Archive for marzo 2015

Da Treviso col furgone

Quando il vino entra, esce la verità

(B. Franklin, Almanacco del Povero Riccardo)

Se in questo blog esistesse la sezione “scorribande”, quest’avventura rientrerebbe a pieno titolo nella categoria.

Vagare per i colli trevigiani con un furgone carico di damigiane è un’esperienza che ogni uomo, per dirsi veramente tale, dovrebbe provare almeno una volta nella vita.

Partiti di buonora da Verona, siamo approdati a Guia, alla cantina Guizzo, dopo aver sbagliato strada almeno quattordici volte. Colpa dei navigatori, sia nel senso di “tom tom” che nel senso di quelli che stanno seduti di fianco ai piloti.

Alla cantina ci ha accolto il distinto signor Alberto, che tra una bestemmia e un agnus dei ci ha fatto capire che il mestiere del cantiniere non s’improvvisa in un attimo: se vuoi riempire una damigiana, dovresti almeno sapere quanto è capiente la damigiana, mentre se vuoi tappare la damigiana devi sapere che servono i tappi per la damigiana. Il figlio del signor Alberto, invece, sapendo che era un venerdì di quaresima, ci ha offerto un piatto di squisito salame nostrano, decantandoci al contempo le doti filosofiche dei suoi vini. Terminata la degustazione, e riempito il furgone in ogni ordine di posto, abbiamo affidato le nostre lasse membra alla Trattoria dell’Angelina. Ho fatto il figo, chiedendo notizie dell’Angelina, ma mi hanno detto che è morta qualche anno fa e che se ho bisogno posso rivolgermi educatamente alla figlia Marisa. Menu del carrettiere: cinghiale con polenta per me e il Nick, trippe per il Boz e il Pierci. Poche pretese e conto onestissimo.

La vera nota di colore del pranzo è stata però il commensale seduto al tavolo di fianco. Tal Aldo Rusticelli da Bologna, rappresentante di vini trevigiani per la Calabria, residente ormai da anni sulle spiagge di Tropea. Il simpatico imbonitore, dopo aver raccontato ogni sorta di stratagemma per vivere bene la vita, ha millantato di essere stato un famoso bomber della serie B negli anni ’70. Non abbiamo trovato giustificazione alle sue parole nelle raccolte ufficiali della Panini, ma ipotizziamo che la giustificazione possa abbondantemente ritrovarsi nelle brocche di Col Fondo che si è scaraffato durante il pranzo.

Lasciataci l’Angelina (o chi per lei) alle spalle, abbiamo girovagato a piedi per la sperduta frazione, prima di risalire a bordo e guadagnare il meritato rientro a casa. Bellissima giornata, che speriamo unanimi di ripetere negli anni a venire. Prosit.

Valdobbiadene - Italy

Valdobbiadene – Italy

Damigelle

Damigelle

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L’errore in tavola

L’errore può andar bene finché siamo giovani; solo non bisogna trascinarselo dietro invecchiando

(J.W. Goethe, Massime e riflessioni)

La mia avversione per i manifesti indegni delle feste paesane è nota. E se a Goito capita che vogliano appropriarsi delle delizie mediterranee (Festa delle Cozze 22-23 giugno 2014), a Mantova bramano dal desiderio di fare proprie le peculiarità culinarie voltesi.

Non sarebbe male se almeno sapessero come si chiamano. Capunsen per tutti, alla salute dell’ignoranza di organizzatori e tipografi.

Capunsèn

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Voltapagina, l’eterno riposo

Nessuno desidera essere perfettamente trasparente; non per gli altri e certamente nemmeno per se stesso

(N.N. Taleb, Il letto di Procuste)

Voltapagina è mancato all’affetto dei suoi cari. Ne danno il triste annuncio partecipazione e trasparenza.

