Archive for settembre 2010

Bucolica difesa

 “Dai diamanti non nasce niente,
dal letame nascono i fiori”.

(F. De Andrè – Via del Campo)

Singolare linea difensiva dei legali di Sgarbi, sotto processo per aver apostrofato Travaglio come “pezzo di m… tutta intera”. Gli avvocati difensori hanno impostato la loro arringa sull’idea che il letame non avrebbe affatto connotazione negativa, rappresentando anzi un elemento fondamentale della natura che “fa bene al corpo e anche all’anima”. Secondo questa tesi, dunque, l’epiteto “pezzo di m…” non può costituire offesa. Testualmente: “voleva far capire comunque che da Travaglio sarebbe nato qualcosa (per esempio un partito politico) tanto che egli un giorno avrebbe avuto un futuro con la destra liberale, facendo financo concorrenza a Berlusconi proprio perché è un pezzo di m… tutta intera e non un diamante”.

Verrebbe da ribattere che sono delle “emerite teste di c…”, inteso come nobile organo che genera la vita, apparato sacro da cui si origina l’esistenza.

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Il figlio

E c’è una madre senza un figlio
Senza un figlio da baciare.
Ora c’è un angelo nuovo in cielo
Un angelo nuovo da pregare

(I Luf – Mèi ros che néghèr)

Quattro anni… Sono solo un istante, per chi aspetta di attenuare il dolore di un figlio che non può più abbracciare.

Noi, amici semplici, non possiamo dimenticare. Ma la continue sfide della vita, i suoi improrogabili appuntamenti, ci impegnano la mente, ci chiedono attenzione e concentrazione, ci fanno andare avanti.

Penso invece a quella madre e a quel padre che tra le braccia non stringeranno più il proprio figlio. Solo a loro va il mio pensiero.

Poker d'assi - aprile 2006

 

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Usi, costumi e… Carta straccia

La Costituzione , si sa, è avvolta da un velo di riverente sacralità che la rende monolitica ed immutabile per tutti i secoli dei secoli.

Vi sono tuttavia alcune consuetudini, diffuse e tacitamente radicate, che indirettamente negano i principi costituzionali. Vi sono cioè degli usi, delle abitudini, che pur contrastando con la suprema Carta, di fatto vengono universalmente e pubblicamente accettati.

Prendete ad esempio l’articolo 4: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Balle. La Repubblica non promuove un bel niente. Il lavoro lo creano le persone e il mercato (cioè sempre le persone). E poi oggi nessuno lavora secondo la propria scelta, ma secondo quello che le circostanze, alla meno peggio, gli offrono. Pochi scelgono, molti di più s’accontentano di quel che passa il convento (quando va bene).

Vista la vicenda Cosentino, ennesima immunità concessa dai brahmani a sè stessi, non si potrebbe pensare ad una consuetudine capace di contrastare l’ormai abusato e vecchio articolo 68? “Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione… Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazione, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza”.

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Frasi da un matrimonio

Ho notato che le feste di matrimonio, occasioni formali per eccellenza, trasudano di frasi fatte e domande retoriche. Anche volendo evitare di essere banali o monotoni, partecipando ad un matrimonio sentirete almeno una volta tutte queste frasi. La top ten è in ordine di bellezza crescente.

10 – (se piove) “Certo che hanno avuto proprio sfortuna, guarda te se doveva piovere proprio oggi!Se ti sposi in autunno, è probabile che trovi una giornata di acqua… vai a sposarti a Sassari per ferragosto e vedrai che la fortuna ti assiste.

9 – (se non è luglio o agosto) “Chissà che freddo che avrà la sposa, così… con le spalle scoperte…” Frase generalmente pronunciata dalle donne di età compresa tra i 40 e i 70 anni.

8 – “Beviamo un prosecco?” Frase generalmente pronunciata dai maschi di età compresa tra i 20 e i 40 anni.

7 – “La sposa è proprio bella oggi”. Indipendentente dalla sposa, che può anche essere un cesso, le amiche suggellano il trionfo dell’ipocrisia con questa bella affermazione. E tutti asseriscono contenti.

6 – (tra maschi) “Chi è quella? Un’amica di lei?” Oggetto del quesito è generalmente una sventola bionda, alta, con tacchi vertiginosi e spacco ascellare.

5 – (tra femmine) “Chi è quello? Un amico di lui?” Oggetto del quesito è generalmente un piacione dal capello fluente, la barba incolta e la camicia sbottonata. Molto spesso ha il gessato e le scarpe pitonate.

4 – “E adesso? Chi sono i prossimi che si sposano?” Frase generalmente rivolta a me.

3 – “Io basta antipasti. Sennò dopo non mangio più niente”. Un grande classico del buffet d’overture.

2 – (rivolto allo sposo, in genere all’entrata della chiesa) “Sei proprio sicuro? Guarda che sei ancora in tempo per tornare indietro”. Questa è la battuta che odio di più. Chi la pronuncia pensa di essere originale e divertente, invece io sono sempre lì che aspetto chi sarà il primo a dirla.

1 – (dopo i primi) “Io sarei a posto già così”. La più gettonata e abusata affermazione che si possa ascoltare ad un banchetto di nozze. La pronunciano tutti, indistintamente. Per mantener fede al protocollo, occorre ovviamente rispondere “sì, anch’io… mamma mia!”.

