Archive for ottobre 2008

Italia dei malori

Mentre cammino quasi casualmente per il centro di Mantova, mi accorgo della raccolta di firme organizzata da Di Pietro e dai suoi seguaci contro il cosiddetto “Lodo Alfano”. Benché nutra poca fede in questo strumento, decido subito di firmare. Se non altro per una questione di principio e per tacere la mia insolente coscienza, che spesso insorge. Dopo aver dichiarato il comune d’appartenenza, mi si avvicina una signorina e si presenta: “Sono la segretaria provinciale dell’Italia dei Valori, sai che l’anno prossimo a Volta ci sono le elezioni comunali? Abbiamo bisogno di linfa fresca, di persone nuove. Hai voglia di impegnarti, oppure conosci qualcuno che potrebbe farlo”. Le spiego velocemente che con Di Pietro spartisco davvero poco (lei non la prende benissimo) e che le cose, in verità, non sono così semplici come crede lei. Le spiego anche che a Volta l’Italia dei Valori non prenderebbe nemmeno un voto e che l’unica possibilità che potrebbe avere è quella di allearsi con tutte le opposizioni già presenti (Pd, Lega, An). Un minestrone mai visto, come unica possibilità di antagonismo. Un discorso vecchio, che però mi sta molto a cuore e che spesso ho intavolato con gli amici più cari per dibattere serenamente di tecnica politica e, perché no, di equilibri di paese. Lei parla di ideali, io di machiavellici mezzi politici. Non le ho detto, ma forse avrei dovuto, che tentare di reclutare il primo che passa è indice di insana sofferenza e agonizzante malore.

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Ombralonga 2008

Sono sempre stato contrario all’avvento delle donne all’Ombralonga. Tuttavia, devo ammettere che la partecipazione del manipolo voltese misto è risultata positiva. Ma si sa, gli estremismi spesso si mitigano e col tempo raggiungono un equilibrio insperato.
Tranquilli, come siamo stati sempre negli ultimi anni. È stata l’occasione per vagare in ludica spensieratezza per la città di Utòpia, città ideale. Da parte nostra non esagerazioni, ma regolato coinvolgimento e rispettabile “punteggio”.
Brindo in attesa della prossima edizione, sperando che il buonsenso permei sia gli organizzatori che i partecipanti.

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Buona forchetta – Civa

Agriturismo nuovissimo nel bel mezzo delle campagne voltesi. Fuori, qualche gioco per bambini avverte che il posto è ideale per le famiglie. Un salone al piano terra e un piccolo soppalco sopra il bancone ospitano parecchi coperti in quella che potrebbe essere stata un’ampia stalla.
Cucina tedesca molto gettonata, che obbliga l’avventore a prenotare per trovare posto. Poche le scelte nel menù completamente a base di ricette teutoniche o alto atesine. Brodosa ed insipida la zuppa di gulasch, meglio ricadere sui canederli. Molto buona la qualità della carne, anche se la cucina della stessa non convince appieno. Assente la lista dei vini, ci si può orientare verso il Rosso Civa della casa… senza infamia e senza lode. Dolci che deludono i palati più esigenti.
Dopo aver pagato il conto, non declinate l’offerta del succo di mele prodotto in azienda, è davvero speciale.
Primo, secondo e dolce: 23€
Voto: 5

Agriturismo Corte Civa – strada Bezzetti 9, Volta Mantovana (Mn)

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Se ci muoviamo per niente

La proposta di Grillo di lanciare un’OPA sulle azioni Mediaset è davvero molto suggestiva. Si tratta ovviamente di una provocazione, ma l’idea di base è tutt’altro che infondata. In questo caso, il suggerimento di Grillo funge da input per intavolare un dibattito serio e per riflettere su un argomento che purtroppo non passa mai di moda. E va bene così.
In altre occasioni, invece, la provocazione è divenuta longa manus operativa. Alle parole sono seguiti i fatti. Mobilitazioni, proteste, ed anche di più. Ad esempio, delle migliaia di firme per indire i referendum che ne è stato?

