Archive for aprile 2014

Fucine

Senti ma chi se ne frega, il mondo è un parco giochi.
Uno lo sa da ragazzino, ma poi strada facendo tutti se lo scordano.”

(da un dialogo del film Yes Man)

Il Parco delle Fucine di Casto è un ambiente escursionistico delle Prealpi bresciane, a pochi chilometri dal Lago di Garda. È costituito da sentieri e percorsi di trekking, ponti tibetani, canyon, cascate e piccoli laghetti. Nelle vicinanze ospita anche un vecchio distretto industriale, composto da fucine, forno fusorio, mulino, etc… La cosa più strabiliante di tutte però, sono le tredici ferrate, che si snodano sulle pareti del parco. In totale raggiungono i 1700 metri di lunghezza e i 500 metri di dislivello, ma possono essere affrontate anche separatamente. Tecnicamente sono le più difficili che io abbia mai fatto. Brevi, comode da raggiungere ma estremamente difficoltose. Il sito vieferrate.it le definisce implacabilmente “Difficili con alcuni passaggi molto difficili”. Davvero un bel posto, ad un tiro di schioppo da casa.

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Nulla da dichiarare?

“L’umiltà è una virtù stupenda.
Ma non quando si esercita nella dichiarazione dei redditi”

(G. Andreotti, Il potere logora… ma è meglio non perderlo)

Se in tempi di compilazione della dichiarazione dei redditi non avete idee fantasiose o necessità particolari, mi permetto di dare due suggerimenti. Piuttosto di andare a caso è sempre meglio “piuttosto”.

La prima proposta è la IFOM, l’istituto di oncologia molecolare della Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. In ottica interdisciplinare e transnazionale, conduce programmi di ricerca sui meccanismi che inducono la formazione e lo sviluppo della cellula tumorale. Si occupa soprattutto di tumori connessi alle mutazioni genetiche e dello studio dei farmaci a bersaglio. Il codice fiscale è 97358780159, il sito internet è http://www.ifom.eu/it/ .

L’altro suggerimento è la onlus San Antonio di Verona, che offre servizi di assistenza a pazienti onco-pneumologici in fase avanzata. Su base volontaria, il personale medico infermieristico specializzato fornisce percorsi assistenziali che garantiscano continuità di cura, corsi formativi per familiari, assistenza psicologica, etc… Il codice fiscale è 93219430233, il sito è internet http://www.associazionesanantonio.it/ .

Mi raccomando: una volta messa la firma non compiacetevi con nessuno, perché non è una buona azione. Il 5×1000 è obbligatorio :-)

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Una buona idea

“Le idee sono come vicini in visita di cortesia che bussano alla nostra testa.
Qualche volta non c’è nessuno.
Altre volte ci sorprendono quando siamo in mutande
e non abbiamo nessuna voglia di aprire”

(A. Accatino, L’ilare Ilaria)

Lombardia, ma con la metà dei suoi abitanti. Nazione modesta, senza grosse aspettative. Le sue più grandi invenzioni sono il prototipo del paracadute e il formaggio Bryndza. Tutt’altro che un paese di creativi, potrei sintetizzare.

Evidentemente però c’era bisogno dell’ingegno slovacco per l’invenzione del secolo contro l’evasione fiscale. Una lotteria a cui si partecipa con gli scontrini fiscali. Più ne possiedi, più opportunità hai di vincere. Tramite il web, o una semplice applicazione smartphone, ciascuno registra gli scontrini di cui è in possesso. Poi settimanalmente viene fatta l’estrazione dei premi (denaro, auto, etc…). L’obiettivo è abbastanza chiaro: incentivare i cittadini a farsi rilasciare le ricevute e rendere più difficile l’evasione dell’Iva da parte degli esercenti. La cosa sembra funzionare ed altri paesi (Portogallo in testa) stanno già copiando la fantasmagorica invenzione. Questa idea, unita ad altre politiche tributarie, in Slovacchia nel 2013 ha permesso di raccogliere 370 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente. Il Portogallo stima di recuperare 190 milioni.

