Archive for febbraio 2011

Dichiarazioni specchio

Colgo questa occasione per dare un pubblico riconoscimento al vostro Leader, per l’opera che ha saputo svolgere in questi anni, portando il vostro popolo alla piena dignità e facendo del vostro Paese un protagonista della politica internazionale e, con la sua moderazione, incitare alla moderazione tutti i popoli.
Ho approfittato di questa occasione per ripetere a lui la preghiera che continui ad essere promotore di una unione più forte tra tutti i Paesi dell’Africa. Oggi tutti i popoli dell’Africa guardano alla Libia, guardano al vostro Leader, e sanno bene che soltanto uniti potranno migliorare nel benessere e contare nel mondo alla pari con l’Europa e con gli altri continenti”.

 (S. Berlusconi – Discorso per la firma del “Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia”, dal sito del Governo italiano, 30 agosto 2008)

 

È troppo semplice, oggi, accanirsi contro Gheddafi. È troppo facile scagliarsi contro colui che fino all’altro ieri era il nostro più grande amico. La crescita esponenziale degli ultimi anni, nell’intimità tra governo italiano e dittatore libico, è sotto gli occhi di tutti. E la citazione d’apertura è solo una delle tante, inconfutabili attestazioni di stima di Berlusconi a Gheddafi. Rileggetela con attenzione: fa rabbrividire. Ho cercato un po’ di dichiarazioni (tutte autentiche) che i due leader hanno pronunciato nel corso delle loro lunghe vite politiche. Poi le ho abbinate per argomento. Ogni titolo riporta una frase di Berlusconi e una di Gheddafi, mescolate. Mi sono reso conto che talvolta è difficile distinguere con nettezza l’autore. Solo una doppietta appartiene esclusivamente ad uno dei due governanti. Quale?

LA TV, BRUTTA BESTIA

“Non dovete credere ai canali televisivi che appartengono ai cani randagi”

“La televisione pubblica diffonde l’ansia e le situazioni solo di chi protesta”

IL BUON GOVERNO

“Qui non esiste un regime. Certe volte mi dispiace di non essere un dittatore, ahimè non lo sono”

“Le dittature non sono un problema se fanno il bene della gente”

LIBERTA’ D’OPINIONE

“I manifestanti sono ratti pagati, sono una vergogna per le loro famiglie”.

“Vergogna! Hanno messo in mano a bambini di 5 o 6 anni cartelli non scritti da loro, e con affermazioni false”

LONGEVITA’

“Presidente, le chiedo scusa ma anche lei avrà delle questioni interne ogni tanto, e verrò a scuola da lei per sapere come riesce a superarle, visto i suoi molti anni di permanenza alla guida del suo paese”

“Ho vinto in passato e di questa vittoria si è potuto godere fino ad oggi”

VITTORIA!

“Io sono in grado di stracciare qualunque avversario perché nella vita ho fatto tutto ciò che gli altri non hanno fatto”

“Ho portato la vittoria in passato e di questa vittoria si è potuto godere per molto tempo. Resterò a capo fino alla morte”

NUOVI OBIETTIVI

“Il mio paese vuole essere protagonista nel mondo”

“Domani sogneremo altri traguardi, inventeremo altre sfide. Cercheremo altre vittorie che valgano a realizzare ciò che di buono, di forte, di vero c’è in noi”

CHI SONO?

“Io sono un rivoluzionario”

“Io non sono un fine politico, sono un rivoluzionario in politica, politicamente scorretto”

DIO

“Io sono il tuo Messia, ti libero dall’abbraccio mortale della tua fazione”

“Non ho mai proclamato questa sciocchezza. Di essere unto dal Signore”

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Arianesimo culturale

“E i passegeri a rebatòn del suu
la sciura Rosa cun’t el so neù.
E la turista la capìs nagót
e i tusanèt che fann tròp casòt.
Ma varda te che fera…
tücc in sö la curiera!”

(D. Van De Sfroos – La curiera)

E i passeggeri sotto il sole,
la signora Rosa con suo nipote.
E la turista che non capisce nulla
e i bambini che fanno troppo chiasso…
Ma guarda un po’ che fiera…
tutti sulla corriera!

