Archive for settembre 2019

Non si dimentica

Ah, da quando Baggio non gioca più
Oh no, no… da quando mi hai lasciato pure tu…

non è più domenica… e non si dimentica

(C. Cremonini, Marmellata #25)

 

Come ogni settembre che si rispetti, anche quest’anno è giunto il tempo di muovere i primi passi nella stagione del Fantacalcio. È forse l’unico sport (sic) che associo indissolubilmente al Lele ed ogni settembre mi ritrovo a fare i conti con questa strana riflessione.

I primi Fantacalcio erano con lui. Eravamo in quattro, sbarbatelli e ignari del mondo. Non esisteva internet, c’erano Baggio e Batistuta, le rose erano bellissime e romantiche, le squadre giocavano tutte di domenica, le formazioni si scrivevano a penna dopo aver visto il televideo e i calcoli si facevano a mano di lunedì, davanti alla Gazzetta. Di solito era lui a fare i conti per tutti, perché aveva più tempo e forse anche più pazienza di noi.

Ricordo benissimo i suoi foglietti con la formazione scritta in biro blu. Stampatello leggermente inclinato, ordinato e pulito. Aveva una bella scrittura e io ho sempre invidiato le belle scritture. Il termine per lo scambio delle formazioni era le ore 12 della domenica. Immancabilmente, quando giocavamo contro, suonava il mio telefono di casa alle 11.58. “Silvio, c’è il Lele per te” era la litania di mia madre intenta a preparare il pranzo. “Devo invertire il quinto e il sesto panchinaro, rispetto alla formazione che ti ho dato”, mi diceva preoccupato mentre lo deridevo per questa sua meticolosità inutilmente estenuante.

Era fantastico esserci in quegli anni.

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Tra vento e mare

La costa della Cornovaglia gareggia in bellezza con la Costa Azzurra.

Manifestai questa convinzione all’amico Hercule Poirot, e mi sentii rispondere:

«Le tue asserzioni sono poco originali, caro Hastings»”

(A.Christie)

 

Abbiamo trascorso due settimane di agosto in una parte d’Inghilterra generalmente poco nota. Devon, Dorset, Cornovaglia… insomma tutti posti dove il trambusto delle grandi città è sconosciuto, dove sono le maree a scandire i ritmi del tempo, dove la frenesia lascia il posto alla meditazione, dove le colline ospitano foreste inviolate e le falesie abbracciano prepotentemente il mare.

Una vacanza strepitosa, seppur accompagnata spesso dal vento e dalla pioggia. Ma l’Inghilterra è soprattutto questa: il sole che lascia d’improvviso il posto all’acquazzone, oppure la schiarita che dirada le nubi e riscalda inaspettatamente la giornata.

Bath. Il nostro viaggio inizia poco a sud di Bristol, a Bath. Le terme romane sono la principale attrazione di questa graziosa cittadina, atipicamente inglese. Il Pulteney Bridge, che sormonta il fiume Avon, ricorda vagamente il Ponte Vecchio di Firenze. Una città georgiana, dove si respira un vento di storia italiana.

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Stonehenge. L’abusata espressione “cerchio magico” assume tra questi megaliti un significato appropriato e pragmatico. Il sito neolitico si trova in mezzo al nulla assoluto, generando mistero nel mistero. Non è un monumento strabiliante, ma è uno di quei posti che sarebbe un peccato ignorare.

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Salisbury. Una maestosa cattedrale di architettura medievale, con la torre campanaria più alta della Gran Bretagna e il secondo orologio funzionante più antico del mondo. Il primo è a… Chioggia.

Swanage – Old Harry Rocks. Raggiunta finalmente la Jurassic Coast sulla Manica, le Old Harry Rocks rappresentano uno dei luoghi più imponenti ed emozionanti di tutto il viaggio. Una scogliera di gesso bianco, che fa ben intendere il significato di “Perfida Albione”, appare così imponente da togliere ogni parola. Ci sono due leggende riguardanti il nome. La prima sostiene che il diavolo, storicamente ed eufemisticamente chiamato “Old Harry”, abbia dormito su queste rocce. La seconda attribuisce il nome ad Harry Paye, celebre pirata della zona che qui nascondeva la sua refurtiva.

Sul pendio in bilico, il vento ed il mare sono una cosa sola. Si prova una delle sensazioni più appaganti della vita: guardare l’orizzonte sterminato, respirare l’odore del mare e sentire il vento violento che schiaffeggia il viso.

Per arrivare alla scogliera si percorre un sentiero di circa venti minuti. All’inizio del sentiero, nascosta nella direzione opposta, c’è la fattoria Manor Farm che offre qualche ottimo piatto frugale. Ho mangiato un toast strepitoso con brie e marmellata di mirtilli.