In Italia invece aspettiamo, in attesa che arrivi qualche buona idea.

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Tutti in Riga

 “Non un giorno senza una riga”

(Plinio il Vecchio – Naturalis historia)

Se qualcuno capitasse a Riga in primavera, con il sole luminoso ed il cielo azzurro, resterebbe piacevolmente impressionato dal fascino che l’atmosfera nordica può emanare in questa stagione dell’anno. Posti ai confini del mondo, sia per la distanza fisica rispetto ai luoghi della nostra vita, sia per l’abissale divario che distanzia la loro cultura dalla nostra.

Riga piace da subito. Non tanto per la bellezza intrinseca del suo centro medievale, nominato patrimonio dell’Unesco, ma piuttosto per un’innata attrazione ancestrale, che rapisce immediatamente l’ignaro avventore.

Le piazze ed i vicoli mescolano la suggestione del medioevo all’austerità delle recenti occupazioni sovietiche. Riga è soprattutto questo: una fusione di stili particolarissima, dove le viuzze strette e tortuose si snodano accanto ad enormi spazi aperti ed edifici mastodontici. L’art nouveau trova spazio accanto a fabbriche in disuso, mentre i campanili del duomo e di San Pietro (ottimo per vedere la città dall’alto) sormontano le vivaci case quattrocentesche.

La Lettonia è tutto questo, storia antica e regimi totalitari, e molto altro ancora. Vale la pena spostarsi nell’entroterra, nei luoghi meno frequentati e certamente più autentici. Io e Gianluca ci siamo spinti in treno nel mezzo della foresta, dove i treni fermano senza stazioni e dove la gente raggiunge i binari uscendo da improbabili sentieri sterrati che si perdono nel bosco.

Il parco nazionale di Gaujas a Segulda, circa sessanta chilometri a nordest di Riga, è un mondo a parte. Su queste colline le spoglie di antichi manieri sovrastano laghi e foreste, i borghi e le fattorie sono istantanee di cent’anni fa.

Se qualcuno capitasse a Riga non potrebbe rinunciare ad un assaggio della cucina lettone, fatta di sapori forti e gusti decisi. Due indirizzi che meritano decisamente una sosta: la Province (tra San Pietro e la piazza del Municipio) e il Vecmeita ar kaki (di fronte al palazzo presidenziale). Fidatevi, qui si mangia bene e si spende poco.

Da St. Peter

Da St. Peter

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XXXXI° Consiglio (8 marzo 2014)

La faccia è la prima cosa che si butta via quando la fortuna ti abbandona,
il resto della decadenza segue in tempi più lunghi

(C. Bukowski – Taccuino di un vecchio sporcaccione)

 

Ultima seduta del Consiglio comunale. È stata approvata all’unanimità una convenzione con la provincia per la cattura delle nutrie. L’unico regolamento in materia è infatti il piano provinciale.

È stato adottato il piano attuativo “Strada dei Colli Nord”, sul quale ho grosse perplessità. Si tratta di una lottizzazione tra via del Tricolore e via Po, sotto il piano di campagna di Corte Baruzzo, già presente nel PGT approvato nel 2012. Se è vero che rimane dentro al perimetro di edificabilità richiesto esplicitamente dalla Provincia, rimangono i dubbi sull’effettiva necessità. La Commissione paesaggio del Comune ha dato preventivo parere favorevole, dopo aver richiesto di fare i parcheggi all’interno del lotto, e non in fregio alla strada che porta a Reale.

È stata adottata una variante che sposta l’area parcheggio di Belladelli di fronte al Sant’Angiolina.

È stato modificato il Regolamento comunale della Protezione Civile, recependo le disposizioni regionali. Tra le novità, la nomina di un coordinatore triennale da parte del sindaco.

