Archive for luglio 2014

Buona Forchetta – Gatto Moro

Nasce come osteria circa cent’anni fa, quando la domenica, oltre al bicchiere di vino, si poteva avere anche del pesce fritto pescato nel fiume. Gli altri giorni era un luogo di ristoro e punto di ritrovo. Originariamente era denominato “Gatto Nero”, dal nome di un mitico personaggio vissuto ai tempi delle guerre d’indipendenza, che operava come spia al servizio dei Piemontesi. D’estate si può mangiare all’aperto, godendo di giorno la fresca ombra della pergola e di sera la dolce brezza del fiume”. Dicono loro.

In realtà il ristorante è di vecchio stampo, buono più per le cresime che per le cene tra amici. Ampia e gustosa veranda dove però, complice la vicinanza del Mincio, si adagiano zanzare che si potrebbero fare alla griglia. Dell’atmosfera della spia “Gatto Nero” è rimasta solo la nebbia.

Piatti della tradizione più ortodossa (tortellini di Valeggio, tortelli di zucca, capunsèi, grigliata di carne) e pesce d’acqua dolce. La cucina è buona, ma non decolla. Ci si alza dal tavolo senza delusione, ma con l’idea dell’ordinarietà più piatta.

Con antipasto, secondo, acqua, vino e caffè si viaggia tra i 25 e i 30 euro.

Voto: 5.5

Ristorante Gatto Moro, Via Giotto, 21 – Valeggio sul Mincio (Vr)

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Buoi dei paesi tuoi

C’era chi andava in America, in Australia
portandosi dietro i prodotti e le tradizioni della propria terra:
l’olio, i pomodorini, il formaggio e i salumi.
Questa è stata la vera fortuna della cucina italiana

(C. Cracco)

Nell’ameno paese di Goito (che per chi non lo sapesse è tuttora situato nella provincia di Mantova) continua la promozione del territorio, attraverso la diffusione dei prodotti tipici locali. Sempre più spesso, infatti, la promozione dei luoghi e la pubblicità a fini turistici passano attraverso la reclamizzazione dell’enogastronomia locale. Dopo la “Festa delle Cozze”, crostacei esclusivi dell’alto mantovano di cui Virgilio era evidentemente ghiotto , e dopo la “Pizza in Piazza” che rivela e rievoca la genesi mantovana della nota focaccia diffusa nel mondo, ecco arrivare la “Festa del pesce di mare”, in omaggio ai lidi goitesi ed ai miti litorali morenici.

Chi sia il genio che ha dato l’input a queste splendide manifestazioni dell’orgoglio e della specificità locale non è dato sapersi. Possiamo solo lanciare il nostro plauso nel vuoto, in attesa del prossimo lampo di creatività che riporti in terra mantovana la chianina, il tartufo bianco, o la bottarga di muggine.

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Perfido porfido

“Avranno solidità quando le fondamenta, costruite con materiali scelti con cura e senza avarizia,
poggeranno profondamente e saldamente sul terreno sottostante”

(M.V. Pollione – De architectura)

Poco prima dell’anno zero, Marco Vitruvio Pollione nel suo trattato De architectura scriveva più o meno così:

Nella famosa ed importante città di Efeso era stata istituita una legge di certo severa, ma sostanzialmente corretta nel suo principio. Quando un architetto si assumeva la committenza di un’opera pubblica, fissava un preventivo di spesa per la realizzazione. Presentandolo poi ad un magistrato perché fosse approvato, i suoi beni venivano ipotecati fino a che non fosse ultimato il lavoro. Una volta terminata l’opera, se la spessa complessiva restava entro i termini del preventivo, l’architetto riceveva pubblici onori e riconoscimenti. Se invece il preventivo di spesa non veniva superato per più di un quarto, si provvedeva a sanare il disavanzo, ricorrendo ad un fondo pubblico senza penalizzazioni per l’architetto. Ma se il costo finale superava questo limite, la differenza veniva prelevata dai beni dell’architetto”.

Probabilmente se Vitruvio guardasse il pavè di Piazza XX Settembre, si rivolterebbe come un sanpietrino. Al di là del costo iniziale dell’opera, che può essere tanto o poco in virtù di come si è abituati a pensare, quello che sconcerta è la perenne e continua manutenzione. Scrissi giàdei gravi costi di manutenzione (circa 35.000 euro nel solo biennio 2011-12) e oggi, transitando sulla piazza, la questione sembra tutt’altro che risolta.

Potremmo senz’altro dare la colpa alla perfidia del porfido, che si ostina a ribellarsi e a minacciare di andarsene da quel luogo tanto infausto. Certo è che se vigesse la legge di Efeso, qualcuno potrebbe facilmente risponderne.

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Buona forchetta – La Dispensa

Locale tranquillo ed elegante nel cuore di Castellaro Lagusello, nulla a che vedere con la vicina e dozzinale Pesa. Non ho avuto modo conoscere gli interni, avendo provato unicamente la comoda sistemazione nel giardino, sul ballatoio accanto al portico. Ambiente sobrio, ma raffinato, ideale per cene romantiche.

Il menu assembla ingredienti originali, come la mocetta di capra, il cannellone con ripieno di burrata e noci condito con briciole di salamella, la millefoglie di lingua bovina ed i risultati sono ottimi. Spettacolare la focaccina al cioccolato con zabaione al mandarinetto.

Due portate a testa, un dolce e caffè: 30 euro (a scatola cranica).

Voto: 7

La Dispensa, Via Castello, 21 – Castellaro Lagusello (Mn)

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Riservato

“La maitresse la vèrt el so’ purton.
Il peccato l’è la sua prufession.
Bentornato signore al paradiis del scurpiòn”

(D. Van De Sfroos – El paradiis del scurpiòn)

 

Riservato, ma neanche troppo.

“Riservato” significa tante cose. In questo caso assume più il senso di “occupato”, “prenotato”, e un po’ meno il significato di “timido” e “introverso”. O almeno, credo che sia così.

Passeggiando per la ZAI di Verona può capitare d’imbattersi in avvisi di questo tipo, che mettono in guardia l’ignaro avventore sulle caratteristiche del luogo in cui si trova a bighellonare. “Lasciate ogne speranza voi ch’intrate” avrebbe scritto qualcun altro, in altri tempi. Immagino che l’ignota occupante, alla quale il posto è stato generosamente riservato, non abbia esattamente le angeliche fattezze di Beatrice.

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