Archive for novembre 2015

Uomini Forty – L’osteria tour

“Ma c’ho l’alibi, a quell’ora sono sempre all’osteria”
(E. Jannacci, L’Armando)

Per il furto di opere d’arte di qualche giorno fa a Castelvecchio, l’alibi è veramente di ferro. A quell’ora, come diceva Jannacci, eravamo davvero all’osteria.
Primo “osteria tour” nel centro di Verona, che significa vagare tra i diversi localini tipici della città, possibilmente nei meandri più reconditi e pittoreschi del centro storico. Tra un calice di garganega e un’ombra di valpolicella si scoprono così le piazzette più nascoste, i portici più misteriosi, gli angoli più silenziosi. Inutile appuntare voti ai locali o giudizi sui vini. Lo spirito è altro e quel che conta è solo l’emozione dell’istante, la suggestione dell’attimo o l’eccitazione del momento. Per ogni tappa ho annotato la sensazione che vino, luoghi e persone mi hanno trasmesso.

1 Locanda Cappello e prosecco brut – L’euforia della partenza
2 Osteria Le Vecete e spumante rosè – Esoso lupanare di plastica
3 Osteria Del Bugiardo e vino spudorato – Viandanti sulla strada
4 Osteria Monte Baldo e Campofiorìn – Nectar angelorum hominibus e sincerità
5 Osteria A la Carega e vinasso bio greco– Belle sedie e lucean le stelle
6 Vini Zampieri e amarone – La staffa, siamo a cavallo

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L’idea è del Nicholas, le foto sono del Wolf.

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Ferrata Susatti

“O Germania, pallida madre! Come t’hanno ridotta i tuoi figli, che tu in mezzo ai popoli sia o derisione o spavento!”
(B. Brecht)

Altra ferrata agile, compiuta in solitaria sulla Cima Capi, nei pressi di Biacesa. Pur nella sua semplicità il lungo percorso offre una splendida vista sul lago di Garda e sulle cime del Baldo. È la classica ferrata da tedeschi, facile e panoramica, lungo la quale è impossibile non imbattersi in lentissimi panzer abbigliati da Coppa Cobram e in vecchie carampane più attente al colore della calza che alla posizione dei propri moschettoni.
Vale la pena percorrere questa ferrata anche d’estate perchè il vicino Lago di Ledro è ottimo per un bagno ristoratore dopo la discesa.
Susatti

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Tuttologia ignorante

“Più che vergognarti di confessare la tua ignoranza, vergognati d’insistere in una sciocca discussione che la rivela”
(E. Joceline, The Mother’s Legacy)

Una mia amica ha scritto “l’Isis mi fa paura, ma anche l’ignoranza non scherza”. Nella disarmante semplicità di questo commento trovo tutto il significato della reazione sociale dopo gli attentati di Parigi.
Ignoranza che dilaga, che infetta, che miete vittime. Tutti che disegnano trattati di geopolitica, tutti esperti di terrorismo, tutti che hanno letto Oriana Fallaci e che hanno capito cosa bisogna fare. Poco importa se confondono il terrorista dell’IS con il profugo senegalese o se collocano geograficamente la Siria “là in fondo”, nello stesso posto in cui posizionano il Vietnam, il Monzambico e l’Alaska. E poco importa se si documentano solo ascoltando Salvini o leggendo i tweet di Grillo. È l’ignoranza, che combinata con la pigrizia di capire e con l’indolenza di cercare, crea dei mostri acefali. Che a loro volta si riproducono.
Non se ne può più di questa faciloneria d’analisi. Chi non ha i mezzi, o la voglia, di capire le dinamiche di quanto è accaduto, di superare lo strato di superficialità propinata dalle informazioni di massa, meglio che taccia. Meglio apparire come silenziosi indifferenti che come portatori insani di demenza.
Nel nostro piccolo non possiamo evitare le guerre, non possiamo salvare le vite, né sconfiggere il terrore. Però possiamo leggere, ascoltare e cercare. Anche oltre le siepi dietro cui ci siamo relegati. Non salveremo il mondo, ma almeno potremo mettere la bandierina francese sul nostro profilo facebook con un briciolo di dignità in più.

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Vaio stretto

“Una montagna è come l’istruzione: quanto più alta l’ascesa, tanto più esteso il panorama”
(C. Barnard e C.B. Pepper, Una vita)

Le chiamano Piccole Dolomiti perché queste montagne, nel loro piccolo appunto, ricordano la bellezza unica delle Dolomiti, con guglie, pareti scoscese e gole profonde. È proprio in una di queste gole nei pressi del Pasubio che prende forma la semplice ferrata del Vaio stretto. È di difficoltà tecniche elementari, ma le scenografie che regala meritano il viaggio. Dal buio del profondo vaio si transita attraverso uno stretto pertugio e si giunge sino alla sommità della cima del Cornetto, lambendo le strade e le postazioni militari della prima guerra.

Vajo

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Buona forchetta (a casa mia) – Tartufo bianco

“Nacque da un fulmine di Zeus, perciò la sua origine è divina cresce in silenzio nascosto tra radici e terra fina la sua gloria aumenta nel rumore dei mercati ma il suo trionfo vero è nei piatti prelibati”
(G. Berti, Quattro rime sul tartufo)

Se al binomio “tartufo bianco” avete pensato ad un gelato confezionato della Bindi, potete anche fermarvi qua.
Il piatto più “alto” di Buona forchetta a (casa mia), mai realizzato fino ad oggi, è senz’altro questo strangozzo al tartufo bianco. La stagione è quella giusta.
Questo piatto non ha la pretesa di consigliare una ricetta alle massaie povere di fantasia, ma ha semplicemente l’intento di compiacere il mio smisurato ego ed il mio palato. Missione difficile, ma obiettivo raggiunto.
Ringrazio l’ottimo Augusto, che regalandomi questo tartufo marchigiano ha messo il carico da undici sul piatto.
Tartufone

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Uomini Forty – A piedi sulla Via Francigena

“Un pane dura cento miglia, e cento pani non durano un miglio”
(Proverbio popolare)

La via Francigena collegava il nord della Francia a Roma. In realtà l’itinerario originale partiva addirittura da Caterbury e giungeva sino a Gerusalemme.
La nostra piccola impresa è stata quella di percorrere cento chilometri del tratto centrale, lambendo le lande che da San Miniato arrivano a Siena. A piedi, zaino in spalla, peregrinando su dolci colline, crinali sconfinati, boschi di querce e borghi fantastici. Esperienza mistica, sia per la fatica che cento chilometri in quattro giorni inevitabilmente comportano, sia per la suggestione ancestrale dei luoghi. In alcuni tratti il percorso sembra veramente fuori dal mondo, regalando scorci che obbligano a meditare e a gustare la bellezza di un ambiente spettacolarmente unico. Sul tragitto pochissimi avventori, giusto qualche francese e qualche indomito tedesco inevitabilmente superati.
Una delle vacanze più intense che abbia mai fatto.

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