 

Pochi giorni fa l’amministrazione di una città tedesca ha deciso di collocare sui bus pubblici alcuni scaffali di libri, per la lettura dei passeggeri. Il viaggiatore sale, si siede, prende un libro e se lo legge. Quando termina il tragitto può riporlo nello scaffale, oppure portarlo a casa per finire la lettura e riconsegnarlo nel prossimo viaggio, magari su un bus diverso. L’amministrazione, che già mette in conto la perdita di qualche volume, acquista a titolo gratuito i libri, in cambio di pubblicità alla casa editrice. Si chiama senso civico. In Italia sarebbe impensabile. Innanzitutto perché le amministrazioni locali che possono offrire pubblicità gratis non esistono. In secondo luogo perché gli italiani non leggono i libri. E infine perché l’avventore italico, che a malapena sa leggere il suo nome, si ruberebbe anche i fratelli Karamazov in lingua originale, pur di fregarsi qualcosa in barba al pubblico. Sono inflessibili, freddi, rigorosi. Discendono dai vichinghi e non da greci. Mangiano solo wurstel e patate. Ma per educazione civica sono esseri superiori.

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Yanez

Confesso che la presenza di Van De Sfroos a Sanremo mi ha creato qualche turbamento. Però avrà avuto le sue ragioni, non giudichiamolo male solo per questo. È certamente più utile riproporre il testo della sua canzone, che tra le pieghe di rime divertenti ci mostra come il mondo reale abbia disatteso e annegato la bellezza delle favole. Sogno e realtà, insomma, non sono proprio la stessa cosa.

Sale scende la marea e riporta la sua rudera
un sedèl e una sciavata e una tuleta de Red Bull.
Sandokan cun’t el mohito e ‘l bigliet cun sö l’invito,
Sandokan che ha imparato a pilotare le infradito.
E la gent che la rüva al mar tant per dì che l’è stada che,

cul getton de la sala giochi el càval el möv un zicch el cü.
Udù de fritüra de pèss e de piza de purtà via.
Kamammuri l’è de sessant’ann che sta söl dondolo de la pension.

Yanez de Gomera, se recordet cume l’era?
Adess biciclet e vuvuzela… e g’ha el Suzuki anca Tremal Naik.
Yanez de Gomera, se recordet de James Brook?

El giüga ai cart giò al Bagno Riviera
e i han dì che l’è sempru ciuch.
Stuzzichini, moscardini e una bibita de quartu culùr,
abbronzati, tatuati i hen pirati vegnü de Varés.
La pantera, gonna nera, canottiera, cameriera
möv el cü anca senza i gettoni
ma l’è ché, dumà per cambiàt el büceer.
Sandokan in sö la spiagia, cui müdànd dela Billabong
G’ha l’artrite e g’ha el riporto,
partìs per Mompracem cul pedalò
e i Dayki cun scià la Gazzetta
g’han mea tem per tajat el co.
I lasen la spada suta l’umbrelon e fan piu danni con l’iPhone.

Yanez de Gomera l’èt vedüda l’oltra sira?

Pusse che la Perla de Labuan,
Marianna adèss la me par un sas.
Yanez de Gomera cünta sö amò cume l’era.

Ho vedü che s’è rifada i tètt, l’ha mea pudü rifàs el cör.
la sirena l’è incazzada che po mea giügà al balòn.
Pulenta e cuba libre per i granchi in prucession,
cumincia l’eppi auar, la tigre di Malesia
finiss all’usteria cul riis in biaanch e la magnesia.
Ustionati, pirati senza prutezion,
barracudas cun sö i rai ban che giüghen a ping pong.
Sandokan che’l vusa dent in pizzeria…
el vusa e canta Romagna Mia…

Yanez de Gomera se recordet cume l’era?
Adess biciclett e vuvuzela e g’ha el Suzuki anca Tremal Naik.
Yanez de Gomera se recordet del colonnello Fitzgerald?
L’ho vedü in sö la curriera, che ‘l nava a Rimini a vedè i delfini.

TRADUZIONE

Sale scende la marea e riporta la sua immondizia
un secchio e una ciabatta e una lattina di Red Bull.
Sandokan col mohito e il biglietto con sopra l’invito,
Sandokan che ha imparato a pilotare le infradito.
e la gente che arriva al mare tanto per dire che ci è stata,
con il gettone della sala giochi il cavallo muove un pochino il sedere.
Odore di frittura di pesce e di pizza d’asporto.
Kamammuri è da sessant’anni che sta sul dondolo della pensione.

Yanez di Gomera, ti ricordi com’era?
Adesso biciclette e vuvuzela… e ha il Suzuki anche Tremal Naik.
Yanez di Gomera, ti ricordi di James Brook?