L’attuale Amministrazione ha scelto di non pubblicare più il periodico locale. Con buona pace dell’obiettivo “trasparenza”, cavallo di battaglia della campagna elettorale, il giornale ormai maggiorenne è stato relegato in soffitta, tra faldoni polverosi e promesse dismesse. Forse si tratta di una sospensione momentanea ma intanto, nel dubbio, da un anno a questa parte non è neppure stata nominata la commissione destinata ad occuparsene. Scelta più che legittima, sia chiaro: chi comanda decide.

Così facendo però, il giornale è destinato a scomparire per sempre. L’ultima sua pubblicazione risale a marzo 2013, e la legge sancisce che “l’efficacia della registrazione cessa qualora si sia verificata nella pubblicazione una interruzione di oltre un anno” (Legge n. 47 sulla stampa, art.7 – Decadenza della registrazione).

Non si venga a parlare di riduzione dei costi, perché per mantenere in vita il giornale basterebbe stampare un foglio A4 in bianco e nero e metterlo a disposizione del pubblico sugli scaffali della Biblioteca (almeno fin che c’è). Non si venga neppure a parlare di contenuti non condivisi, perché ogni amministrazione può, ed anzi deve, riorganizzare il giornale come meglio crede.

Voltapagina potrebbe costituire un importante veicolo di comunicazione da parte dell’Amministrazione e del suo operato, potrebbe convogliare le richieste e le esigenze della popolazione, offrire spazio alle minoranze e soprattutto aggregare la cittadinanza. Invece tutto ciò non sarà più possibile, a meno che non si finga che la legge non esiste, o a meno che non si pensi che Facebook costituisca la panacea della trasparenza.

Obito

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Uomini Forty – Baldo nelle tenebre

Nell’anno delle mie quaranta primavere ho deciso di intraprendere una serie di sfide personali che possano rendere in qualche modo originale il mio 2015. Non sono imprese sportive, non sono fioretti quaresimali, non sono opere d’ingegno, né imprese titaniche. Non si tratta di mettersi alla prova, né di stabilire dei record. Si tratta di fare qualcosa un po’ fuori dall’ordinario, dal proprio ordinario, e di superare il limite personale delle abitudini.

“Uomini Forty” è la sezione che le conterrà tutte, giusto per non perderle. A volte servirà la forma fisica che sto ormai perdendo, altre volte basterà l’impegno della mente o la disponibilità degli amici. L’obiettivo è di compiere almeno dieci esperienze “forty”.

L’unica regola che mi son dato è quella di fare cose che non ho mai fatto e che meritano, nel loro piccolo, di essere raccontate ad un figlio, ad un familiare, ad un amico.

Si comincia con la salita invernale notturna alla cima del Monte Baldo.

La montagna più alta rimane sempre dentro di noi

(W. Bonatti)

Luna piena che illumina a giorno i crinali innevati. Il vento forte dei giorni scorsi ha spazzato via ogni foschia ed ogni nuvola. Le condizioni ci sono tutte per compiere l’assalto notturno alla cima del Baldo. Non l’avevo mai fatto prima d’ora.

Partiamo alle 19.00, poco sopra i 1200 mt. In un silenzio abissale, la neve scricchiola sotto gli scarponi in uno dei rumori più belli del mondo. Mi ricorda la passeggiata nel surreale cimitero Skogskyrkogården di Stoccolma. Anche lì, ora come allora, ero con Gianluca. La luna sale lentamente e ci accompagna già nel primo tratto di bosco. Non servono pile, neppure ramponi. Qua e là si perde aderenza, ma è poca cosa. Poco dopo arriviamo sulla splendida cresta. Da un parte l’immenso Garda, dall’altro le lontane luci di Verona. La sola visuale vale l’impresa. Il vento si fa sempre più forte e punge sulla faccia. Volano via discorsi sui massimi sistemi della vita, sulla genesi dei sentimenti, sulla mutevolezza della natura umana. Roba da ubriachi.

