Un voto per il voto


Un governo popolare, quando il popolo non sia informato o non disponga dei mezzi per acquisire informazioni, può essere solo il preludio a una farsa o a una tragedia, e forse a entrambe

(J. Madison, quarto presidente degli Stati Uniti)

Al mondo esistono vizi e abitudini orripilanti. C’è chi spende la vita alle slot machine, chi si nutre al McDonald’s, chi non perde una puntata di “Amici” e chi compone le mail in Lucida Calligraphy. C’è chi scrive “un pò” con l’accento, chi non vaccina i bambini, chi si mette i calzini bianchi e chi condivide su Facebook le frasi di Paolo Fox. Ciascuno ha il diritto di assecondare le passioni che crede, ma c’è un problema di fondo. Il problema è che anche queste persone alle fine votano. Votano esattamente come me e come voi. Hanno il nostro stesso diritto di scegliere il governo, di eleggere il sindaco, di decretare le sorti di un referendum.

Il direttore di una rivista americana, ben consapevole di questa piaga mondiale, ha avanzato una provocazione che io preferisco definire “proposta”: sottoporre gli elettori ad un esame, per verificarne la preparazione e l’affidabilità. Per votare devi essere meritevole ed attendibile. “Se il voto è un rito consacrato della democrazia, come spesso sostengono i progressisti, è giusto che la società abbia delle pretese minime su chi vi partecipa; e se la cittadinanza è un valore sacro, come sostengono i conservatori, allora si può pretendere da un potenziale elettore lo stesso livello di informazione di un potenziale cittadino. Eliminando i milioni di elettori irresponsabili che non si prendono il disturbo di imparare i meccanismi più basilari della Costituzione, o le proposte e la storia del loro candidato preferito, forse potremmo riuscire ad attenuare le conseguenze della sconsideratezza del loro voto”.

Qualche anno fa, un settimanale americano sottopose all’esame per la cittadinanza un migliaio di cittadini: il 30% non sapeva chi fosse il vicepresidente; il 60% non conosceva la durata del mandato di un senatore; solo il 30% sapeva che la Costituzione è la legge suprema degli Stati Uniti. E in Italia sarebbe sicuramente andata peggio.

Siamo in mano a costoro, ignoranti e sbadati, apatici e imprudenti, noncuranti e minorati: eleggono chi comanda e sono i primi responsabili dei nostri destini.

Attendo fiducioso un rappresentante del popolo che si faccia portatore di questa mozione.

  1. #1 by Augusto at 31 maggio 2016

    Ah! Però… Stavolta non si scherza. Pure il suffragio universale vacilla. Qualcuno direbbe “è da rottamare”. Via dal voto gli ignoranti e sbadati; gli apatici e imprudenti; i noncuranti e i minorati (solo quelli col certificato medico?). E già siamo a qualche milione.
    Via anche chi spende la vita alle slot machine, chi si nutre al McDonald’s, chi non perde una puntata di “Amici” e chi compone le mail in Lucida Calligraphy. E anche qui c’è una bella mietitura.
    Revocato il diritto al voto anche a chi scrive “un pò” con l’accento, chi non vaccina i bambini, chi si mette i calzini bianchi e chi condivide su Facebook le frasi di Paolo Fox (confesso subito – così mi levo il pensiero – che su Whatsapp scrivo po’ con l’accento e una volta, per giocare a tennis, ho messo i calzini bianchi).
    Quando si parte con gli elenchi, Silvio, non si sa mai dove si va finire. Di solito, ci finiscono gli zingari, i gay, gli handicappati (disabili è troppo dolce), le donne, i neri e gli ebrei. Alla fine rimangono i ricchi (che comprerebbero le risposte ai quiz al mercato nero) e gli ariani.
    E’ una bella provocazione e fa pensare. Proposta no.
    Ti abbraccio (anche Conte, assolto, col gatto in testa, ti abbraccia). 😉

  2. #2 by Giullare at 3 giugno 2016

    Grande August! A dire il vero nell’elenco delle categorie ho scordato gli estimatori di Conte 😉

(non verrà pubblicata)

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