Archive for dicembre 2012

Saranno famosi

La fama degli eroi spetta un quarto alla loro audacia;
due quarti alla sorte,
e l’altro quarto, ai loro delitti.”

(U. Foscolo – Ultime lettere di Jacopo Ortis)

A Volta ci sono tre modi per diventare famosi.

Metodo del “campione” rappresentativo. Consiste nell’eccellere nello sport, diventare un vero e proprio campione e rappresentare il proprio paese a livello nazionale. È quello che è successo a Matteo Cressoni, che ha vinto un campionato italiano automobilistico e si è conquistato una pagina intera su wikipedia. Questo metodo è efficace, ma necessita di un piccolo, quasi trascurabile, requisito: è necessario possedere del talento innato.

Metodo del “ventennio sfascista”. Consiste nell’amministrare in maniera dittatoriale per circa vent’anni. Prevede il culto della personalità ma, contrariamente al primo metodo, non necessita di alcun talento di base. Anzi, meno talento si ha, e più semplice diventa il raggiungimento dell’obiettivo. Qui il problema è un altro: per i prossimi lustri ci sono già parecchie prenotazioni e la lista d’attesa è molto lunga.

Metodo della “copertina del Time”. Consiste nel veder pubblicato un articolo su di sé, in uno dei volantini mensili della Minoranza. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il “volantino dei Minoritari”, da non confondere con i Minorati, non è un depliant pubblicitario sulla frustrazione e sulla mancanza di vigoria. Si tratta di un periodico d’alto livello, a tiratura limitata, basato sull’approfondimento culturale delle biografie più illuminate. Apparire qui equivale a conquistare una copertina del Time.

Io sono riuscito a raggiungere la fama grazie al terzo metodo. Un’intera pagina sul mio personaggio non si era mai vista! Non so se merito tanto, in ogni caso: grazie. Ringrazio tutti coloro che l’hanno permesso e vorrei dividere il successo e la celebrità con chi ha creduto in me in tutti questi anni.

Mi rimane però un dubbio: in tutto l’articolo che mi celebra non si smentiscono le mie due affermazioni fondamentali. Cioè:

1- che la Minoranza ha espressamente richiesto di non scrivere più su Voltapagina, nonostante un costante coinvolgimento da parte della Redazione;

2- che la Minoranza stessa ha protestato contro le vicende Vannini e Farmacia di Cereta, senza mai presentare interrogazioni scritte al Sindaco su questi argomenti.

Il resto è fuffa.

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A PARER MIO – Rumore sui colli

Per qualche tempo, questo giornale ha cercato di proporre ai cittadini l’”Arena del dibattito”. Un contenitore semplice, dove Amministrazione ed Opposizione hanno cercato di confrontarsi pubblicamente, talvolta imbeccate dalle domande del Direttore, sugli argomenti più caldi dell’agenda comunale. Sembrava la maniera più diretta e trasparente per offrire al pubblico i propri punti di vista, assicurando al pubblico stesso la garanzia parallela dell’”altra campana”. Gli argomenti del dibattito, suggeriti in Commissione, sono sempre stati condivisi preventivamente dai rappresentanti di entrambe le fazioni, in modo da non imporre nulla a nessuno.

Ciononostante, da qualche mese la Minoranza ha deciso, legittimamente intendiamoci, di sottrarsi a questo confronto. Un “Aventino” (il riferimento è alla celebre reazione dei deputati antifascisti, dopo l’assassinio Matteotti del ’24), dove disertare le colonne di Voltapagina dovrebbe assumere la connotazione della protesta eclatante. Ma ciò, evidentemente, non giova a nessuno. Non giova alla Maggioranza, impossibilitata a ribattere puntualmente alle critiche rivoltele. Non giova alla Minoranza, costretta a lanciare le proprie invettive con volantini da marciapiede. Ma non giova neppure al cittadino, sempre più confuso e sempre meno attratto dalla voglia di capirci qualcosa.

