Archive for maggio 2009

Erano meglio le veline

Il dubbio che l’annoso parlare di questi giorni sulle scabrosità del Premier serva a distogliere l’attenzione dalla politica vera è più che lecito. Non s’è spesa una parola sull’Europa, sui propositi da perseguire, sugli intenti da ricercare. Nulla è stato detto sui programmi e sulle azioni che dovranno seguire il voto. Niente di tutto ciò. Da destra a sinistra il dibattito è unico ed armonico: le attitudini di Noemi ed i frizzanti vizi di Berlusconi. Ad una settimana dal voto europeo, le copertine dei tg ritraggono solo l’austero ghigno di Ghedini e le panoramiche welcomtravel di Villa Certosa.

L’elettore più critico, però, vede questa vicenda come fumo negli occhi, come abile arma di distrazione di massa.

A qualche centinaio di chilometri da qui, nella circoscrizione sud dell’Italia, rispuntano infatti i nomi imbarazzanti di Mastella e Cirino Pomicino, come candidati del Popolo delle Libertà alle elezioni Europee.

Mastella, icona del trasformismo politico italiano, vendette a Berlusconi la caduta del governo Prodi (addirittura in un accordo scritto, come rivela lo stesso Clemente) ed oggi riscuote gli interessi del debito. Pomicino, condannato ad un anno e otto mesi di reclusione (tangente Enimont) e patteggiata la pena di due mesi per corruzione per i fondi neri Eni, si ripresenta lindo davanti ai suoi elettori.

Abili trasformisti, certo, ma la colpa non è la loro. Più colpevoli sono quanti hanno permesso di presentarli nelle liste, tacendo agli italiani le loro candidature. A questo punto erano meglio le veline.

mastrit

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Un’altra discesa in campo

Sono stato a lungo in dubbio se scrivere o meno questo post. La mia riluttanza deriva dal fatto che un articolo di questo tipo potrebbe essere inteso (forse a ragione) come un banale e squallido appello elettorale. Poi mi sono detto che almeno la metà dei lettori di questo blog non è residente a Volta Mantovana, e pertanto non voterà alle amministrative voltesi. Buona parte della rimanente metà ha già inderogabilmente deciso per chi votare, dunque il mio appello non sortirà effetto alcuno. I pochissimi indecisi, invece, sopporteranno l’apologia della discesa in campo e se ne faranno una ragione.

 

Ho deciso di “scendere in campo”, come direbbe quell’altro Silvio, perché ho avvertito una sorta di germe della responsabilità. Ho trascorso anni a scagliare critiche contro le pecche dell’amministrazione, e poi mi son detto: provaci tu, allora, visto che fai tanto il figo. E diciamocelo… se Beggi può fare il sindaco, io potrò fare il consigliere. O no?

Sono stato spesso sull’orlo di questo precipizio, ma non mi sono mai buttato. Le liste colorate, fatte dai partiti, non mi hanno mai attratto. Forse perché non mi colloco appieno sotto nessuna bandiera.

La Svolta parte con presupposti diversi. È civica, nel senso che cittadini di varie estrazioni hanno sottoscritto un intento comune. La storia delle divisioni politiche lascia il tempo che trova: è vero che raggruppa personaggi partitici, ma la maggior parte di noi non ha in tasca alcuna tessera ed il capolista neutrale dovrebbe essere, me lo auguro, una garanzia per tutti.

 

Ma veniamo ai principi ispiratori di questa scelta.

Amo il nostro territorio ed il nostro patrimonio culturale. Salvaguardia e promozione delle ricchezze culturali ed ambientali di Volta devono essere le parole d’ordine. Ogni provvedimento dovrebbe rispettare queste regole e questi presupposti. Questo finora non è avvenuto.

Le devastazioni edilizie devono finire, perché la promozione del paese non può prescindere dalla difesa del territorio. Non può prescindere nemmeno dalle frazioni o dalle borgate appena a ridosso del centro storico, completamente dimenticate dall’ondata di ristrutturazione degli ultimi anni.