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Consigli per gli acquisti

A quanto pare l’argomento “fotovoltaico” è attuale un po’ ovunque, non solo nel dibattito politico di Volta. L’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria ha censurato i manifesti che promuovevano la realizzazione di impianti a Milazzo (Messina), suscitando prevedibili reazioni.

Provvedimento legittimo, certo. Una donna in perizoma su un pannello, preceduta dallo slogan “Montami a costo zero” non è esattamente il massimo dell’eleganza. L’immagine, prima ancora di contrastare con il Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale (violazione dell’art. 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona), contrasta con i più elementari principi di buongusto. Va bene la libertà d’espressione, ma un minimo di decenza va garantito.

Nella vicenda, però, stona la decisa presa di posizione del Ministro Carfagna subito favorevole al blocco della campagna pubblicitaria. “Il Ministero è sempre in prima linea contro le pubblicità poco rispettose della dignità dell’individuo – quasi sempre riferite alle donne – o che incitano alla violenza…”. La Carfagna sembra scordarsi degli albori della propria carriera, quando per fare strada posava nuda per Max è sculettava in tv.

Suggerisco alla holding del fotovoltaico un altro manifesto: una distesa di pannelli sormontata dalla scritta: “Qua una volta era tutta Carfagna”.

La pubblicità vessata

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Che fine fanno le firme?

Andare a votare oggi sarebbe un’idiozia. Rimandando ad un altro momento le riflessioni sulla sconvenienza del voto anticipato e sui suoi inevitabili esiti e conseguenze, mi soffermo a sottolineare una sola questione.

Con il termine di questa legislatura, decadrebbero anche le 350.000 firme raccolte dai grillini nell’ambito della campagna “Parlamento pulito”. Ricordate? Parlamento senza condannati, limite di due mandati, ripristino delle preferenze sulla scheda.

Al di là del fatto che il faldone di questa petizione giace esanime da qualche tempo, in qualche sottotetto polveroso di qualche palazzo istituzionale… con lo scioglimento delle Camere si avrebbe la morte legale di quell’iniziativa popolare. Le firme raccolte hanno infatti validità per due legislature.

Colpevolmente ignorate da ogni forza politica (mi pare che anche Di Pietro se ne sia guardato bene dal farsene pubblico paladino), potrebbero ritornare in auge solo se si aprisse un dibattito sulla modifica delle legge elettorale vigente. A quel punto, cioè con un Parlamento deciso ad intervenire in materia elettorale, le richieste del Movimento Cinque Stelle dovrebbero per forza di cose essere prese in considerazione.

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In moto, perpetuo

Ieri, in uno spaventoso incidente trasmesso da tutti i tg, ha perso la vita il giovanissimo Tomizawa. E ovunque serpeggia la stessa domanda: “Si può morire in moto a 19 anni?” Certo che si può. Se di mestiere scegli di fare il pilota, se ogni giorno corri a 300 all’ora a cavallo di pochi chilogrammi di ferro, allora si può eccome.

Dispiace certo. Ma non facciamo troppa ipocrisia. Chi decide (o meglio, chi può permettersi di decidere) di correre in moto, deve mettere in preventivo qualche serio rischio. In cambio di questa “scommessa” il sistema offre soldi, fama e divertimento. È una scelta. Che ognuno dovrebbe fare in maniera libera e consapevole.

Insomma, sarebbe più sconcertante se una morte simile accadesse ad un impiegato del catasto o un archivista dell’Inps, no?

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Pallone gonfiato

Calciomercato pazzo. L’Inter che ha vinto lo scudetto e ha incassato il premio Champions, non ha praticamente sborsato un euro. Ha anzi fatto cassa, liberando crazy horse Balotelli. Se l’immobilismo nerazzurro è dettato dal tanto acclamato fair play finanziario, perché il Milan, al contrario, può fare spese folli? Perché ha promesso a Barcellona o City la vendita dei gioielli di famiglia (Pato e Thiago Silva) l’anno prossimo? Perché ci sono imminenti elezioni e il presidente necessità di una buona immagine? Un giocatore (Ibra) venduto l’anno scorso per 70 milioni, ora ne vale solo 24? Robinho pagato 32 milioni due anni fa, vale oggi “solo” 15? Borriello non accetta il prestito alla Juve per 3 milioni e mezzo annui perché dice di volerne 4 e poi va alla Roma per 2 e mezzo?

Il popolo dei giornalisti sportivi ricorda gli ignavi danteschi, che correvano da una parte all’altra inseguendo una bandiera senza insegna. La stampa sportiva è sempre pronta a seguire la notizia sensazionale, a schierarsi senza ideale da una riva all’altra… purché si faccia clamore.

Perché questi cronisti e questi direttori non ci spiegano cosa sta succedendo? Perché non può esistere un giornalismo sportivo d’inchiesta? Credono davvero si possa considerare tutto questo normale?

Nel marasma di questo calciomercato pazzo, fa sorridere la reazione stizzita dei napoletani alla cessione di Quaglierella (napoletano d.o.c.g.) alla Juve. In parecchi a Napoli hanno azzeccato l’ambo uscito nei giorni scorsi: 27 e 71. Dicono che il “27” è il numero di maglia dell’attaccante; “71”, invece,  è “l’omm ‘e mmerda”.

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