Archive for dicembre 2014

Panem, laurum et circenses

“L’informazione è cresciuta più velocemente della cultura.
In questo senso la propaganda ha più chance di prima”

(G. Brassens, Le strade che non portano a Roma)

Quest’anno confidavo di trascorrere la vigilia di Natale leggendo grassamente un nuovo numero di Voltapagina. Attendevo con ansia dall’estate questo fatidico momento. Sognavo di leggere il primo bilancio della nuova Amministrazione, i suoi propositi, i suoi intenti. Sognavo che qualcuno spiegasse ufficialmente come si sia potuto raggiungere un pareggio di bilancio in due mesi, a fronte di un buco da un milione e passa di euro. Sognavo di sentire il contraltare delle Minoranze o i compiacimenti dei cittadini per il lievissimo ritocco delle tasse. In allegato al giornale, speravo anche di avere il calendario della raccolta rifiuti.

Invece non sarà così e la mia vigilia si consumerà nella malinconica più amara.

Non ci sono i soldi, dicono. Cioè, i soldi ci sono per altre cose, ma non per Voltapagina.

Lasciando perdere argomenti come “affitto di piante di laurus per l’addobbo natalizio”, la scelta è più che lecita. Nel senso che le priorità le decide giustamente chi amministra, a seconda della propria sensibilità e vocazione. E poi leggere fa male, di gran lunga meglio la televisione.

Non ho dubbi che dall’anno nuovo, cioè dal pareggio di bilancio in poi, non ci saranno più problemi economici di questo tipo, e torneremo appassionatamente ad essere informati di quel che ci accade attorno. Buon Natale a chi legge, a chi non legge e anche a chi si accontenta dello streeming.

VP

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Vergogna olimpica

Come nelle Olimpiadi sono incoronati non i più belli e i più forti,
ma quelli che partecipano alla gara, e tra di essi infatti vi sono i vincitori,
così nella vita chi agisce giustamente diviene partecipe del bello e del buono

(Aristotele, Etica Nicomachea)

Bisogna proprio avere la faccia simile ai glutei per chiedere l’assegnazione delle olimpiadi a Roma. La capitale mondiale della mafia in appalti, numero uno nell’associazione criminale dei lavori pubblici, che chiede la concessione del business dei giochi olimpici. Come se la Colombia rivendicasse il diritto mondiale al recupero dei tossicodipendenti, o come se la Birmania chiedesse mandato per riscrivere la Dichiarazione Universale de Diritti Umani.

A parte che non capisco come si possa sperare di risultare credibili, ma almeno un briciolo di dignità ed umiltà forse non guasterebbe. Boh… si son mangiati anche la vergogna.

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Buona forchetta – Macellaio

Ottima carne. I punti forte di questo posto finiscono qui.

Il ristorante (oggi uso la figura retorica dell’eufemismo) è ubicato nel salone di una macelleria. Vetrina vista parcheggio, piastrelle bianche alle pareti e bancone olimpico sullo sfondo. Detto così potrebbe sembrare pittoresco, ma appena seduti ci si chiede dove si è capitati. Purtroppo, dopo pochi istanti si capisce subito di aver sbagliato tutto.

Sul menù ci sono carne di manzo, cavallo, antilope, cammello, zebra e canguro. Sono tentato di chiedere della zebra, ma proprio non mi va di fare la figura dell’idiota che si mangia il cavallo convinto che sia zebra. Sono ossessionato dall’immagine di un cameriere che corre in cucina e urla: “un altro fenomeno che pensa di mangiare la zebra. Forza mettete su una scottona di cavallo”.

Menù a parte, il servizio è ancora meglio. Da bocciofila dismessa, per azzardare un paragone illustre.

Chiedo se hanno del vino rosso al calice e mi propongono del generico “vino rosso frizzante”. “No, grazie, non mi piace il vino rosso frizzante”. “Mi creda… è una bomba. Lo provi e non se ne pentirà”. Mio malgrado, accetto l’invito. Mi portano un lambrusco inquietante, introvabile anche nei peggiori bar di Sorbara. Il calice rimane intonso. Colpa mia.

L’ottimo servizio (e l’annesso incubo) continua. I primi piatti vengono serviti prima del bere. “Scusi, può portarci anche l’acqua e il vino?”, chiedo al dimesso cameriere mentre afferro il risotto. “Ah sì… scusate. È che ero di là a fare il risotto e mi sono dimenticato di portarvi le bevande”. Cameriere, cuoco, maitre di sala, giullare di corte…

Risotto al tartufo senza infamia e senza lode, comunque passabile.

I due secondi piatti vengono cucinati sbagliati. In uno c’è il grana, assente da menù, nell’altro c’è il pecorino al posto delle olive. Sulla serata si potrebbe tranquillamente girare una fiction.

Prezzi bassi e carne ottima. Primo e secondo, 28 euro.

Voto: 5. Sono di manica larga solo per la bontà della materia prima.

Trattoria Del Macellaio, Strada Peschiera 30 – Ponti sul Mincio (Mn)

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Vade retro

“Mai, nella storia dell’umanità,
era accaduto che il progresso ci portasse tanto indietro quanto oggi”

(G. Soriano – Malomondo)

Dalla nascita del Codice Civile ad oggi, credo sia la prima volta che si arretra in materia di diritto del lavoro. Fino ad oggi ci sono state innumerevoli negazioni dei diritti richiesti, ma mai retrocessioni sulle conquiste sindacali raggiunte. Inerzia sì, ma regressione no.

Lo fa un governo di centrosinistra, con un lenzuolo di voti di fiducia. Ottima prova di responsabilità.

Dai sindacati arriva una domanda assillante, alla quale però nessuno ha ancora risposto: quale nesso scientifico esiste tra il libero licenziamento ed il superamento di una crisi economica? Probabilmente nessuno.

A parte ciò, il problema è alla fonte. La vera preoccupazione non è la riforma dell’articolo 18, circostanza di per sé residuale e forse anche poco significativa. La vera angoscia sta in questa tendenza a togliere quello che si ha, a demansionare senza motivo l’individuo, di fatto ad impoverirlo.

Chi ha votato coloro che, convinti od obbligati, hanno favorito l’approvazione di questa nefandezza, è bene che si faccia delle domande. Per il resto… indietro così.

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Buona forchetta – Kofler Padova

Quando i ristoranti migliori della città sono pieni e quando non si sa dove sbattere la bocca, ecco il locale dove un posticino si trova sempre. Comodissimo dopo gli spritz del centro, nell’elegante Piazza dei Signori di Padova c’è il Ristorante Kofler, da non confondere con l’omonima e ottima birreria che sorge appena fuori dal centro storico.

Locale glamour che ben concilia le mura storiche dell’edificio con l’arredamento moderno. Al sabato sera è imbottito di giovanotti leccati e di signorine con tacco 32.

Ricette accattivanti e buona qualità del cibo. Diffido sempre dei ristoranti che sono anche pizzeria, ma questo non è poi male. Servizio a metà tra l’insistente gentile e l’incompetente superficiale. Prezzi in linea con la posizione e con la vocazione turistica del luogo.

Primo, secondo e bottiglia di schiava: 42 euro.

Voto 6

Ristorante Kofler, Piazza dei Signori – Padova

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