Dalla carta stampata all’aula. Il mese scorso la Minoranza ha abbandonato i lavori del Consiglio Comunale, ritirandosi nel suo secondo “Aventino”, stavolta meno giornalistico, ma decisamente più politico. Colpa, dicono, di un’Amministrazione che non dà risposte alle questioni critiche evidenziate nei volantini delle scorse settimane. Eppure basterebbe, se solo si volessero risposte ufficiali, presentare un’interrogazione scritta al Sindaco, il quale sarebbe obbligato a rispondere al Consiglio. Ma ciò, evidentemente, non avviene. Come mai?

I manifesti di propaganda, gli scioperi della parola e gli aventini di campagna poco aiutano ad ottenere efficacemente risposte. A meno che l’obiettivo non sia quello di portare chiasso e rumore sui colli.

Sui colli, appunto. Dalle proteste dell’Aventino alle Oche del Campidoglio il passo rischia di essere troppo breve. A Roma il fragore delle oche destò i Romani dell’imminente arrivo dei Galli. A Volta lo schiamazzo sembra solo generare confusione.

Ahinoi, la campagna elettorale è già iniziata.

(Editoriale pubblicato su Voltapagina n.44)

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Buona forchetta – La Civetta

Agriturismo disperso tra Lonato e Solferino. Arrivarci in un’umida sera di nebbia, come è accaduto a noi, è un caso, non una scelta.

Posto accogliente, dove spicca immediatamente il design altoatesino con scaffali e davanzali in legno chiaro, birre alla spina e parecchie etichette di vini trentini. Rassicurante e gradevole. La cucina propone piatti dell’Alto Adige o su di lì (canederli, polente, carne salata, formaggi di malga), ma anche ricette della tradizione locale (tortelli di zucca, brasato, sbrisolona). Commistione di stili che personalmente non amo, perché seguo il vecchio pregiudizio secondo cui “chi vuol fare tutto finisce per non fare bene niente”.

Il posto cucina anche per celiaci, ma ormai sono capace anch’io di cucinare per i celiaci quindi… sai che roba…

Noi abbiamo preso un primo in due, una tagliata di bufala e un controfiletto, entrambi cotti su pietra  serpentino (specialità della casa), due Hoegarden: 27€ a testa.

Le porzioni sono appena appena sufficienti, ergo voto: 5.5.

Agriturismo La Civetta, Via Civetta Lonato d/Garda (BS)

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Il mare d’inverno

“il mare d’inverno è un concetto che il pensiero non considera”

(E. Ruggeri – Il mare d’inverno)

La canzone dice anche che è poco moderno, è qualcosa che nessuno mai desidera. E forse è così.

Non so se vi è mai capitato di osservare il mare d’inverno. Io credo di averlo visto quattro o cinque volte nella mia vita, non di più. Ma è una seduzione unica.

Pochi giorni fa sono stato ospite a Riccione e fortunatamente pioveva. Nuvole basse e grigie, vento pungente e onde fragorose. Insomma tutto quello che la gente normale non vorrebbe mai vedere quando va al mare. Gli stabilimenti chiusi, qua è là qualche cumulo di sabbia da spostare. Linee sconnesse e disordinate, e prima dell’orizzonte nessun ombrellone ad interrompere lo sguardo. Tutta un’altra musica, un altro luogo.

Muovendo qualche passo sulla spiaggia costantemente bagnata e mirando l’orizzonte sgombro, il mare d’inverno ti offre un’introspezione straordinaria, che pochi altri luoghi sanno suscitare. Lo auguro a tutti, è bellissimo.

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Pronto soccorso grammaticale

Quel giornalaccio della Gazzetta di Mantova, e lo dico in tono affettuoso perché seppur la reputi un quotidiano mediocre spesso la leggo, ieri ha messo in prima pagina un titolo esplosivo:

 

Sì: “due pronti soccorsi”. Ma è giusto scritto così? O si dice “due pronto soccorso”? Oppure “due pronto soccorsi”?