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Intelligenza, ignoranza, buonsenso

Se sai di non sapere, se sai di non capire, è intelligente essere deferenti. Invece assistiamo sempre più a un crescendo di «ignoranza armata», e così di un’ arroganza dell’ ignoranza, che rappresenta un perfetto e devastante cretinismo pratico“.

(Giovanni Sartori – Corriere della Sera, 11 ottobre 2008)

Ho trovato la citazione attualissima nel contenuto e valida per intavolare un dibattito. Come l’intelligente deve dotarsi di buonsenso, perché l’intelligenza non è fine se stessa, così anche chi sa di non capire potrebbe armarsi di buonsenso e limitare i danni.

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Cacio, pepe e…

Adesso che perderò molto del mio tempo a Roma, temo che dovrete sorbirvi diversi post a tema.

La questione teologica del giorno è piuttosto delicata. L’altra sera, seduto in una trattoria del Testaccio, mi sono visto recapitare i “maccheroni cacio e pepe” fiancheggiati dal formaggio grana. Il dubbio, esistenziale e non empirico, è se “cacio e pepe” ammetta o meno l’aggiunta di grana.

Oltre a rimandare ad una regionalità diversa, cosa di per sé non cattiva, ma indice di a-storicità del connubio, snatura anche il sapore del cacio, tramortendolo in un formaggio confuso. Per questi  motivi la mia posizione è che l’alleanza sia inammissibile, ma il dibattito è aperto.

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Buona forchetta – Buonumore

Locale poco frequentato, dove si trova sempre posto, anche senza prenotare. Un’unica saletta, anonima e poco vivace. La proprietaria è alto atesina, ne deriva una cucina dicotomica: tradizione mantovana e voltese da una parte, gastronomia tirolese dall’altra.

Se la stagione lo permette, i primi piatti con i funghi (maccheroncini ai finferli) sono discreti. Ottimo, e quasi imperdibile, il filetto di cervo. Oltre al merlot alla spina, che credo sia imbevibile, hanno del gustoso lagrein in bottiglia che è possibile prendere sfuso. Buona scelta di dolci, per tutti i gusti.

In due, due primi, un secondo e due dolci : 24€ a testa.

Voto: 6+

 

Osteria Buonumore – strada Volta Valeggio 14, Volta Mantovana (Mn)

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Le sbavature della new economy

Riunioni fiume, in cui mai si arriva alla foce. Logorroici figuri che ingarbugliano i discorsi e fingono di capire quanto dicono. Bell’imbusti imbalsamati che annuiscono ottusamente. Sono le riunioni d’alto livello, tra dirigenti onnipotenti, manovalnza ambiziosa e consulenti fantoccio. È l’apparato, o la parata, dei gaglioffi della new economy. Ho partecipato in poche occasioni a riunioni simili, ma mi è rimasto il segno.

Fanno a gara a chi sciorina l’inglese più alla moda, ma si scaccolano il naso quando parlano gli altri. Perché per fare l’analisi dell’ as is, si aspettano la work list. Mentre dal business plan evincono il to do ed il to be. Parlano a ruota libera di insourcing, management, middleware, magari con cravatte a righe su camicie a quadri. Dicono “plas”, ma non sanno affatto che prima di essere inglese il “plus” era latino e quindi sarebbe meglio chiamarlo come si scrive.

Si abbagliano a vicenda, ubriacandosi di inglesismi più o meno esistenti. Io li aspetto al varco quando ritornano a parlare in italiano. Così si scoprono le “decinaia”, il “sammi dire”, lo “spizzichi e bottoni”, la “ricerca ad ampio spettro” e la “mucca dalle uova d’oro”. E mentre ascolto divertito, prendo nota d’ogni sproloquio.

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