Archive for novembre 2013

Buona la prima… meno la seconda

“La cancellazione dell’Imu per il 2013 è una decisione già presa e non si torna indietro”

(G. Letta, 7 novembre 2013)

Nei comuni dove nel 2013 sono aumentate le aliquote IMU, lo Stato pagherà solo il 60% dell’extragettito atteso: l’altro 40% dell’incremento sarà pagato dai cittadini.

Sono 2400 i comuni italiani che nel 2013 hanno aumentato le percentuali d’imposta rispetto all’anno precedente. Forse pochi sanno che tra questi c’è anche Volta. Credo sia l’unica amministrazione al mondo che ha aumentato le tasse l’anno prima delle elezioni. Siamo passati dal 0,4% al 0,55% e l’incremento dell’0,15% dovrà essere pagato quasi per metà dai cittadini. Entro il 16 gennaio 2014.

Insomma… abolizione della seconda rata, ma per modo di dire. Manca ancora un testo definitivo, ma la beffa è già dietro l’angolo.

L’Anci e i sindaci di tutta Italia insorgono. Ma in tutto questo bailamme destano perplessità le dichiarazioni del Ministro dell’Economia, Saccomanni: “l’importo della rata sarà coperto con misure a carico del sistema bancario”. E se dunque sono le banche a pagare, poi su chi si rivarranno?

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Buona forchetta – Trattoria dell’Alba

Rinomata trattoria nella terra senza nome che sta tra Mantova e Cremona. Entrando nel locale, ci si sente subito catapultati indietro nel tempo. Prima di tutto l’aspetto del locale è quello di cinquant’anni fa, poi leggendo il menù si capisce subito l’attenzione per il territorio e per la cucina storica del luogo. Piatti della tradizione nel vero senso della parola (codino di maiale, cotiche, lumache, bevr ‘in vin), ma anche interessanti rivisitazioni (riso nero con sedano e gorgonzola, tortelloni con culaccia e prugne). Diversi secondi piatti a base di chianina. Accanto alla carta dei vini, si può bere anche il barbera della casa. Forse i prezzi possono sembrare un po’ cari, ma la qualità delle materie prime è piuttosto alta: i primi piatti costano 10 euro, i secondi 17. Noi abbiamo speso 40 euro mangiando come i verri, con abbondante giostra di antipasti, tre primi, roastbeef di chianina e dolce. Fidatevi, ne vale la pena.

Voto: 7,5

Trattoria dell’Alba, Via del Popolo 31 – Vho di Piadena (Cr)

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Nella mischia

“Volevo solo sfogarmi e bere qualche birra con gli amici.
Invece il rugby mi ha tolto dalla cattiva strada, mi ha dato tutto”

(S. Chabal)

Sugli spalti di una partita di rugby i tifosi sono tutti intenditori. Questo è un dogma degli sport che vanno di moda: siccome la maggior parte della gente non li conosce, è assolutamente  fondamentale per la propria autostima fingersi navigati intenditori. Se dalla curva non vedi nemmeno dove è finita la palla, c’è sempre qualcuno che urla “No, non di lì, apri il gioco dall’altra parte”.  Se l’arbitro fischia qualcosa che non capisce neppure lui, c’è sempre un panzone barbuto col cappello da giullare che grida: “Ovvio dai… IN AVANTI!” Se c’è un placcaggio appena appena rude e l’arbitro non interviene, tre quarti della curva inveisce: “È fallo! Espulsione!

È un universo strano quello dei tifosi di rugby. A Cremona ho visto pensionati con la faccia dipinta di bianco, rosse e verde, senza dignità alcuna. Ho visto bambini più piccoli delle trombe che reggevano tra le mani. Ho visto donne che sapevano distinguere il drop dalla touche, Furno da Allan.

Come richiesto dal protocollo del rugby, la trasferta cremonese ha regalato un ottimo terzo tempo: Trattoria dell’Alba a Piadena, per la quale seguirà degna e appropriata recensione.