Gioca a carte giù al Bagno Riviera
e hanno detto che è sempre brillo.
Stuzzichini, moscardini e una bibita di quattro colori,
abbronzati, tatuati, sono pirati venuti da Varese.
La pantera, gonna nera, canottiera, cameriera
muove il sedere anche senza i gettoni,
ma arriva solo per cambiarti il bicchiere.
Sandokan è in spiaggia, con le mutande della Billabong.
Ha l’artrite e ha il riporto,
parte per Mompracem col pedalò
e i Dayaki con in mano la Gazzetta
non hanno mica tempo per tagliarti la testa.
Lasciano la spada sotto l’ombrellone e fanno piu danni con l’iPhone

Yanez di Gomera l’hai vista l’altra sera?
Più che la Perla di Labuan,
Marianna adesso mi sembra un sasso.
Yanez di Gomera racconta ancora com’era

Ho visto che si è rifatta il seno, non ha potuto rifarsi il cuore.
La sirena è incazzata perché non può giocare a pallone
Polenta e cuba libre per i granchi in processione,
comincia l’happy hour, la tigre di Malesia
finisce all’osteria col riso in bianco e la magnesia.
Ustionati, pirati senza protezione,
barracuda con i Ray Ban che giocano a ping pong.
Sandokan che urla dentro in pizzeria…
Urla e canta Romagna Mia.

Yanez de Gomera ti ricordi com’era?
Adesso biciclette e vuvuzela e ha il Suzuki anche Tremal Naik.
Yanez di Gomera ti ricordi del colonnello Fitzgerald?
L’ho visto sopra la corriera, che andava a Rimini a vedere i delfini.

Scattata nel 2006 in un concerto dalle parti di Orzinuovi

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Mollica rafferma per cena

E ripete la stessa domanda parecchie volte, finchè lei gli dice:
per favore, va a sciacquarti la bocca, non sopporto l’alito cattivo
(M. Kundera – La lentezza)

Uno degli spettacoli più monotoni e fastidiosi del mondo sono le interviste che Mollica mette in scena durante la settimana di Sanremo. Se possibile, ancora peggio delle sue recensioni su pellicole e canzonette varie, dove i complimenti e le frasi fatte si sprecano sempre e per tutti. Ma non è ancora stanco, dopo vent’anni, di chiedere sempre alle soubrette di turno “che cosa si prova a salire su quel palco?” o “che cosa significa arrivare a Sanremo?”?

Boh, io non me ne capacito. Una noia mortale, un senso si nausa disarmante. Al confronto le lezioni di costruzioni idrauliche di Paoletti, su RaiSat alle due di notte, o le interviste di Vendola sono uno spasso.

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Obsession

“Pronto, parlo col servizio percorribilità strade? Ah buongiorno, senta io sono un socio ACI numero di tessera 917655 barra UT come Udine Torino; la disturbavo per avere qualche delucidazione dato che mi devo recare a Roma a votare. Senta ho sentito dal bollettino dei naviganti che è in arrivo un’area depressionaria di 982 millibar, e questo purtroppo mi è anche confermato da un fastidiosissimo mal di testa che sopraggiunge ogniqualvolta c’è un brusco calo di pressione; d’altro canto, caro amico, questo è il prezzo che dobbiamo pagare noi meteoropatici.
Senta, io le domandavo questo, secondo lei, partendo fra circa… 3 minuti e mantenendo una velocità di crociera di circa 80/85 chilometri orari… secondo lei faccio in tempo a lasciarmi la perturbazione alle spalle… diciamo nei pressi di Parma?”
(C. Verdone – Bianco, rosso e Verdone)

Ho sentito oggi alla radio la fregnaccia del giorno, e cioè che la maggior parte degli italiani soffre di disturbo ossessivo compulsivo. Tutti, insomma, abbiamo le nostre manìe. Queste sono dieci delle mie.

