Archive for aprile 2017

Foto copia

Una bella fotografia racconta una storia, rivela un luogo, un evento, uno stato d’animo, è più potente di pagine e pagine scritte

(I. Allende)

Mi ha sempre affascinato la fantasia di prendere delle fotografie vecchie e rifarle uguali, a distanza di anni, esattamente con le stesse inquadrature e le stesse circostanze del passato. Non c’è una ragione. Mi intriga l’idea di assistere esattamente a come sono cambiati i luoghi, la curiosità di sorridere rivedendo in che modo sono invecchiate le persone. Un modo come un altro per partecipare all’inesorabile ed incantevole spettacolo del tempo che scorre.

Inutile dire che non l’ho mai fatto seriamente, limitandomi ad andare nel tal via o nella tal piazza con una vecchia foto tra le mani, riposizionandomi più o meno dove stava il fotografo dell’epoca.

Come dice Gianluca, però, “qualcuno ha sempre la tua stessa idea, di solito prima di te”. Girando in internet si trovano decine di iniziative di questo tipo. E se da un lato soffro per l’orgoglio ferito di non esserci riuscito, dall’altro mi gusto avidamente queste foto, che trovo molto divertenti.

Padre e figlio 1949-2009

Padre e figlio 1949-2009

Altre foto qua: http://www.videonews24.it/top/8364/30-foto-dinfanzia-ricreate-anni-dopo

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We are closing

L’illusione che i tempi passati erano migliori di quelli attuali ha probabilmente pervaso ogni epoca
(H. Greeley)

Da milanista, non spenderò molte parole su questo triste ed impietoso  closing. Analisi o proiezioni richiederebbero tempo prezioso, che sinceramente non meritano e che francamente non ho.

Posso dire che ho vissuto trent’anni di Milan intensi, quasi tutti ricchi di gradevoli soddisfazioni. L’era del Milan trionfale, di Berlusconi, di Sacchi, degli extraterrestri olandesi, dei difensori più forti del mondo, di Capello, di Ancelotti…  Un lungo ciclo iniziato nell’età in cui un bimbo s’appassiona al calcio. Un lungo ciclo di gioie e letizie che mi ha lasciato nell’età in cui un uomo pian piano si disinnamora del calcio. Davvero, meglio non poteva andare.

A cosa serve davvero una squadra del cuore, se non a ricordare con un sorriso le emozioni che ha suscitato da giovani?

Da tifoso, oggi non nutro particolari speranze, né ardo di frementi attese. I ricordi mi bastano. Tra qualche anno racconterò a mio figlio di Van Basten e Baresi, della generazione Maldini, degli album panini gelosamente custoditi, delle trasferte alle superiori per vedere la Coppa Campioni e dei derby visti con chi non c’è più. E sarà molto più bello parlare con lui di questo, che assistere all’avvento di nuove vittorie o alla nascita di nuovi campioni.

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