Archive for agosto 2013

Buona Forchetta – Carlo Govi

Ristorante elegante nel quartiere residenziale di Valletta Paiolo. L’ambiente appare subito raffinato e straordinariamente tranquillo. Tantissime foto in bianco e nero appese al muro, che ritraggono i personaggi famosi negli anni ‘70 e ’80 e che danno al locale un tocco snob che ci sta benissimo.

Le intenzioni del proprietario recitano “la cucina mantovana è conosciuta come la cucina dei prìncipi e del popolo, in cui i piatti tipicamente popolari sono stati influenzati dalla raffinatezza dell’arte culinaria dei cuochi di corte Gonzaga”. Ed il menù recepisce esattamente queste indicazioni. Piatti curatissimi e alquanto intriganti. Scorrendo il menù (con diversi ingredienti presidio Slow Food) vien voglia d’assaggiare tutto. Maccheroncini di basilico con lardo di Colonnata, porri stufati e pecorino, oppure petto d’anatra con salsa al Porto e miele d’acacia, solo per dirne due. Carta dei vini intelligente. Sicuramente tra i primi tre ristoranti della città.

Primo, secondo, acqua, vino, dolce e caffè: 35-40€.

Voto: 7/8

Ristorante  Carlo Govi – Viale Gorizia, 13, (MN)

Nessun commento

L’”importante”… è partecipare

Prima giornata di Serie A, buon campionato a tutti. Un caro amico mi ha segnalato un bellissimo articolo di Tommasi Pellizzari, dal titolo Frasi fatte, retorica inutile, parole tuttofare. Al via anche il campionato del bla bla bla, apparso sul Corriere del 22 agosto. Fotografa alla perfezione il connubio tra il mondo dello sport e la lingua italiana.

 

Supercoppa italiana e preliminari di Champions League ci hanno dato la prima rinfrescata. E adesso torna il campionato a completare il ripasso del vocabolario parallelo delle nostre giornate (e serate) di spettatori: quello del calcio parlato. Un vocabolario limitatissimo, spesso surreale e per questo irrinunciabile che ha una precisa e semplicissima modalità di creazione e trasmissione.

IN PRINCIPIO – Tutto comincia con un giornalista che utilizza una determinata parola o un determinato modo di dire, spesso nella convinzione di essere forbito ed elegante. Il calciatore e l’allenatore, in genere (e quasi mai per colpa) sono cresciuti senza mai potere studiare troppo (a differenza, in teoria, dei giornalisti) e quindi senza poter cogliere l’assurdità quando non l’inappropriatezza di un determinato termine. E così lo ripetono a loro volta nelle interviste (o nelle telecronache, per i calciatori che hanno la fortuna di diventare seconde voci), autorizzando gli utilizzatori iniziali e quelli successivi a convincersi che quel modo di esprimersi sia corretto, efficace e pure raffinato. Il risultato finale, di cui si fatica a rendersi conto per la decennale abitudine delle nostre orecchie, è una lingua di assurdità omerica, cioè con un linguaggio formulare tutto suo, fondamentalmente riassumibile in due modalità principali.

DUE GRUPPI – Da un lato l’utilizzo continuo di parole ormai sparite dal linguaggio di tutti i giorni. Se ci esprimessimo così in famiglia o sul lavoro – giornalisti sportivi a parte – chi ci ascolta ci chiederebbe se ci ha dato di volta il cervello. Dall’altro lato, trionfano termini e locuzioni che avrebbero un preciso significato e che, invece, da un momento all’altro vengono usati in modo inspiegabilmente errato. Nonostante questo, l’uso improprio di questi termini viene accolto con una sorta di entusiasmo e replicato all’infinito.