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Weymouth. È una nota città di villeggiatura, ricca di locali e lunghe spiagge. Attraverso un lungo ponte si può raggiungere l’isola di Portland, col suo imponente e caratteristico faro. Qui inizia la Chesil Beach, una distesa di sabbia e pietre, lunga quasi trenta chilometri. La zona del porto è un angolo di Maine in terra inglese.

In caso di bambini al seguito, a Weymouth c’è un sealife meraviglioso e ben curato.

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Abbotsbury. Nelle immediate vicinanze di Weymouth, su una collina che domina la Chesil Beach, c’è un gioiello del quattordicesimo secolo, la St Catherine’s Chapel. Si erge sulla sommità del colle completamente isolata, costruita interamente con calcare giallo locale. Basta vederla da lontano per capire perché i monaci l’avessero costruita per i loro pellegrinaggi e meditazioni.

Prima di arrivarci, una signora del posto ci dice che l’acustica all’interno è fantastica e che vale la pena cantare. Improvviso l’Ave Maria di Shubert in latino, tanto non mi conosce nessuno. Un successo.

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Poco più a ovest, la Spiaggia di Burton Bradstock, ospita l’Hive Beach Cafe, dove si possono gustare ottimi piatti a base di granchio.

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Exeter. Per raggiungere la città percorriamo la lunga A395, attraverso il Parco Nazionale di Dartmoor. Non solo coste, ma anche foresta dunque. A causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, la storia di Exeter è riassunta unicamente nell’enorme cattedrale gotica. Anche qui, in caso di bambini al seguito, il grande zoo può rappresentare una valida alternativa nelle giornate più uggiose.

Newquay. È il paradiso dei surfisti. La cittadina sovrasta tre distinte scogliere che terminano su tre spiagge arate dalle onde. Pullulano i locali, tra cui segnalo il Fort Inn per la spettacolare terrazza sul mare e la qualità dei piatti sopra la media.

Marazion. Dall’altra parte del Canale della Manica rispetto a Mont Saint Michel, c’è St Michael Mount. Proprio così… è la versione inglese dell’omonima abbazia francese. Un altro monastero dedicato a San Michele e costruito sempre dai Benedettini, su un’isola raggiungibile a piedi dalla terraferma con la bassa marea. Ho scoperto che dovrebbe simboleggiare il rapporto dicotomico della religione: bene e male che continuamente uniscono e dividono Dio e l’uomo.

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Botallack. La punta estrema della Cornovaglia ospita anche le storiche miniere di stagno, in uno scenario sconfinato e silenzioso. I ruderi ed i comignoli delle fabbriche d’estrazione sormontano i prati a picco sul mare. Proprio qui (in particolare a Wheal Owles) è stata girata la serie tv Poldark, che ha reso celebre la zona.

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Padstow. È un bellissimo villaggio di pescatori che ancora una volta ricorda i porti e le baie del Maine. Molti negozi e ristoranti ne fanno una meta turistica ormai nota.

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Lynton e Lynmouth. Uno, anzi due, dei villaggi più strani di questa vacanza. Lynton raggruppa una manciata di case sopra una rupe in mezzo ai boschi. L’impressione è di stare in alta montagna. La funicolare ad acqua Cliff Railway collega Lynton a Lynmouth, il villaggio sul mare.

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Tintagel. Il castello medioevale è noto per aver dato origine alla leggenda di Mago Merlino. Le rovine che sovrastano un promontorio sul mare sono raggiungibili attraverso uno spettacolare ponte tibetano. Il vento dell’oceano soffia violentemente sui ruderi, rendendo il luogo ancor più suggestivo e affascinante.

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Dunster. È una piccola cittadina a pochi chilometri da Bristol, nota per il suo castello che domina il villaggio. Vale decisamente una sosta.

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Cleeve Abbey. Ultimo appuntamento prima di concludere il nostro tour ad anello. Questa abbazia cistercense si trova nel mezzo della campagna inglese e risale al XII secolo.

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Anniversari

Come ti permetti prete sono un ex combattente…

Ho fatto la prima crociata e anche la terza…

La seconda non perché ero malato!

(E. Jannacci, Prete Liprando)

Il 9 settembre 1459 si tenne a Mantova il Concilio di Pio II. Papa Silvio (sic) Piccolomini, dopo tre anni dalla presa ottomana di Costantinopoli, tentò di organizzare una spedizione unitaria dei sovrani del continente, nel nome della Cristianità. Il sovranismo era già stato “inventato” da tempo, e a dire il vero era ben più in auge di oggi. Ciononostante il pontefice fece un appello all’unità europeista, sotto l’egida della Chiesa. Capi di Stato, intellettuali, artisti e vertici religiosi confluirono coi loro seguiti nella nostra città. Le cronache parlano di mesi in cui la popolazione addirittura raddoppiò.

560 anni dopo, ancora in molti arrivano a Mantova da lontano. Non si organizza più una crociata, si parla solo di libri.

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