berlusconi; dall’altro ci sono stati Prodi, D’ Alema, Amato, Rutelli, Veltroni, tutti in transito e sempre in contesa tra loro. Dunque un polo coincide con una persona. Il che equivale a dire che non riusciamo più a separare i problemi come tali da una persona che li impersona. Questa eccessiva personalizzazione è, a mio avviso, dannosissima; e per contrastarla inventerò qui un nome finto: Silvio Arcore. Il premier Arcore in questo momento è furioso. Dopo aver vinto tre elezioni ancora non è riuscito a saldare i conti con la magistratura. È ancora imputato nel processo Mills che andrà a sentenza prima della prescrizione; e per di più teme altri scherzi che ne ostacolino, a suo tempo, il disegno di salire al Quirinale. E così vara con urgenza una legge «blocca processi» che ferma per un anno tutti i procedimenti che prevedono pene massime al di sotto dei dieci anni (nel caso Mills sarebbero sei); e per ogni evenienza interpola, nel «pacchetto sicurezza» al quale gli italiani tengono, una coda estranea (il lodo Alfano) che rende Arcore intoccabile fino all’ aprile 2013, e probabilmente oltre. Ora, se davvero si trattasse del signor Arcore, quasi tutti direbbero che le due escogitazioni sono pessime, e che servono soltanto a lui. Invece il nostro Silvio sostiene che sono necessarie e nell’interesse di tutti. Ammettiamo che siano necessarie. Anche così si potrebbe sicuramente far meglio. Una legge che diminuisce il carico degli arretrati giudiziari ci vuole. Ma dovrebbe cancellare i processi inutili, tali perché destinati a finire nel macero delle prescrizioni. Ma no. No perché, così riformulata, la legge non salverebbe il premier Arcore. Anche se una sua eventuale condanna in una sentenza di primo grado gli lascia dieci anni e passa di ricorsi e di appelli, il Nostro antepone il suo interesse e prestigio privati a quello di far funzionare la macchina della giustizia. E considerazioni analoghe (la mia è sul Corriere del 21 giugno) si possono fare sull’immunità. Eppure la maggioranza parlamentare di Arcore fa quadrato (superbulgaro, senza nemmeno un dissenso) nel sostenere che le due proposte in questione sono nell’interesse generale, nell’interesse di tutti. È vero: anche Arcore ne beneficia, ma soltanto perché lui è uno dei tutti. Le cose che mi spaventano sono oramai parecchie; ma il livello di soggezione e di degrado intellettuale manifestato in questa occasione da una maggioranza dei nostri «onorevoli» (sic) mi spaventa più di tutto. Altro che bipartitismo compiuto! Qui siamo al sultanato, alla peggiore delle corti. Cavour diceva: meglio una Camera che un’anticamera. Ma quando un’anticamera si sovrappone alla Camera, non so più cosa sia peggio.

Giovanni Sartori (Corriere della Sera – 5 luglio 2008)

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L’avanspettacolo dei girotondi

Tanto di capello a chi oggi è sceso in piazza per manifestare contro le ennesime nefandezze del Governo. Benché l’idea dei girotondi mi metta l’orticaria e rimandi inequivocabilmente all’universo dell’infanzia, nella puerilità delle sue pretese, chi ha manifestato merita comunque rispetto. Non tanto perché ha avuto il coraggio di esprimere un’idea, perché questo non è affatto un merito, quanto piuttosto perché ha speso tempo e danaro nell’illusione di lavorare per il bene comune.
Temo, però, che lo sforzo profuso sia completamente inutile e miseramente inefficace. I modi per cambiare un sistema politico sono altri. O si fa un golpe, ipotesi rara, eticamente discutibile, ma molte volte sposabile e auspicabile, oppure si decide nell’urna di cambiare (anche poco, quel che si può) la rotta della deriva.
Insomma, i manifestanti di oggi hanno perso tempo: imbraccino le armi, se ne hanno la forza ed il coraggio, o convincano i loro conoscenti a cambiare voto alle prossime elezioni. Con palchi, girotondi, slogan e bande musicali si va solo a fare festa.

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Italia in rosso, italiani in rosa

Impazza la querelle sul divismo del premier, ovvero sul suo protagonismo mediatico, sulle intercettazioni piccanti, sulle raccomandazioni di show girl e palinsesti, sulle sue partecipazioni ai dibattiti televisivi… La rinuncia a Matrix, l’appello contro la gogna del pettegolezzo che offusca le buone cose regime, l’invito a valutare il governo sui fatti, non sulle chiacchiere da copertina rosa. Ha ragione il Cavaliere, in un certo senso, quando lancia il monito contro la chiacchiera da palazzo, contro cioè quell’abitudine di puntare l’indice sul malcostume della classe politica che poco c’azzecca con la pubblica funzione. È questa una consuetudine, forse tutta italiana, di appassionarsi più al gossip tout court che al bene pubblico. Di entusiasmarsi per il vaniloquio rosa più che per l’effettiva mala amministrazione e mala politica infuse nel paese. È paradossale, ma agli italiani sembra interessare di più l’ipotesi di un flirt tra Berlusconi e la Garfagna, che l’uso sistematico dei decreti legge, in procinto di spianare la strada ai privilegi e alle impunità. Ora, come allora e più di allora, ci meritiamo il governo che abbiamo. Italia in rosso, italiani in rosa.

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Buona forchetta – Bottega Osteria Al Ponte

Un errore di prenotazione che mi è costato caro. Lo segnalo perché potrebbe succedere a qualcun altro e non è piacevole. Nel tentativo di prenotare alla Vecchia Bottega di Borghetto, ho erroneamente telefonato e prenotato alla Bottega Osteria Al Ponte, l’unica “bottega” che ho trovato su Paginebianche.
Il posto “sbagliato” è quel ristorante violetto, davanti al parcheggio piccolo di Borghetto, sulla destra del Mincio.
Locale elegante, con un bel giardino silenzioso e riservato. Novelle cousine, con piatti scarsi e sinceramente deludenti. Decenti i maccheroncini alla ricotta e mentuccia, ma te ne danno tre! Ho avanzato il secondo, biscotti con trota e luccio mantecati, perché faceva schifo.
Primo, secondo, dolce, caffè e bottiglia di vino… 44€ a testa. Che uno può anche spenderli, se mangia bene. Statene alla larga. Io ho toccato il minimo storico.
Voto: 3

Ristorante Bottega Osteria Al Ponte – Via M. Buonarroti 24, Borghetto di Valeggio Sul Mincio (VR)

 

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