NEORETORICI – Il primo gruppo, piuttosto numeroso e noto come quello dei neoretorici, è popolato da utilizzatori massicci di parole il cui impiego persiste ormai solo nel calcio. Ne fa parte per esempio il rammarico. Termine usato sempre, senza alcuna eccezione, al posto di dispiacere. Chi di noi tornerebbe a casa la sera dalla moglie (o dal marito) dicendosi «rammaricato» per il mancato aumento di stipendio? Chi spiegherebbe che «resta il rammarico» per un viaggio rimandato all’ultimo momento o per un arrosto riuscito male? Eppure, calciatori e allenatori non sono mai dispiaciuti, solo rammaricati. Quando si è dispiaciuti ci si lamenta. Che cosa si fa, invece, quando si è rammaricati? Facile: si recrimina. Per un rigore non dato, per qualsiasi decisione arbitrale subìta, per un infortunio. Ma con una raccomandazione, meglio ancora se un’esortazione: che la cosa per cui si recrimina «non sia un alibi». Non una scusa o una giustificazione, sempre un alibi. Anche perché il rischio è che poi i giocatori si facciamo influenzare, e alla gara successiva che cosa potrebbe succedere? Che qualcuno di loro sia evanescente. Anche qui: quante volte vi è capitato di definire così un vostro collega pigro o che tende a imboscarsi quando il lavoro si intensifica? Quando mai vi è venuto in mente di dire che il ragazzo o la ragazza che state corteggiando (e che tende a sfuggirvi) è appunto evanescente? Ma pazienza, l’importante è che al momento di stringere non vi presentiate con atteggiamento rinunciatario. Meglio, molto meglio, essere sempre manovrieri, termine con cui nessuno definirebbe mai un imprenditore particolarmente creativo (o anche semplicemente una squadra di pallacanestro…). Se poi si riesce a dimostrarsi addirittura volitivi, si rischia addirittura di finire sugli scudi… Può sembrare un’operazione molto snob scrivere di tutto questo, ma non è il caso di farne una questione di blasone, favoloso termine – insieme all’aggettivo «blasonato» che ne deriva – indefettibilmente utilizzato per indicare una squadra di grandi tradizioni vittoriose (ma non un giornale, un marchio industriale, ormai nemmeno più i casati nobiliari…).

NEODISTORSORI – Nessuno snobismo, per carità. Al massimo l’intenzione di far partire una piccola riflessione su come (diavolo) parliamo quando parliamo di calcio, sperando che – direbbero i nostri eroi – questo articolo sia un buon viatico per il dibattito, così come una vittoria lo è per il prosieguo del cammino in campionato o un buon primo tempo lo è per un successo finale. E così, un passo dopo l’altro, eccoci arrivati al secondo gruppo di parlanti (i neodistorsori), che usano ripetutamente parole che avrebbero un determinato significato ma che invece hanno finito per diventare dei passepartout per situazioni che nulla avrebbero a che vedere con il loro utilizzo originario. Negli ultimi tempi la regina di queste parole è «importante». Una volta c’era un giocatore importante, una partita, al limite una squadra. Ora è importante quasi tutto: una situazione di gioco, come per esempio una punizione importante; un’occasione da gol importante; un momento della partita importante; un ruolo in campo importante. Ma anche il ritmo: «Abbiamo dato un ritmo importante alla partita», ha di recente spiegato un portiere di serie A. Meglio di lui ha fatto un medico sportivo, l’anno scorso, intervistato sulle trasferte invernali di Milan e Inter in Russia e Azerbaigian: «Sono viaggi importanti», disse per rendere l’idea del rischio-infortuni.

TUTTOFARE – E poi c’è il «dove», l’avverbio di luogo che (probabilmente per necessità di sintesi) ormai accoglie dentro di sé ogni possibile costruzione di frase. Secondo gli storici della materia, l’inventore della formula è un ex campione del mondo del 1982 che, raccontando come gli capitava di passare il suo tempo libero, parlò di «un gruppo di amici dove usciamo spesso a cena». L’involontario anacoluto ha fatto parecchio scuola, come dimostrano tre fra gli infiniti esempi forniti solo dalla scorsa stagione: da «Si crea un 3 contro 2 dove non lo stanno gestendo molto bene» sentito in una telecronaca a «Io penso al settore giovanile, dove avevate detto che puntavate su una squadra giovane e poi l’avete costruita per vincere subito» di un’intervista a un allenatore nel dopopartita. Per chiudere con un altro allenatore, che così ha spiegato una sconfitta: «Oggi è una giornata dove potevamo avere i denti, a un certo punto son caduti e abbiamo azzannato il pane». O forse è di una vittoria che stava parlando. Ma forse.

