Archive for aprile 2006

Quel 24% che non capisco

La Cassazione oggi ha confermato la bontà degli scrutini elettorali, approvando ufficialmente e definitivamente la vittoria, seppur stringatissima, da parte dell’Unione e di Romano Prodi. Si può dunque dibattere con serenità e certezza a proposito dei risultati delle politiche 2006.
Ho compreso benissimo le motivazioni che hanno spinto metà degli italiani a votare per il centrosinistra. Comprendo altrettanto bene le ragioni che hanno portato l’altra metà a votare per il centrodestra. Visto che ci si aspettava una vittoria più netta da parte dell’Unione, è forse l’analisi delle preferenze alla CdL a meritare più attenzione, a richiedere una spiegazione più articolata.
È comprensibile la percentuale raccolta da Alleanza Nazionale. Chi si sente più o meno profondamente ispirato ai valori della destra, difficilmente poteva affidarsi alla sinistra. Men che meno a questa sinistra. Anche chi è rimasto deluso dall’esperienza del governo uscente, se animato da un cuore a destra, ha probabilmente deciso di estremizzare il proprio voto, appoggiando AN e fornendo un supporto meno diretto al Cavaliere.
È comprensibile la percentuale raccolta dall’UdC. Moderati di destra, cattolici impauriti dallo spettro comunista, “folliniani di secondo pelo” (ossia moderati di centrodestra che hanno capito col tempo che Berlusconi è un debito, non una risorsa) non potevano che confluire nei proseliti di Casini.
È comprensibile la percentuale raccolta dalla Lega. L’elettore del Carroccio ha due sole esigenze: il federalismo (meglio se fiscale) e la lotta all’immigrazione (clandestina o meno). Gli stanno a cuore solo questi due temi e relega tutto il resto nel contenitore della bassa priorità . Se trova risposte su questi argomenti, allora è disposto ad accettare qualsiasi compromesso, ovvero ad appoggiare chiunque. Potrà definirsi visione limitata, oppure visione efficace. Ma tant’è, il risultato non cambia.
Ciò che non mi risulta comprensibile è l’altissima percentuale raccolta da Forza Italia. A parte coloro che credono ciecamente nell’opera del Cavaliere e nella sua leadership carismatica (sempre più in via d’estinzione), chi altri ha votato per Forza Italia? Non le persone appartenenti all’autentico pensiero della destra, non gli estremisti, non i moderati cristiani e/o democristiani. Per tutti costoro ho già elencato le naturali case di appartenenza, gli approdi più ovvi. Ma allora perché un elettore su quattro ha preferito il partito di Berlusconi, facendone il primo movimento italiano? Seriamente, ed oltre ogni polemica, sarei grato se qualcuno mi spiegasse chi ha formato quel famoso 24%.

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Abbiamo perso tutti

I giornali titolano “Italia spaccata in due”. Ed effettivamente le percentuali di voti pressoché identiche tra i due schieramenti danno esattamente questa immagine. Un paese schierato su due file, uguali per numero e dimensione, opposte per forma e sostanza. Non c’è nulla di strano. Nelle democrazie moderne, gli schieramenti si affrontano e si battono, anche per manciate di voti. Le maggioranze si alternano e si sostituiscono. Laddove le distanze sono risicate, chi governa viene giudicato effettivamente per quanto di buono produce, o bocciato se sbaglia. Anche se sbaglia poco. Al suo posto succedono altri, che subiranno lo stesso spietato, giusto giudizio Si chiama democrazia dell’alternanza ed in situazioni normali è un fattore vincente, un elemento di ricchezza, una peculiarità rara e da preservare. In una sorta di principio darwiniano, giocando sul filo del rasoio e rincorrendo ogni singolo voto, i candidati migliorano le prestazioni, rispondono meglio alle domande degli elettori, sono più propensi a fare il bene comune. Tutto questo in situazioni normali, come dicevo… in Italia no.
Quanto è accaduto segna la sconfitta del paese, non la sua maturazione. Abbiamo perso tutti, semplicemente per questi motivi.
L’abominevole sistema elettorale (sapete che sostengo il maggioritario da tempi non sospetti) ci ha consegnato un parlamento spaccato, ci ha impedito di avere una maggioranza. Peggio, ci ha impedito di avere governabilità . Ci ha restituito una bipolarità falsa, spuria. Inutile.
Il centrosinistra non sarà in grado di governare. Potrà tirare a campare, potrà riuscire a confezionare una finanziaria, ma non produrrà alcuna grande riforma. Non farà alcun cambiamento in materia di diritti civili (per il blocco della sua componente cattolica), non farà riforme liberiste (per il blocco della sua parte più estrema), non riformerà la costituzione, non riformerà la scuola e probabilmente nemmeno la giustizia, non produrrà grandi opere e di fronte alle scelte di politica estera dovrà elemosinare i voti ovunque. Sono note le sue divisioni intestine, croniche, inevitabili. Con questi numeri il centrosinistra appassirà in un lento gioco di veti incrociati. Una maggioranza risicata per il centrodestra avrebbe forse portato a qualche risultato migliore (in termini di quantità e forse anche di qualità ) bloccando evidentemente le spinte più egoistiche e personaliste (leggi ad personam od obbrobri infrastrutturali) in favore di qualche argomento più largamente condiviso. Ma, più probabilmente, sarebbe cambiato poco.
Il mio timore è quello dunque che l’Italia affronti le prossime sfide, nazionali ed internazionali, sotto una campana di immobilismo cronico. Importa chi sta al governo, certo, ma importa ancora di più mettere in movimento il nostro paese. Temo insomma, che tra un anno ritorneremo sventuratamente a votare. Sarebbe un pesante passo indietro, in un passato che speravamo di avere superato.