Sappiamo bene che ho il pallino di Voltapagina, periodico che intendo stravolgere se, come auspico, mi verrà dato il compito di occuparmene. Non concepisco il giornale comunale come catalogo pubblicitario dell’amministrazione, ma l’ho sempre sognato come organo di comunicazione tra cittadino e amministratore. Servono delle sezioni dedicate alle richieste dirette dei cittadini, le lettere al direttore (anche se scomode), uno spazio dedicato alla cultura e alle tradizioni locali, una maggiore frequenza delle pubblicazioni. Il giornale non deve servire all’amministrazione per persuadere i cittadini: deve servire ai cittadini per persuadere l’amministrazione. Tutto questo ha costi irrisori, ma non è mai stato fatto.

Il dialetto, di cui sono innamorato, merita divulgazione su tutti i fronti (pubblicazioni, eventi, installazioni multimediali) e con esso anche un’ampia diffusione del patrimonio folkloristico del paese.

Benché funzioni bene, anche per la biblioteca si può fare di più. Con il sostegno di sponsorizzazioni sarà possibile incrementare l’organizzazione di convegni, di conferenze tematiche, di concerti, o di incontri musicali, cinematografici e letterari. Perché la sete di cultura del cittadino deve essere placata da chi si è preso la responsabilità di amministrare.

Penso a tutto ciò in concomitanza ad un potenziamento della struttura tecnologico-informatica: la realizzazione di un ampio e approfondito sito internet, collegato alle strutture artigianali e commerciali del tessuto locale, dovrà servire ad incentivare il turismo e a renderlo fruibile alle realtà professionali del nostro paese. Proprio le categorie professionali, unite all’associazionismo, dovranno essere coinvolte nella fase di proposizione degli eventi. Non si dovranno eliminare le importanti manifestazioni che oggi fanno vivere il nostro paese. Occorrerà anzi ampliarle, se possibile, e farvi partecipare attivamente i cittadini, perché l’indotto sia per tutti, non solo per le casse degli amministratori. È in quest’ottica che artigiani, commercianti e pubblici esercenti potranno aiutarci ad inventare e promuovere nuovi “pacchetti turistici”, destinati ad ogni tipologia di visitatore. Possiamo inoltre impegnarci per ampliare la rete ciclabile, per favorire e “catturare” l’ingresso del turismo stanziato sul Garda, ideando anche percorsi guidati per la visita del paese e dei luoghi circostanti.

Troppe chiacchiere, e pochi fatti, sulla realizzazione di un teatro polifunzionale hanno lasciato intendere la volontà di non occuparsi di questo bisogno culturale del paese. L’ambizioso obiettivo di una struttura simile, in grado di ospitare spettacoli e conferenze d’ogni tipo, risponde senza equivoci a questa sete di cultura. Mi adopererò per sostenere questa domanda, anche se sono consapevole che sarà dura realizzare una struttura simile.

 

Ho trovato in Pino Adami un interlocutore di alto profilo. È finita l’epoca delle politiche decise ed imposte da poche persone a tutti i cittadini. Se vincerà la Svolta, le decisioni saranno prese con il concerto di amministrazione, associazionismo, realtà produttive e cittadini. Perché se le scelte sono condivise, sono scelte migliori.

 

Tutto ciò, badate bene, non è una promessa, ma un semplice auspicio. Un intento, un augurio.

E la speranza è anche quella che i buoni propositi di queste righe mi servano in futuro, per ricordare come è nato tutto. Se entrerò in consiglio, questo blog sarà uno dei mezzi di trasparenza di quanto votato in sede amministrativa. I papocchi, se ci saranno, saranno “pubblici”.

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La solita Europa

La federazione europea non si proponeva di colorare in questo o quel modo un potere esistente.

Era la sobria proposta di creare un potere democratico europeo”.