Infine, con nove voti favorevoli ed un astenuto, è stata dichiarata la decadenza dei consiglieri di Minoranza, per la nota causa di incompatibilità sopravvenuta. La decadenza intervenuta non ha alcun effetto pratico sul dibattito democratico di questa legislatura, visto che il Consiglio comunale non si riunirà prima delle prossime elezioni.

Buonanotte.

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A PARER MIO – Larghe imprese

Lo stilnovo di Renzi ha fatto scuola. La moda gentile di stringere ampie alleanze impazza anche a livello locale, negli strati più bassi e popolari delle istituzioni. Si basa sull’idea bizzarra che qualsiasi addendo si possa sommare, che anche gli opposti politici possano unirsi e congiungersi in un abbraccio fraterno, nel nome di un’opinabile e scompigliata santa alleanza. Per il bene di tutti, ovviamente.

Siamo cresciuti, e quello che una volta si chiamava “inciucio” oggi si chiama “senso di responsabilità”.

Nei bar e nei giornali locali si vocifera di un imminente accordo tra gli estremi politici di Volta Mantovana, in vista delle prossime elezioni amministrative. Accordo contronatura, che inaspettatamente vedrebbe congiungersi le fazioni più lontane dell’assemblea comunale, quelle che negli ultimi vent’anni si sono date battaglia (politica) tra i banchi diametralmente opposti del Consiglio. Opera dei massimi rappresentanti dei due sistemi, che in barba all’opinione delle proprie basi, starebbero architettando un insolito accordo elettorale. Accordo che sinceramente fatichiamo a comprendere fino in fondo.

La parola d’ordine è “bene comune” ed il cittadino dovrebbe gioire di fronte a tanta magnanimità. Ma il dubbio rimane. È il sospetto che questo enorme sforzo per accantonare le divergenze possa in realtà celare obiettivi poco nobili e poco convergenti con l’interesse collettivo.

Ci auguriamo che il fine sia davvero l’interesse pubblico, e che gli interessi privati esulino da questa scelta avventata. Ci auguriamo che l’unione degli opposti non sia finalizzata a raggiungere semplici favori di parte. Ci auguriamo che le larghe intese non si trasformino in larghe imprese, dove solitamente il lavoro di molti avvantaggia il tornaconto di pochi.

(Editoriale pubblicato su Voltapagina n.49)

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Furbi come una golpe

Festa di contestazione, di rottura, di rigenerazione sociale vissuta in un tempo ciclico di morte e di resurrezione, d’annientamento e di rinascita, il Carnevale esprime anche la voce dei gruppi sociali inferiori e l’opposizione della cultura popolare alle forme e alle immagini della cultura ufficiale

(P. Camporesi – La maschera di Bertoldo)

Di norma quattro contadini che modificano un trattore per farlo assomigliare ad un carrarmato, mi fanno pensare solo alle sfilate del carnevale.

Siamo a Casale di Scodosia, comune del padovano guarda caso celebre per una festa tradizionale chiamata Carnevale del Veneto. Il carnevale però è finito anche qui e, come in tutta Italia, siamo nelle asperità della quaresima. Stavolta al posto del mascherone di cartapesta, i contadini stavano per montare sul trattore la bocca di fuoco di un cannone vero. Un a-team nostrano, che modifica i mezzi agricoli per fare la guerra. Pensavano di iniziare la secessione del Veneto marciando su Venezia. Probabilmente non sapevano neppure che a Venezia sarebbe più utile un sommergibile che un carrarmato.

Fanatici di certo. Pazzi, forse. Il solo fatto di concepire la rivoluzione col trattore sarebbe già di per sé indice d’incapacità, sia d’intendere che di volere. “Un atto dimostrativo”, diranno poi. Già, perché dimostra l’ignoranza e l’ingenuità a cui può giungere l’essere umano.

Detto questo, il reato che hanno commesso va certamente perseguito e sanzionato, come la giustizia prevede. Gridare “al golpe” però è un po’ troppo. Per fare il golpe bisogna essere più furbi: almeno furbi come una golpe.

Carrarmato a Viareggio, 2010

Carrarmato a Viareggio, 2010

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