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I candidati che vorrei

Qualche sera fa ho osservato con estrema attenzione il confronto tra i due candidati premier alle imminenti elezioni politiche. Lascio ad altri l’analisi ed il commento dei contenuti espressi, delle promesse e delle accuse, limitandomi a fare un’osservazione di forma, più che di sostanza.
Dal loro “faccia a faccia” ho avuto ancora una volta la conferma di una tesi diffusa (non solo mia, per carità ) che sostengo da tempo. Ovvero che entrambi i candidati siano inadeguati oggettivamente e soggettivamente a ricoprire il ruolo capo-coalizione e quindi di ipotetico primo ministro.
Berlusconi rappresenta il partito più grande del centrodestra, ma Forza Italia non ha mai effettuato un’elezione all’interno di un proprio congresso. Il suo potere deriva direttamente da se stesso: questa sarà pure un’unzione lecita, ma di certo non democratica.
Prodi non rappresenta alcun partito. E’ stato impalmato come leader di una coalizione, operazione che con il sistema elettorale proporzionale lascia un po’ il tempo che trova. Al contrario del suo dirimpettaio, è stato eletto dal popolo del centrosinistra, tra una schiera di possibili candidati. In questa schiera che si presentava alle primarie dell’Unione mancavano Fassino, D’Alema, Rutelli, e molti altri… Alla farsa delle primarie si è cercato il plebiscito per un candidato già candidato. E plebiscito è stato.
Sul piano soggettivo, ovvero legato più strettamente alle peculiarità della persona, Berlusconi appare inadeguato soprattutto perché non è un politico. Questo dettaglio spesso coincide con una qualità , ma nel suo caso l’incombenza degli interessi extra, quelli personali, cozza troppo con quelli dell’azione di governo. Sappiamo che il problema è vecchio e noto. Rimane tuttavia anche attuale. Sfuggendo all’etichetta di politico di professione poi, sfugge anche ad ogni regola e protocollo che la politica richiede. Esternazioni, superamento di limiti, imposizione di ordini sono gli esempi più lampanti. È sostanzialmente cosa altra, rispetto al candidato ideale.
Soggettivamente Prodi è certamente più idoneo, benché la sua difficoltà a comunicare, a fare sintesi e la sua “a-politicità ” (uomo che ha frequentato i salotti dell’economia, non quelli della politica attiva) non lo rendano il modello completo del premier perfetto.
Indipendentemente dalle posizioni ricoperte e dalle idee professate, ritengo che Fini e Fassino sarebbero candidati più naturali a rappresentare le rispettive coalizioni. Politici scafati e capaci, radicati nel pensiero delle proprie parti e prototipi chiari di centrodestra e centrosinistra. Non vie di mezzo, non prestanome, non “belle facce” da rappresentanza, non premier per se stessi.
Questi sono i candidati che vorrei. Per lo meno non si darebbero l’un l’altro dell’idiota o dell’ubriaco.

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