Archive for novembre 2018

Riforma del piano a induzione

A volte il diavolo mi induce nella tentazione di credere in Dio

(S.J. Lec, Nuovi pensieri spettinati)

Non più “non ci indurre in tentazione…”, ma piuttosto “non abbandonarci in tentazione…

Così anche il Padre Nostro cambierà forma. Dopo decenni di studi e convalide, la Cei ha infatti rivisto la traduzione del Messale Romano. Nella preghiera avremo più garantismo per tutti.

L’agente provocatore, colui che s’infiltra e spinge il malcapitato a commettere un reato, è sostituito da un semplice agente sotto copertura, che eventualmente si limiterà ad osservarci mentre commettiamo il crimine.

Per la prescrizione, invece, occorre attendere ancora.

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Dove cade la pioggia

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane

(G. D’Annunzio, La pioggia nel pineto)

La consueta pioggia autunnale mi infonde sempre un sentimento di piacevole malinconia. Adoro trascorrere qualche attimo guardando dalla finestra l’acquazzone impetuoso, o anche il leggero ed ingenuo piovasco. Alberi e case che si bagnano adagio e poi s’inzuppano, animali e insetti che si riparano, gocce che martellano le superfici come infallibili metronomi. Ogni volta che la pioggia dura più di un giorno, si crea nella mia testa quella consueta atmosfera di amabile tedio e automaticamente ripenso a La pioggia nel pineto.

Come succede in tutte le assurde fatalità della vita, La pioggia nel pineto è proprio la lirica che mi fu chiesta all’esame di maturità. Sapevo praticamente tutto. Il commissario mi fece però una domanda alla quale non riuscii a rispondere. “Perché mai D’Annunzio usa la parola Pineto e non Pineta? Sarebbe più naturale parlare di pineta, invece…” Mi aggrappai, scivolai, caddi, tacqui. Insomma non seppi replicare in modo chiaro ed esaustivo a questo interrogativo apparentemente banale, ma per me incomprensibile.  E lui mi inferse il colpo più duro, celandomi la soluzione dell’enigma e destinandomi all’eterno oblio. Forse pensava al castigo peggiore per un ignorante: la condanna perenne a non conoscere.

Nei giorni scorsi ho cercato sull’antologia e anche in internet, ma non ho trovato risposta a questa domanda.

E niente… se qualcuno potesse aiutarmi, mi eviterebbe altre notti insonni. In fin dei conti sento di aver scontato la mia pena.

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