(Altiero Spinelli)

Tra pochi giorni, insieme alle amministrative delle quali ci sarà modo di parlare, andremo a votare per le europee. Voto quasi inutile, ma non per colpa nostra. Il peccato appartiene ai soliti noti, che ci escludono ed imbavagliano da tempo. Non siamo liberi di scegliere i nostri rappresentanti e se ci avete fatto caso, non è stata spesa una parola sulle politiche europee nella campagna elettorale. Cosa farà il PDL in Europa? Ed il PD? Quali argomenti sciorinano UDC e IDV? E la Lega? Nulla, “un erbal fiume silente”. Semplicemente perché non sanno cosa dire, non hanno idee e non hanno idea di cosa significhi europeismo e politica comunitaria. Scranni scaldati, favori concessi agli onorevoli trombati alle politiche nazionali, arrogante disinteresse. È questa la dimensione italiana in Europa. Questo vale a destra come a sinistra. Nessuno esente dall’infamante prassi, abitudine, usanza, taciuta e dunque accettata.

Lo dissi tempo addietro e oggi lo ribadisco: l’unico partito con una vocazione europea, con qualche buon proposito, con mentalità aperta al continente ed al transanazionalismo politico è quello di Emma Bonino. Pensatela come volete (io mica sono radicale), ma il voto dato a questa lista nelle elezioni europee è quello meno sprecato di tutti.

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Vantaggi dell’inquisizione

Persino sul banco d’accusato, è sempre interessante sentir parlare di sé”.

(Albert Camus)

Mi fatto pensare questa frase del romanziere e drammaturgo francese, che sottolinea quanto sia bello sentir parlar di sé, anche nelle circostanze peggiori. Che sia davvero così? Oppure il silenzio va preferito alla mala pubblicità? In una società dove le vicende matrimoniali di un premier, che per sua stessa e fantomatica richiesta dovrebbero restare private, vengono sfoggiate nella vetrina di Porta a Porta, sembra davvero che l’audience premi in qualunque caso. Perché dalle accuse e dai riflettori dell’inquisizione si possono trarre forza e popolarità. Tracimazione dell’io, straripamento dell’ego, ma anche calcoli matematici. Se ne parli, anche male, ma se ne parli… “Tristezza, per favore vai via”.

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Doppiamente Marche

Così benedetta da Dio di bellezza, di varietà, di libertà, tra questo digradare di monti che difendono, tra questo distendersi di mari che abbracciano, tra questo sorgere di colli che salutano, tra questa apertura di valli che sorridono…”

(G. Carducci – …a proposito della regione marchigiana, nel discorso per il centenario della nascita di Leopardi)

 

Delle Marche sorprendono essenzialmente due cose.

Innanzitutto l’armonia dell’entroterra contrapposta all’aggressività del litorale marino del Conero. Le colline sinuose e pacifiche trasmettono all’anima un piacevole dondolio, che il verde rigoglioso dei prati rende rilassante e distensivo. È proprio guardando queste colline che la tranquillità prende il sopravvento. Il silenzio dell’uomo, i suoni del vento, e della natura in generale, rendono l’ambiente estremamente riposante. Ma poi basta ammirare il mare dalla terrazza di Sirolo, nei pressi di Loreto, per cogliere anche il volto irruente di questa regione, in costante antitesi tra la sua placidità interiore e la scorza delle scogliere a picco, battute dal vento.

In secundis, il visitatore più attento si spinge quasi subito al paragone con la vicina Toscana. Impietoso forse. Perché le Marche sembrano eternamente incompiute, perennemente all’inseguimento. Borghi potenzialmente strepitosi, che spesso si ritrovano malamente restaurati o semplicemente trascurati. Piazzette incantevoli, dove qualsiasi mezzo di trasporto può entrare e dove chiunque parcheggia. Agriturismi incastonati come eremi sui dorsi delle magnifiche colline, rimodernati con piccoli abusivismi edilizi o arrangiati qua e là con imbarazzanti minestroni di stili. Manca insomma il passo ultimo, un quid culturale, che promuova le Marche in funzione della tutela del territorio, del rispetto dell’ambiente, della salvaguardia storico-culturale. Attendiamo.

 

Doppiamente Conero

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