Archive for maggio 2016

Un voto per il voto

Un governo popolare, quando il popolo non sia informato o non disponga dei mezzi per acquisire informazioni, può essere solo il preludio a una farsa o a una tragedia, e forse a entrambe

(J. Madison, quarto presidente degli Stati Uniti)

Al mondo esistono vizi e abitudini orripilanti. C’è chi spende la vita alle slot machine, chi si nutre al McDonald’s, chi non perde una puntata di “Amici” e chi compone le mail in Lucida Calligraphy. C’è chi scrive “un pò” con l’accento, chi non vaccina i bambini, chi si mette i calzini bianchi e chi condivide su Facebook le frasi di Paolo Fox. Ciascuno ha il diritto di assecondare le passioni che crede, ma c’è un problema di fondo. Il problema è che anche queste persone alle fine votano. Votano esattamente come me e come voi. Hanno il nostro stesso diritto di scegliere il governo, di eleggere il sindaco, di decretare le sorti di un referendum.

Il direttore di una rivista americana, ben consapevole di questa piaga mondiale, ha avanzato una provocazione che io preferisco definire “proposta”: sottoporre gli elettori ad un esame, per verificarne la preparazione e l’affidabilità. Per votare devi essere meritevole ed attendibile. “Se il voto è un rito consacrato della democrazia, come spesso sostengono i progressisti, è giusto che la società abbia delle pretese minime su chi vi partecipa; e se la cittadinanza è un valore sacro, come sostengono i conservatori, allora si può pretendere da un potenziale elettore lo stesso livello di informazione di un potenziale cittadino. Eliminando i milioni di elettori irresponsabili che non si prendono il disturbo di imparare i meccanismi più basilari della Costituzione, o le proposte e la storia del loro candidato preferito, forse potremmo riuscire ad attenuare le conseguenze della sconsideratezza del loro voto”.

Qualche anno fa, un settimanale americano sottopose all’esame per la cittadinanza un migliaio di cittadini: il 30% non sapeva chi fosse il vicepresidente; il 60% non conosceva la durata del mandato di un senatore; solo il 30% sapeva che la Costituzione è la legge suprema degli Stati Uniti. E in Italia sarebbe sicuramente andata peggio.

Siamo in mano a costoro, ignoranti e sbadati, apatici e imprudenti, noncuranti e minorati: eleggono chi comanda e sono i primi responsabili dei nostri destini.

Attendo fiducioso un rappresentante del popolo che si faccia portatore di questa mozione.

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Uomini forty – Ai confini dell’Impero

Ben pochi realizzano se stessi prima di morire:

e ho giudicato con maggior pietà le loro opere interrotte

(M. Yourcenar, Memorie di Adriano)

Il Vallo di Adriano è una fortificazione in pietra costruita nel II° secolo d.C., che segnava il confine tra la provincia romana della Britannia (Inghilterra) e la Caledonia (Scozia). Costituiva l’estremo confine settentrionale dell’Impero Romano, tagliando in due l’isola.

L’impresa è di quelle leggendarie, da osannare coi figli e da raccontare ai nipoti. A piedi lungo il Vallo di Adriano, per centoquaranta  chilometri, da soli con lo zaino in spalla. Laddove le maestranze dell’Impero costruirono un’opera straordinaria, laddove centurie e militi guerreggiavano a ferro e fuoco, laddove i Pitti e le tribù del nord combattevano indomiti per qualche metro di terra. Un “coast to coast” stravagante, da Carlisle sul lato occidentale a Wallsend sulla costa orientale. Attraversare l’Inghilterra a piedi non è un affare per tutti.

Dopo una tappa trascorsa tra pascoli sconfinati e pecore alle stato brado, il percorso entra subito nel vivo mostrando nella parte centrale il suo tratto più bello. La fortificazione segue la dorsale delle colline, in un saliscendi continuo. Della lunga muraglia che corre sul crinale non si riesce ad individuare la fine. Le tracce di qualche roccaforte ci ricordano che qui si è lottato, combattuto, perso la vita. Attorno a noi il silenzio della brughiera e qualche lontano belato. Ci siamo noi e il vento, nessun altro. Qui il tempo si è fermato e se ti appoggi al muro guardando l’orizzonte verso nord, ti sembra che da un momento all’altro possano spuntare le orde barbare, tra nuvole di polvere e grida indemoniate. Invece regna la quiete più assoluta. La stanchezza del cammino (mediamente sette-otto ore al giorno) è compensata dalla serenità ispirata da questi luoghi. La seconda parte del cammino diventa più monotona, costeggiando spesso la strada romana a ridosso del Vallo.

Un’esperienza unica, a tratti mistica ed esaltante. Grazie ai miei compagni di viaggio, che hanno reso il cammino indimenticabile.

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