Archive for novembre 2014

Il buco nell’acqua

“L’amore è un’acqua nel buco e termina necessariamente in un buco nell’acqua”

(G. Ceronetti, Pensieri del tè)

Sono ufficialmente terminate le notti insonni dei Voltesi, parola di Gazzetta. Il buco di bilancio scoperchiato in estate è ormai putrida acqua passata. O meglio, il buco è proprio nell’acqua.

Scrive l’onnipresente giornale mantovano: “Buone notizie, poiché nonostante il buco di oltre un milione di euro, sembra che il comune di Volta possa tornare a dormire sonni tranquilli… grazie a diverse manovre, il bilancio chiuderà pari, rispettando i vincoli del patto di stabilità, oltre alla conferma di finanziamento degli impegni già assunti”.

In tre mesi è stato ripianato oltre un milione di euro. Roba da Nobel per l’economia.

Se alcuni non riescono ancora a spiegare il prodigioso assestamento, molti altri additano come evidente l’intercessione di fine settembre della patrona Beata Paola. I Voltesi comunque ringraziano ed urlano fieri al miracolo.

Buco_nell_acqua

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Terzo tempo

“Ho messo la testa dove gli altri non osavano mettere nemmeno i piedi”

(J.P. Rives – Terza linea della Francia dal 1975 al 1984)

Il bello del rugby è che è l’unico sport di squadra profondamente autentico, di regola il più etico tra le discipline non individuali. Finzione, isteria, ozio, indolenza, lussuria, avidità, analfabetismo…sono i sette vizi capitali che si trovano a tutti i livelli del calcio professionistico. Qui non ci sono.

Il test match Italia – Sudafrica, però, è stato un’altra cosa. Quando la nazionale di rugby scende in campo, migliaia di cialtroni pensano che sia come guardare Buffon e Balotelli. In queste occasioni la ritualità dello sport anglosassone lascia il posto al fracasso dello stadio di calcio. Il pubblico delle tribune non sa distinguere una mischia da una touche, ma ogni momento è buono per sostenere l’inesauribile ola che passa dagli spalti. Snervante.

Viene spontaneo il paragone con l’RDS Arena, tempio sacro del rugby di Dublino. Là, un anno fa, il silenzio dei calci piazzati faceva accapponare la pelle, qui il frastuono impedisce ogni conversazione. Là gli inni incitavano le squadre ad affondare la baionetta nell’avversario, qui si canta la canzone dei mondiali 2006 anche quando entra il massaggiatore.

Per fortuna Padova è stata anche altro. Un lungo aperitivo in centro ed una degna cena ci hanno fatto dimenticare l’impalpabile partita. Per fortuna che esiste il terzo tempo.

Piloni di mischia

Piloni di mischia

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Apparizioni

Il posto fisso per tutti è un’illusione

(E. Fornero)

L’ultimo esonero in casa Inter ha riportato in auge il vecchio adagio dell’agognato posto fisso, sempre più chimera dei tempi moderni.

Pensando alla girandola di destituzioni nerazzurre, ho cercato un po’ di numeri. Impietosi. Nel ventennio dell’era Moratti si sono avvicendati 19 allenatori (22 se si contano i rimpatri).

Scorrendo la lista si trovano guru incompresi e meteore in caduta libera, ma poco importa. Una panchina che sembra la hall di un motel a ore, dove in tanti vanno e vengono e in pochi lasciano il segno.

Non c’è una morale conclusiva, né un finale ad effetto. È solo che questa cosa fa un po’ sorridere.

Dal 1994 ad oggi, in ordine di apparizione:

Ottavio Bianchi
Luis Suárez
Roy Hodgson
Luciano Castellini
Luigi Simoni
Mircea Lucescu
Luciano Castellini
Roy Hodgson
Marcello Lippi
Marco Tardelli
Héctor Cúper
Corrado Verdelli
Alberto Zaccheroni
Roberto Mancini
José Mourinho
Rafael Benítez
Leonardo
Gian Piero Gasperini
Claudio Ranieri
Andrea Stramaccioni
Walter Mazzarri
Roberto Mancini

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Muro contro muro

“Un uomo solo che guarda il muro è un uomo solo.
Due uomini che guardano il muro è il principio di un’evasione”.

(D. Cugia, Jack Folla Alcatraz)

Sono andato a Berlino nel 1994. All’epoca sapevo a malapena che Berlino si trovava in Germania e che in quella città esisteva un muro, appena più alto della celeberrima muretta di Sassello.

Oggi si riflette sul significato di quell’evento e di quei giorni, che segnarono inesorabilmente l’avvio di una trasformazione socio-politica del mondo. Ma nel mio piccolo, se penso al muro, penso a quella vacanza del 1994 e ai suoi protagonisti. Imberbi, ignari, imperturbabili.

Sono trascorsi venticinque anni dalla caduta del muro di Berlino. La muretta di Sassello, invece, resiste imperterrita.

Correva l'anno... 1994

Correva l’anno… 1994

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Ogni erba non è un fascio

Qualunquista è il superficiale che non si cura di penetrare le cose,
le giudica tutte a un tanto il pezzo, conserva nel solaio della mente le idee ricevute,
i giudizi acquisiti, le angherie culturali inconsciamente subite”.

(G. Brera, L’arcimatto)

È tipico del qualunquismo generalizzare un comportamento particolare e attribuire a tutti una caratteristica tipica di pochi o di molti. Nel gergo contadino si chiama “fare d’ogni erba un fascio”, cioè generalizzare eccessivamente, non considerando le differenze e le distinzioni tra i vari tipi di “erba” e pretendendo di riunire tutto in un unico “fascio”.

Finalmente qualcuno è riuscito a mettere in rete una classifica sull’affidabilità dei singoli parlamentari, esorcizzando la diffusa opinione che alla fin fine son tutti uguali.

Sul sito di Openpolis c’è innanzitutto la classifica delle presenze. E si scopre che molti assidui ospiti di Porta a Porta entrano in Parlamento poche volte l’anno. Altri anonimi ragionieri rasentano l’en plein di presenze. Non sarà un indicatore infallibile, ma è difficile che chi non arriva neppure all’1% di presenze, risulti credibile quando promuove il proprio impegno per i cittadini .

E poi viene calcolato un indice di produttività, sulla base di un algoritmo che considera la tipologia di atti prodotti, il loro iter procedurale (quanta strada riesce a fare un atto in Parlamento) ed il loro consenso (quante firme ottiene da altri parlamentari), la partecipazione del parlamentare stesso ai lavori in Commissione e in Aula, gli interventi effettuati, le presenze alle votazioni.
Nulla di infallibile, ma comunque un discreto supporto per giudicare con ragione, senza sparare troppo nel mucchio.

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