Archive for maggio 2019

Quinquies

Alla ricerca del consenso ho sempre preferito quella del controsenso

(anonimo su Twitter)

In questa tornata amministrativa Ciriaco De Mita è stato confermato Primo Cittadino di Nusco, a 91 anni. A Volta invece inizia il Bertaiola quinquies: venticinque anni di Sindaco. I detrattori sui social lo chiamano Re, nei bar Lucky Luciano. Ma i numeri non lasciano dubbi: i Voltesi in realtà lo adorano.

Con queste percentuali bulgare non c’è nulla da aggiungere. Non ho alcun titolo per dare consigli, che verosimilmente neppure servono e che sicuramente nessuno vuole. Cinque anni fa feci all’Amministrazione un sincero augurio di migliorare “partecipazione e trasparenza”. Che non significa scrivere post su Facebook ed organizzare incontri pubblici di apostolato. Non significa solo “comunicare verso…” Significa anche ascoltare, decidere accogliendo emendamenti, accettare consigli, suggerimenti, proposte. Significa talvolta coinvolgere, accettare, assecondare e cambiare idea.

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Dacci un taglio

Un filosofo che non poteva camminare perché si pestava la barba, si tagliò i piedi

(A. Jodorowsky)

Accedo di rado a Facebook, ma soprattutto non commento mai i post pubblici. Più che altro per una questione di principio: mi sembra sempre preferibile estraniarsi dai pollai dove ogni chiocciare, dal più sciocco al più autorevole, hanno lo stesso peso e la stessa visibilità. “Uno non vale mai uno”, soprattutto quando le opinioni pretendono d’intersecarsi con le questioni tecniche oggettive.

Il Ministro Fraccaro, che peraltro mi è anche simpatico, ha postato un logoro slogan ad effetto, “taglio dei parlamentari: meno poltrone, più efficienza”. Ha argomentato la boutade con un sillogismo discutibile, secondo il quale la riduzione dei parlamentari migliorerà “la qualità della nostra democrazia e la capacità del Parlamento di rappresentare le istanze del Paese”. Non ho resistito. Ho chiesto timidamente che mi venisse spiegato come “meno parlamentari” potesse portare a più qualità della democrazia ed a più istanze rappresentate. Una sola aficionada ha azzardato rispondere con il solito ritornello che “meno parlamentari significa un parlamento più snello, leggi più veloci, leggi più numerose”. Ho obiettato che ridurre i rappresentanti significa ridurre la rappresentanza (è matematica, giusto?), e significa dunque ridurre le potenziali istanze. In termini assoluti, ciò non migliora la democrazia.

Seguendo la logica di questi sordi seguaci, nessun parlamentare significherebbe più leggi, dunque più istanze, dunque più democrazia. Il paradosso sarebbe allora che la dittatura dovrebbe corrispondere alla democrazia massima.

In generale passa il messaggio “meno parlamentari = meno spese”, ma nessuno spiega perché sono così tanti. Nessuno ricorda che la Costituzione aveva immaginato un organo dove si dibattesse, ci si confrontasse, dove venissero rappresentate le molteplici posizioni dell’elettorato. Ridurre i parlamentari significa ridurre questo ruolo di discussione e confronto, significa rafforzare l’esecutivo. “Meno parlamentari” significa “meno rappresentanti”, quindi meno confronto e più agilità per il Governo che decide. Per lo stesso motivo Renzi voleva eliminare il Senato.

Boh, penso sempre che prima di riscrivere la Costituzione, sarebbe il caso di rileggerla.

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