–         Nella libreria i libri vanno allineati prima per macrogenere (romanzo, storia, linguistica, etc…) e poi in ordine alfabetico d’autore

–         Prima di leggere un libro devo sempre sapere qual è il numero dell’ultima pagina

–         Se interrompo la lettura di un libro senza finire il capitolo, devo farlo alla fine della pagina pari

–         Non sopporto che durante la cena ci sia in tavola la bottiglia dell’acqua vuota

–         Le foto sul pc vanno ordinate in cartelle denominate “LuogoGGMMAA”

–         Faccio rifornimento spesso e con poche quantità di carburante, per la paura di avere il pieno se faccio un incidente (troppo gasolio sprecato)

–         Ho sempre 50€ di scorta nel portafoglio, ben ripiegati, perché se resto senza soldi… non si sa mai (mai usati)

–         Sto attento alle maiuscole sia nelle mail che negli sms

–         Nei bagni pubblici non entro mai nel primo, né nell’ultimo, ma in uno di quelli in mezzo

–         Se faccio la spesa, alla cassa devo riempire il più possibile il nastro, usando il meno spazio possibile

Le vostre?

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Il trasformista senza talento

Di solito però, poiché era bravo in quel genere di cose, era osservatore e aveva una buona memoria; in breve, poiché era bravo nel suo lavoro, li scopriva sempre. Conosceva le disposizioni preferite da una squadra di pedinatori, conosceva i trucchi, le debolezze, le distrazioni momentanee che li tradivano. Per lui essere tenuto d’occhio non significava nulla ma quella volta, mentre varcava la porta improvvisata tra l’edificio e la baracca e si fermava nella camera da letto delle guardie, ebbe la sensazione precisa che qualcosa non andasse
(J. Le Carré – La spia che venne dal freddo)

Nei romanzi di Le Carrè, spesso la spia fa il doppio gioco. Alcune volte, quando è l’eroe del libro, riesce a farla franca, salva se stessa e magari anche il mondo. In altre occasioni, invece, le cose vanno peggio: la spia viene scoperta e con un rocambolesco colpo di scena i destini si ribaltano.

Stasera, mentre scrivo, su Rai3 va in onda Il Trasformista, filmetto di terza segata (sic!) di Luca Barbareschi. Già… proprio lui: l’attore, il caratterista, il presentatore e infine il politico. Non è il solo ad aver iniziato come uomo di spettacolo, prima di passare nelle aule del Parlamento, ma è certamente il solo ad aver recitato così malamente il ruolo del trasformista.

Barbareschi, finiano di ferro, viene eletto nelle file del Pdl, ma al momento della scissione entra subito a far parte di Futuro e Libertà. La scorsa settimana, durante la votazione per la restituzione degli atti relativi alla vicenda Ruby alla Procura di Milano, Barbareschi annuncia coerentemente di votare “contro”, in linea con tutti gli altri finiani. Angela Napoli, deputata di Futuro e Libertà e capogruppo di Fli in commissione Antimafia, racconta minuziosamente quanto accade. “Barbareschi ha premuto il rosso, cioè contrario al deliberato della Giunta, così come era stato concordato da tutto il Fli. Poi ha messo il telefonino sulla lucetta rossa e ha scattato una foto. Che cinema… quindi ha lasciato il telefonino sopra la lucetta rossa. Ho capito che stava per fare qualcosa e ho toccato il braccio di Buonfiglio, facendogli segno di guardare lì. Alla fine, mentre il presidente Fini stava dicendo “votazione chiusa”, Barbareschi ha cambiato premendo il bianco, e dunque votando l’astensione, così come è apparso sul quadro generale d’Aula. Quando è apparsa la lucetta bianca sul quadro, in mezzo a tutti i rossi, ho sentito gridare dai banchi del mio gruppo: “Chi è stato?”. Io ho subito detto: Barbareschi. Perché l’avevo visto. Ma lui mi ha mostrato la foto che aveva sul cellulare. A quel punto gli ho risposto che era uno sciocco. Il voto è quello che appare sul quadro e viene registrato. Quando ha capito che aveva fatto un’eresia, Barbareschi ha detto “ho sbagliato” ed è andato giù a dirlo agli stenografi. Ma il suo voto non è stato cambiato e non sappiamo se si sia realmente avvicinato a loro e abbia detto qualcosa”. Una bella recita, non c’è che dire.

Ma per ora è ancora lontano dal ruolo di protagonista. Gian Antonio Stella ci ricorda infatti che Barbareschi ha il 52,3% di assenze nelle sedute del Parlamento: più che un protagonista, direi una comparsa. E quando Ferrucci, giornalista de Il Fatto Quotidiano, nel 2009 gli chiese come uno stipendio lordo di 23 mila euro al mese, più benefit, potesse giustificare tutte quelle assenze, il buon Barbareschi rispose: “…non ce la farei ad andare avanti con il solo stipendio da politico”.