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Latinorum

Che vuol ch’io faccia del suo latinorum?
Dunque, se non sapete le cose, abbiate pazienza, e rimettetevi a chi le sa

(dialogo tra Renzo e Don Abbondio –  Promessi sposi, cap. II)

 Scansiamo subito ogni equivoco: lo scoop è di Michele Mari, non mio.

La Gazzetta dello Sport, sempre più nel baratro di contenuti, ora sconcerta anche per la forma dei suoi articoli. È di qualche giorno fa l’apostrofe alle strategie del Coni, con l’improbabile espressione “out out”.

Una débâcle profonda, tutt’altro che un banale refuso. Denota innanzitutto ignoranza. L’ignoranza di scrivere quello che si sente in giro, quello che altri dicono, senza sapere bene cosa significa e soprattutto come si scrive.

“Aut aut”, locuzione latina per indicare “o questo o quello”, utilizzata anche per definire una scelta biunivoca direzionata “o di qua o di là”. Locuzione classica trasformata magicamente dalla Gazzetta in inglesismo isterico: “out out”.

Capita di frequente che chi non sa l’italiano si ostini a cercare la perifrasi latina. Una ricerca ossessiva, che raramente ripaga lo sforzo. Costoro scordano troppo spesso che l’effetto dell’errore è potenzialmente più forte dell’effetto “figo” che l’espressione dovrebbe evocare. Lascino perdere e s’accontentino dell’italiano corretto. A noi basta e avanza.

 Out_out

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Il pane sporco si mangia in famiglia

È piacevole all’uomo il pane procurato con frode,
ma poi la sua bocca sarà piena di granelli di sabbia

(dall’Antico Testamento – Libro dei Proverbi)

Era ora. Papa Francesco si è scagliato nei giorni scorsi contro la “dea tangente”. “Dio ci ha comandato di portare il pane a casa col nostro lavoro onesto! L’amministratore disonesto dava da mangiare ai suoi figli il pane sporco!

Non che ci fosse bisogno di spiegare quale pane è sporco e quale è pulito, e neppure da quale sacco viene presa la farina, ma il fatto che il Papa abbia palesato la posizione della Chiesa di fronte al vizietto della stecca, rimane un fatto sorprendente.

E i nostri navigati amministratori locali? Avranno inteso il monito? Quelli che strizzano l’occhio, che concedono il permesso, che scelgono dove, come, quando lottizzare… avranno ascoltato il Papa? Quelli che concedono gli appalti, che scelgono i fornitori, che confondono il bene pubblico con il portafoglio privato… avranno capito la metafora del pane?

Certamente sì. Sono gli stessi che non si perdono una messa, che s’inginocchiano e si scambiano la pace, che cantano l’Alleluja e il Padre Nostro, che ricevono sempre la comunione, stando bene attenti a farsi vedere da tutti. Vuoi che questi amministratori immacolati non riconoscano il pane sporco da quello pulito?

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Il Monte Zebio

“Tutta la guerra di trincea è null’altro che un’agonia di animali in agguato”

(M. Praz)

Si trova a pochi chilometri da Asiago, a ridosso dell’altopiano teatro della Grande Guerra. Il Monte Zebio ospita un museo all’aperto. A 1700 metri d’altitudine, si trovano i resti della linea di difesa  austroungarica: trincee, ricoveri, postazioni di mitragliere, depositi, caverne e sentieri di collegamento. È quassù che l’8 giugno 1917 morì l’intera Brigata Catania. Un museo all’aperto, immerso nel silenzio e nella pace più totali.

Accanto al sacro, il profano. Per completare la gita ci siamo concessi l’immancabile approdo a tavola. Scesi dal monte Zebio, vicino al piccolo aeroporto di Asiago, si può trovare la Trattoria Aurora. Cucina meravigliosa, nella quale spiccano gli gnocchi con la fonduta e lo speck, la tagliata di faraona ed il cinghiale.

Trincea

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