Nessun commento

Questione di Sharm

“Lo charme: un modo di ottenere in risposta un sì
senza aver formulato nessuna chiara domanda”

(A. Camus, La caduta)

 Tra le tante tragedie di questi giorni, c’è quella dei turisti giunti sul Mar Rosso, che poveretti non possono uscire dai loro villaggi. Purtroppo per loro, laggiù si sono messi in testa di fare la guerra civile e… addio gita nel deserto, addio foto a Luxor. Un bel problema. Vabbè, ci sono stati mille morti ammazzati, ma vuoi mettere il disagio di dover restare barricati nel resort a Sharm el Sheikh e Marsa Alam? E poi chi la ripaga la vacanza rovinata ai diciannove mila italiani?

Mentre la Farnesina spende i nostri soldi per rendere più confortevole il loro soggiorno e magari loro rientro, è già pronta una class action per chiedere il risarcimento. Italiani d’Egitto!

Nessun commento

Che cosa apparirà?

“La bellezza è un enigma”

(F. Dostoevskij, L’idiota)

Per neutralizzare la noia dell’agosto, o semplicemente per accompagnare i caldi pomeriggi d’afa, è arrivato l’immancabile gioco enigmistico dell’estate voltese. Che vi troviate sotto un ombrellone della piscina Cavallara, o sotto il bocchettone del condizionatore del tinello, che siate sdraiati da Piva, magari immersi in un cornetto “riccotta ai fichi”, o semplicemente seduti con ozio sulla tazza del vostro bagno, non potrete rinunciare all’imperdibile gioco della settimana enigmistica: “Che cosa apparirà?”

Arrivando a Volta da Valeggio, dopo aver ammirato in lontananza il maestoso orizzonte con le torri medievali e il supermercato Lidl multicolor poco sotto, potete scorgere un’altra bellezza locale. Un edificio di misure modeste, ben collocato all’interno della lottizzazione Col Fiorito, che sorge laddove per secoli si estendeva una palude.

Molti anni addietro ci avevano raccontato che sarebbe stato il complesso residenziale più bello di Volta ed infatti è così. Qui regna l’armonia edilizia più assoluta ed il buongusto, direi medievale anch’esso, la fa da padrone.

L’edificio ha forma armonica e sobria, ma dovete indovinare che cosa apparirà alla fine dei lavori. Alcune ipotesi:

–          una clinica privata di Nicchio (più semplice da trovare rispetto all’attuale,  per chi viene da Verona);

–          un distributore (eh… quello nuovo non ha il metano…);

–          un resort per politici di lungo corso (dove ospitare amministratori locali spiaggiati);

–          un negozio di tacchi, dadi e datteri (insegna da decidere tramite concorso di idee);

–          la nuova casa di Balotelli (ecco spiegate le voci sui suoi investimenti edilizi voltesi);

–          il nuovo salumificio Levoni (in luogo di quello demolito);

–          la farmacia per Cereta (eh… era stata promessa…);

–          la vera casa di Virgilio (emersa magicamente dalla palude, in seguito agli scavi)

Attendiamo fiduciosi la risposta.