La regola professa che nomi composti da un aggettivo (es. pronto) e da un sostantivo (es. soccorso) il più delle volte formano il plurale come fossero nomi semplici, cambiando cioè solo la desinenza del secondo elemento: biancospino/biancospini; francobollo/francobolli. Ovviamente esistono molte eccezioni a questa regola: ad esempio bassifondi, mezzelune, mezzibusti… e tanti altri. Secondo questa regola dunque, dovremmo dire “i pronto soccorsi”.

I dizionari Treccani, Zingarelli e Devoto-Oli, lasciando intendere che derivi dall’accorciamento di “posto di pronto soccorso”, preferiscono dire “i pronto soccorso” perché si tratterebbe di un sintagma, cioè di una combinazione di due o più elementi linguistici dotata di un valore sintattico indipendente, e non di un’entrata lessicale autonoma.

Altri dizionari (es. Sabatini – Coletti) considerano “pronto soccorso” come entrata a sé stante, ma lo considerano esplicitamente come invariabile al plurale.

Uno studio dell’Accademia della Crusca sostiene che “l’orientamento della rete in generale, della stampa, e delle istituzioni in particolare, è la considerazione della forma come invariabile al plurale: i pronto soccorso o, come sempre appare nel sito ufficiale delMinistero della Salute, i Pronto Soccorso”.

In definitiva, pur nel mare magno delle mille opinioni e spiegazioni, mi sembrerebbe più corretta l’invariabilità e dunque al plurale “i pronto soccorso”.

Si può ammettere, perché grammaticalmente corretto, “i pronto soccorsi”. Ma certo è che “i pronti soccorsi” della nostra Gazzetta è sbagliato. Conferma ci arriva anche da Giorgio De Rienzo, linguista del Corriere della Sera, il quale dice che esistono dei “pronti soccorsi” cioè dei soccorsi tempestivi e dei “pronto soccorsi”, cioè dei reparti ospedalieri di rapido intervento.

Fantastico.

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XXV° Consiglio (29 novembre 2012)

“Anche il miracolo ha i suoi limiti”

(C.Viviani – Pensieri per una poetica della veste)

In questa seduta si è inspiegabilmente interrotto l’Aventino della Minoranza. C’eravamo lasciati con la diserzione del Consiglio, in attesa di risposte dal Sindaco sui polveroni sollevati dai dépliant promozionali dei giorni scorsi. Invece lo sciopero della parola si è stoppato all’improvviso, senza alcun intervento da parte del primo cittadino. Il pubblico, accorso numeroso, ha gridato subito al miracolo: la resurrezione della Minoranza.

Ma gli scettici e gli atei hanno presto fornito una spiegazione plausibile per questo sciopero intermittente. All’ordine del giorno figurava infatti la costituzione della società con Curtatone e Virgilio per la gestione delle farmacie comunali: occasione troppo ghiotta per l’Opposizione, per aizzare il pubblico di cittadini di Cereta presente in aula.

Ma anche stavolta è andata male. Il consulente esterno che si è occupato dello studio per la sostenibilità economica delle strutture, ha sciorinato dati impietosi ed inappellabili.

Bertaiola, tra le proprie motivazioni, ha sostenuto che una farmacia a Volta contribuirebbe all’inquinamento atmosferico, poiché gli abitanti di Cereta dovrebbero continuare ad utilizzare l’auto per recarsi in farmacia. Al di là del fatto che una farmacia a Cereta potrebbe costituire lo stesso problema per chi da Volta si reca nella frazione, perché la stessa attenzione alle emissioni di Co2 non è stata posta quando è stato disegnato il piano dei sensi unici? Che uno per andare a fare la spesa deve attraversare due volte il paese?

All’argomento ho già dedicato il post “farmacia canaglia” e non vale la pena dilungarsi ulteriormente.

Gli altri punti all’ordine del giorno sono stati l’assestamento generale di bilancio e l’estinzione parziale (circa 100.000€) di un mutuo contratto nel 2008 dalla precedente Amministrazione.

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