Archive for febbraio 2016

Chissà dove sarei potuto arrivare

“Arriva il momento in cui, dopo aver perduto le illusioni sugli altri, si perdono quelle su se stessi”
(E. Cioran, Quaderni)

Stanotte, o meglio questa mattina presto all’alba, ho sognato di essere il Presidente della Repubblica. Arrivavo al Quirinale su indicazione diretta di Napolitano, che vedendo le Camere incapaci di arrivare ad un’elezione, faceva il mio nome rassicurando ogni schieramento politico. Bastavano le sue parole “abbiate fiducia in lui”, per farmi eleggere unanimemente dal Parlamento. Applausi.
Qualche attimo dopo dirigevo un incontro del CSM, proprio in qualità di Presidente della Repubblica. Mi lamentavo per il disordine della stanza in cui era convocata la riunione, per gli evidenti segni di bagordi di una festa tenutasi poco prima. Ero furioso per quei bicchieri sporchi e per quelle briciole sul tavolo di noce. Qualcuno raccoglieva la mia lamentela per intraprendere un iter formale di verifica presso i vari organi deputati al cerimoniale e all’organizzazione.
Poi una voce: “Trattoore? Trattoore?”
Il Gabry si sveglia (e mi sveglia) cercando il modellino del trattore di Cars, prima ancora di sua madre e suo padre. E se non mi avesse svegliato, chissà dove sarei potuto arrivare…

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Un Giullare di dieci anni

“È matematicamente dimostrabile che la concezione del tempo è in stretto rapporto con l’età: per i vecchi il tempo passa più in fretta”
(A. Toffler)

In questo mese di febbraio, il blog del Giullare compie dieci anni. Era esattamente il 26 dicembre del 2005 quando il Paio mi suggerì l’idea di un blog. Detto fatto, e grazie al suo aiuto, nel febbraio del 2006 iniziai a scrivere i primi post. Non ho ancora smesso.
In dieci anni sono successe tantissime cose, ma il Giullare di Sassello è ancora lì. Talvolta è mancato il tempo per scrivere, altre volte è venuta meno la voglia, molto spesso a latitare è stata la fantasia. Eppure il blog rimane vivo e questo è per me motivo di profondo orgoglio. L’unica vera ragione per cui è resistito alle intemperie della vita risiede nell’interesse dimostrato da coloro che lo leggono. Questo è fondamentale. C’è chi mi scrive messaggi, chi mi fa i complimenti incontrandomi al supermercato, chi mi confuta in ufficio o chi mi telefona per approfondire qualche tema particolare. Sapere che scrivo per qualcuno che legge è il vero motore di questo piccolo circo. Grazie a tutti.

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La famiglia trapezoidale

“E se gó de dila töta, il futuro che vorrei
è un bel mondo dove i bimbi i va töcc a fa i famèi”
(Di ‘n dèl nas, Ninna nanna del babbo)

Le argomentazioni che ho letto e sentito in questi giorni contro l’approvazione del famigerato ddl Cirinnà si basano unicamente su due principi. Il primo è costituito dall’ignoranza della questione, intesa come confusione e inconsapevolezza dei contenuti effettivi del provvedimento. II secondo è rappresentato dalla paura di una fantomatica deriva dei costumi sociali, orribile preludio ad una società immorale o, peggio ancora, amorale.
In primis. Il testo Cirinnà disciplina le unioni civili, creando un nuovo istituto anche per coppie dello stesso sesso. Nella bagarre dei mille dibattiti, il trambusto e la strumentalizzazione hanno spostato la disputa unicamente su diritti degli omosessuali, anche se la proposta di legge riguarda sia omo che etero.
Il disegno prevede che due persone, con un legame di coppia e che vivono insieme sotto lo stesso tetto, abbiano gli stessi diritti dei coniugi per quanto riguarda la reciproca assistenza in carcere e in ospedale, l’accesso alle informazioni sanitarie, la permanenza nella casa di famiglia in caso di morte del partner, l’assegno di mantenimento, l’unione o la separazione dei beni, la reversibilità della pensione. Viene estesa alle unioni civili anche la cosiddetta stepchild adoption, ossia l’adozione, da parte di entrambi gli individui, del figlio biologico di uno solo dei due genitori, adozione peraltro già disciplinata dalla legge. Il nuovo istituto dell’unione civile si sottoscrive di fronte a un ufficiale di stato civile, alla presenza di due testimoni e con iscrizione in un registro comunale.
Il disegno di legge non introduce alcuna modifica alla normativa della fecondazione assistita e della fecondazione eterologa.
In secundis. Un punto che forse non è chiaro, ma che è fondamentale per farsi un’opinione, è che la legge aggiunge diritti a qualcuno, senza togliere diritti a nessun altro. Se ci si pone in quest’ottica si può ben comprendere che chi crede nella sacralità del vincolo familiare e nel valore della famiglia tradizionale, può continuare a farlo: il decreto non introduce alcuna coercizione ed alcun annullamento di istituti giuridici esistenti.
Troppe sfaccettature, la vera paura è quella di passare dalla famiglia tradizionale a quella trapezoidale.
Occorre però anche intendersi sul significato di “tradizionale”. È tradizionale la mia famiglia, basata sul matrimonio di un uomo ed una donna che hanno messo alla luce un figlio? O è più tradizionale la famiglia del mio bisnonno, che sotto uno stesso tetto ospitava cinque figli, una nuora e un genero, svariati nipoti e qualche famèi? Oppure, andando ancora più indietro, è più tradizionale la tribù di Elitovio, che, a detta di Livio, condusse i Celti a Mantua qualche anno più indietro? È evidente che il concetto di “tradizione” muta col passare del tempo.
Molti infine lanciano anatemi sulle difficoltà di crescita dei bambini con due genitori dello stesso sesso. La frase più inflazionata: “i bambini devono avere un padre e una madre”. La Repubblica ha parlato di “Esperti divisi” e Il Giornale, riprendendo una vaga dichiarazione del presidente della Società Italiana di Pediatria ha titolato “possibili danni ai figli”. In realtà è noto come a livello mondiale gli esperti siano in gran parte d’accordo sul fatto che non ci siano differenze nei bimbi cresciuti in una famiglia omogenitoriale.
E di questo passo dove arriveremo? Non lo sappiamo, di certo in nessun baratro buio, come dimostrano i paesi dal welfare più evoluto, che hanno introdotto normative simili già da diversi decenni. Si tratta di fenomeni sociali inarrestabili, che conviene a tutti regolare e normare.
Poi se cadono sia le obiezioni normative, che quelle culturali e scientifiche… resta ben poco.
famèi

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Post scriptum

“Credo che le mie osservazioni contengano novità sufficienti per giustificarne la pubblicazione”
(C. Darwin)

Grazie alla pubblicazione sulla prestigiosa rivista on line Personale News, l’ingegner Ruggia ha scovato un mio vecchio post che parlava di Cud (http://www.silviobau.it/2013/03/15/certificato-unico-dipendente/).
Il post, apparso su questo blog nel 2014, metteva a nudo le assurdità burocratiche con cui la pubblica amministrazione vessa l’ignaro richiedente della Certificazione Unica.
Ora quella breve narrazione sarcastica è finita su un libro. Augusto Ruggia ha infatti pubblicato “Cambiamo in comune” e a pagina 23 c’ha messo il mio post.
Lo ringrazio per questa iniezione di autostima.

Liber

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