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Bocca della verità

Copioincollo un articolo d’attualità di Giorgio Bocca. Bocca è un giornalista che non mi è mai piaciuto granché, troppo sinistrorso per i miei gusti. Però in questo pezzo è davvero spassoso. Sarebbe un articolo scontato, se non fosse che è stato scritto nel lontano 1985. Invece è amaramente moderno. A volte la premonizione è più reale del reale.

 Non sono mai stato uno di quei moralisti che piangono per l’esistenza dei network, della libera concorrenza e del denaro, anzi mi sono sempre adeguato al mutare dei tempi, cercando di vivere decorosamente e in agiatezza senza troppo sottilizzare su chi mi dava pane e companatico.

Ma – nonostante ciò – sento oggi la necessità di parlare di una storia che ho saputo grazie alle intime confidenze di un’amica, ricca e facoltosa signora della borghesia lombarda.

A quanto mi ha raccontato la mia amica, persona in tutto degna di fede, il dottor Silvio Berlusconi, il famoso proprietario delle Tv private più importanti e di numerosi giornali a grande tiratura, come il famigerato TV Sorrisi e Canzoni, organizza periodicamente a casa sua delle “seratine televisive“.

Il titolo curiosamente familiare nasconde in realtà un gioco di società assai divertente e appetitoso che il geniale imprenditore piduista ha inventato per sé e per i suoi più fidati amici (qualche socialista cocainomane, qualche industriale, qualche mafioso). Il gruppo, riunito come in un racconto del marchese De Sade davanti alla Tv, sceglie ogni sera, tra presentatrici, ballerine e showgirls dei programmi di Retequattro, Italia1 e Canale 5, quelle che dovranno essere chiamate a soddisfare le voglie dei presenti in un crescendo di situazioni viziose.

Basta poi una telefonata del boss e ai direttori di rete mandano a casa Berlusconi, impacchettate e pronte a tutto, le schiave della serata. Programmi specificamente allestiti, come Viva le donne, M’ama non m’ama, Drive In, ecc. assicurano il giusto flusso di carne fresca per il “divino Silvio”.

Ora io non voglio fare un discorso moralista, né spezzare una lancia a favore della castità. Riconosco al dottor Berlusconi un grande senso pratico in queste faccende e non discuto neppure sul fatto che lui si diverta così. Ma non posso non sentirmi infastidito se penso che, tra i tanti “amici” che sono stati invitati a godersi le ballerine e le presentatrici, il mio nome non figura mai.

L’Italia è proprio un paese in cui il merito viene spesso calpestato e dove trionfa l’ipocrisia, il partitismo, il denaro. Sono andati a passare qualche ora da Berlusconi, ora presidenti del Consiglio, ora presidenti di banche, ora camorristi, ora rapitori e riciclatori di denaro sporco, ora trafficanti di cocaina, ora assassini prezzolati, ma non è mai stato invitato nessun uomo di cultura, nessun   intellettuale e – senza voler essere demagoghi – nessun proletario.

Come mai? Eppure – faccio notare – io, come tanti altri intellettuali, lavoriamo per Berlusconi, partecipiamo ai suoi programmi, rendiamo culturalmente accettabili anche le puttanate più forti del network. E credo che ci meriteremmo almeno una piccola ballerina.

Parlo per me, ma penso di interpretare anche il pensiero dei colleghi Arrigo Levi e Guglielmo Zucconi, nonché Maurizio Costanzo dell’Occhio Nero – pur essendo il più brutto di tutti noi –, che comunque fa storia a sé, essendo nato in passato e forse ancor ora, membro della stessa loggia dei boss.

Mi si potrebbe obiettare: perché non telefoni tu stesso ai direttori dei programmi per farti mandare a casa presentatrici e gnoccolone varie? Inutile, ho provato, per scrupolo di cronista, a fare dei tentativi. Ogni volta mi sono sentito sghignazzare in faccia. Insomma senza un invito di Berlusconi non riuscirò mai a partecipare a una vera serata di piacere.

E questo, come ex partigiano e come uomo, mi secca abbastanza. Devo pensare che la colpa vada attribuita al mio maledetto riportino, che certe volte il vento agita fino a mostrare il bianco della pelata?

Riportino sì o no, dispiace che un imprenditore così accorto come Berlusconi sottovaluti gli intellettuali, proprio quando si tratta di spartirsi “la gnocca”.

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