Cosa apparirà

1 commento

Tifosi smemorati

Se vuoi ridere guarda il video dei fan di Silvio che prima esultano perché non hanno capito la sentenza, poi restano pietrificati. Il prezzo più alto di questi ultimi vent’anni lo pagano loro: disinformati, illusi, truffati senza neanche essersene accorti. Sconfitti tanto quanto noi, che “Silvio” abbiamo dovuto subirlo, Dio sa con quanto scorno, quanta infelice impotenza; ma è tutta loro, solo loro l’aggravante di non avere nemmeno capito che cosa è capitato, chi ha fatto che cosa, come quando si è bambini e ti portano per mano, e non ti dicono dove. Bambini e bambine di trenta, cinquanta, settant’anni, abitanti di un Paese immaturo, con i loro cartelli tifosi, lo sguardo perso…”

(M. Serra, L’Amaca del 03/08/2013)

È con un certo disappunto che, da milanista, mi sono scoperto “solidale” con Berlusconi. Il sito ufficiale dell’AC Milan esprime infatti sostegno al Presidente, dopo la conferma in Cassazione dei quattro anni per frode fiscale. Berlusconi, mica bruscolini. Il virgolettato mette i brividi: “Oggi come sempre, oggi più che mai: i Milanisti sono al fianco del presidente Berlusconi. Quante volte è stato lui a dare la carica alla creatura che ama di più. Questa volta, se serve, saranno il Milan e i Milanisti a ricambiare. Oggi quindi non solo grazie Presidente ma soprattutto, forza Presidente!”.

Al di là che è sempre antipatico fare i proclami per conto terzi (a me nessuno ha chiesto se, da milanista, approvavo il comunicato del sito), la tesi in voga ultimamente è quella del complotto e della persecuzione.

Cinquanta processi a suo carico, una sola condanna definitiva. Detto così sembrerebbe effettivamente un accanimento giudiziario. Ma gli italiani hanno la memoria molto corta e sono come gli ignavi dell’Inferno dantesco, che non sapendo scegliere tra il bene e il male, devono essere continuamente punzecchiati da vespe e mosconi.

Una sola condanna definitiva, ma tante prescrizioni (per corruzione giudiziaria, falso in bilancio, appropriazione indebita, finanziamenti illeciti) e diversi reati cancellati per amnistia. Senza contare che alcuni processi sono ancora in corso: ad esempio la condanna per concussione e prostituzione minorile non è ancora passata in giudicato.

A tutta questa lista di immacolate vicende si aggiunge un dettaglio sovente indolentemente dimenticato: il fatto, cioè, che durante il suo ventennio molti reati sono stati depenalizzati e molte modifiche alle leggi hanno impedito di evidenziare fattispecie di reato già commesse. È il caso della legge sulle rogatorie internazionali, della depenalizzazione del falso in bilancio, del Lodo Schifani e del Lodo Alfano, del segreto di Stato su Villa Certosa, della riduzione dei tempi di prescrizione, del legittimo impedimento e  di molte altre porcate ancora. Senza tutta questa operosità legislativa, come sarebbe andata?

Qualcuno diceva che il metodo più sicuro per non finire in carcere sarebbe quello di non commettere reati. Eh… troppo facile, il tifoso non capirebbe.

Nessun commento

XXX° Consiglio (25 luglio 2013)

Consiglio comunale convocato solo per sanare, speriamo definitivamente,  il progetto di lottizzazione di via Sordello. Il nuovo atto dovrebbe consentire di bypassare tutti i rilievi emersi nei mesi scorsi.

Come noto, l’area in oggetto  rappresenta un atterraggio delle cubature scaturite dall’abbattimento dell’ex Levoni. Nei mesi scorsi erano stati imposti degli stop all’avvio dei lavori, anche in virtù delle manovre ostative operate dalla Minoranza che, seppure all’opposizione, dovrebbe operare per il bene del paese. L’obiettivo primario sembra invece quello di distruggere quanto realizzato dall’Amministrazione.

Molti preferivano avere il casermone rosso dell’ex prosciuttificio, io no. L’edificio simbolo dell’ecomostruosità morenica andava abbattuto ed è giusto che chi ha investito nell’intervento, dando peraltro lustro al piazzale del castello e al centro storico di Volta, porti a termine l’operazione.

Nessun commento