Dopo due ore di salita approdiamo al rifugio Chierego, mt. 1911. Fa quasi più freddo dentro che fuori. A scaldarci solo i bicchieri colmi di corvina. Il menu non è all’altezza (è il caso di dirlo) dello sforzo, ma con la fame che abbiamo azzanneremmo anche i ceppi di legno accanto alla stufa. Penne al curry (piatto tipico di montagna) e spezzatino della mutua. Ma ci basta per riprendere le giubbe, scendere di buona lena e tornare a casa con una piccola gioia da raccontare.

Chierego

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Anticipo falloso

Se si vuole riuscire in questo mondo non bisogna essere molto più intelligenti degli altri; bisogna solo essere in anticipo di un giorno”

(L. Szilard)

Con alcuni giorni d’anticipo, Striscia la notizia ci ha tolto anni di vita rivelando la classifica finale di Masterchef. Per gentaccia come me è roba da non dormirci la notte, depressioni da terapia intensiva.

Col pretesto di svelare un’irregolarità (la presunta collaborazione di un concorrente con un ristorante, peraltro poi smentita), Mediaset ha azzerato la suspance di Sky.

Una trasmissione che da sempre si batte per la trasparenza e l’onestà, è caduta dal trono della correttezza con un incauto tiro mancino. Come se per denunciare un’irregolarità, occorresse rivelare per forza il finale di stagione.

Le beghe tra le varie emittenti e le lotte per gli ascolti sono vecchie quanto la tv. All’inizio degli anni ‘90 nel Costanzo Show, il sornione Maurizio svelò in anticipo il finale della Piovra 3 e la morte del commissario Cattani. Dicono l’avesse fatto per abbassare l’audience della rete concorrente.

A farne le spese è sempre il rispetto verso lo spettatore-consumatore: illuso, ingannato, usato.

Da oggi guarderò solo cartoni. Almeno Homer Simpson, uscendo da una proiezione de “Il ritorno dello Jedi”, passando accanto alla fila di spettatori in entrata lasciava un minimo dubbio: “Chi si immaginava che Luke Skywalker fosse il figlio di Dart coso?

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Privacy malata

Morire, caro il mio dottore, è l’ultima cosa che farò!

(H.J. Temple Palmerston – Ultime parole prima di morire)

Un recente studio condotto negli Stati Uniti rivela che molte pagine internet, che riguardano argomenti medici e di salute, tracciano più o meno volontariamente le ricerche effettuate dagli utenti e le trasmettono a terze parti. Le informazioni digitate (come ad esempio la malattia oggetto della ricerca) e le coordinate del soggetto che effettua l’indagine (ad esempio l’indirizzo ip del suo computer) sono trasmessi a società estranee, che a loro volta archiviano i dati e se li rivendono.

Tim Libert, un ricercatore della University of Pennsylvania, attraverso un complesso sistema di controllo e monitoraggio software, ha scoperto che nel 90% dei casi, le informazioni riguardanti condizioni specifiche personali, sintomi, malattie e cure, vengono trasmesse inconsapevolmente a molte altre aziende, avulse dal sito oggetto d’indagine. E non sarebbero immuni dal vizio neppure i siti governativi, quelli no profit o quelli accademico-universitari. “Quando cercate “raffreddore”, il sito passa la vostra richiesta di informazioni sul malessere a molte altre compagnie”.

Nulla di nuovo, la memorizzazione delle preferenze e delle ricerche personali su internet è nota da tempo. Il fatto allarmante è che ora anche le riservate indagini mediche sono utilizzate da qualcun altro a scopo di lucro. Qualcuno che non conosci può perfettamente identificare te e la tua presunta malattia e sfruttare l’informazione per farci dei soldi. Compagnie farmaceutiche che decidono di investire su un prodotto anziché su un altro, pubblicità ad personam che sfruttano le debolezze racchiuse nelle patologie. Le ricerche degli utenti su internet equiparate ai risultati dei sondaggi e delle indagini di mercato. Vien voglia di guarire.

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