Archive for giugno 2012

Telerivisti

“l’Italia soffre a testa alta”

(B. Gentili – 10 giugno 2012)

Aldo Grasso in questi giorni propone una riflessione sull’evoluzione, o meglio sull’involuzione, delle telecronache calcistiche Rai, da Nando Martellini ai giorni nostri.

In effetti, seguendo le partite della nazionale in occasione di questi Europei, ho avuto le sue stesse sensazioni. Ricordo, più che altro per le periodiche riproposizioni storiche e per i diffusi servizi sull’argomento, lo stile asciutto di Carosio e di Martellini. Sembravano notai di fronte alla lettura di un rogito: asciutti, atavici, quasi apatici. Telecronache istituzionali che avevano lo stesso ritmo del gioco che commentavano: lento, prevedibile, a tratti noioso. Però conoscevano l’italiano ed il sentirli parlare lasciava comunque trasparire una grande professionalità.

Poi la lunga epopea di Pizzul, buono per ogni occasione e per ogni partita dell’anno: Pizzul quattro stagioni. A pensarci bene era un po’ indolente e le telecronache uscivano particolarmente fiacche. Troppi “Ehhhhh”, “Ahhhhh”, e molto pressapochismo. Però adesso lo rimpiango. In fin dei conti divertiva e, ne sono certo, si divertiva. Non dimenticherò mai il “cielo plumbeo ed il terreno gibboso”, la “parabola arquata” e lo “stadio gremito in ogni ordine di posto”.

Negli ultimi anni il gioco si è radicalmente trasformato, accelerato, evoluto. Il trionfo dell’atleticità e della velocità impone telecronache diverse, al passo coi ritmi di “giuoco” (per dirla alla Pizzul). Però ascoltando i vari Gentili, Cerqueti, Dossena, Collovati… scende la tristezza. L’italiano diventa un’opinione, i nomi random, le osservazioni tecniche sembrano uscite da un calcio di vent’anni fa.

Soffriamo, non so se “a testa alta”, ma soffriamo. Ed incalza la nostalgia.

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American Beauty

“Ndov’èto ‘n viagio de nòse?
In New England.
Ah sì, l’è vera che a ti te piase l’Inghiltèra”

(G. Bernardin, qualche giorno prima delle nozze)

 

Viaggiare in New England significa innanzitutto sprofondare in una delle tante dimensioni che compongono l’America. Popolo strano gli Americani: più li frequenti e più ti rendi conto che vivono esattamente come nei loro film. Case di legno e cartongesso, con la veranda davanti e la porta di servizio sul retro, la bandiera stelle e strisce sulla balconata d’ingresso ed il pick up parcheggiato nel vialetto attiguo al praticello perfettamente tagliato.

Per inquadrare il territorio… Il New England è la regione nordorientale degli Usa e raggruppa sei stati: Maine, New Hampshire, Massachusetts, Vermont, Connecticut, Rhode Island. Su queste coste sbarcarono i primi Padri Pellegrini delle minoranze religiose inglesi, in fuga dalle persecuzioni europee. Nel XVIII° secolo furono elaborati qui i primi progetti per l’indipendenza. Ma il New England è anche la  culla della letteratura e della filosofia americana, la sorgiva delle battaglie sociali e dei diritti dell’uomo. L’abitante della Nuova Inghilterra è lo Yankee.

Il nostro viaggio però è partito dallo stato e dalla città di New York che significa fusione di genti, baraonda di ristoranti, grattacieli da grattacapo, velocità convulse, lavoro… ma soprattutto skyline. Nel mio immaginario Manhattan significa questo. Nelle foto che seguono ho cercato di portare a casa due prospettive diverse di skyline. 

Man at work

 

Grattacieli

Successivamente abbiamo intrapreso il viaggio in auto per Ithaca e per le Niagara Falls. Non alte, ma vastissime. Non sconvolgenti, ma maestose nella loro veemenza e nella loro forza. Arrivare a pochi centimetri dall’inizio del salto fa comunque impressione. Pioveva, ma abbiamo comunque apprezzato la meraviglia del luogo, rovinata solo dagli alberghi e dalle giostre di Gardaland che sorgono di fianco.

Acqua, nuvole e viceversa

 

Dopo le cascate, Toronto e la sua Cn Tower, 553 metri con un ascensore di vetro. Poi l’Ontario, un lago grande quanto l’Italia dove il panorama è quasi sempre lo stesso: le interminabili strisce di alberi, boschi, foreste dividono il grigio avio del lago dal cielo plumbeo. Sulle Thousand Islands ho scelto uno dei posti più tranquilli in cui mi piacerebbe vivere. 

Casetta in Canadà

 

Vermont, dove i laghi si susseguono e si confondono l’un l’altro. Dove il tempo si ferma ed il ritmo inizia ad essere quello delle fattorie. Qui tutto è lento e favorisce la contemplazione. 

Tramonto in Vermont

 

New Hampshire, White Montains. Ovvero le montagne che precludono l’oceano. Le strade attraversano in silenzio i boschi ed il parco nazionale. Attorno la quiete e di tanto in tanto qualche auto. 

Attraversare sulle strisce

Finalmente Maine. Oceano, tramonti, fari, scogliere e soprattutto Lobster. Aragosta ovunque, perfino nei meravigliosi panini dei baracchini agli angoli delle strade. Buonissimi. 

Sposi sotto il faro

 

Alla fine Boston con la sua storia ed il suo piacevolissimo centro storico da girare rigorosamente a piedi lungo il Freedom Trail e Cape Code, la penisola da cui siamo partiti per avvistare le balene. 

Boston allo specchio

 

Un viaggio bellissimo, in cui la sensazione dominante è stata quella di trovarsi sul set di un film. Di tanti film. L’America, per come l’abbiamo vista noi, è esattamente come quella dei suoi film. Con pregi e difetti, si capisce.

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Stravolta 2012

Rinnovo anche quest’anno i complimenti per l’organizzazione della Stravolta. Itinerario a scelta tra 7, 14 e 21 km. Molto bello il percorso tra colline, boschi e cavedagne. Bravi Bradipi. Se non fosse per Rodeo che mi ha accompagnato durante la marcia, sarei ancora là a boccheggiare. Invece sono arrivato al traguardo.

L’unica nota negativa è stata lo speaker dell’arrivo. Nella lettura degli sponsor ha citato il Gruppo Fotografico Carpìno e il Panificio Pazzini. Squalificato.

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Canada

“Aveva una casetta piccolina in Canada
con vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà,
e tutte le ragazze che passavano di là
dicevano: “Che bella la casetta in Canada’”

(G. Latilla – La casetta in Canada’)

Finalmente arrivati in Canada. Oggi, giornata piovosa e temporalesca, le cascate del Niagara si sono mostrate in tutto il loro impeto. Me le aspettavo piu’ alte, ma da vicino fanno comunque impressione. Spiace non poter caricare qualche foto.

Ci si rimane male nel vedere che attorno ad una della meraviglie piu’ grandiose della natura, e’ sorto un paese di giostre, negozi, ristoranti. Una piccola Las Vegas. Paradossalmente l’unica cosa che non si paga e’ la vista delle cascate, cioe’ il motivo principale per cui uno viene in questo posto. Tutto il resto e’ profumatamente a pagamento.

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