Archive for giugno 2014

Cesare Brandelli

“Ave, Caesar, morituri te salutant”

(Ave, Cesare, coloro che stanno per morire ti salutano)

Chissà se prima di Italia Uruguay, qualcuno ha rivolto al nostro Cesare Prandelli il celebre saluto che i gladiatori indirizzavano all’imperatore prima dell’inizio delle lotte.

È curioso. A sentire Svetonio, il motto non sarebbe stato utilizzato tanto dai gladiatori, quanto dai condannati a morte. Ciò renderebbe il parallelismo con la nazionale ancora più calzante.

Dopo l’amara sconfitta, tutti lì a commentare cosa non è funzionato, a trovare il capro espiatorio, a spiegare cosa abbiamo sbagliato. Col senno di poi, insomma, avremmo vinto il mondiale. Un’Italia finita a Brandelli, che nel popolo bue ha diffuso più malumore della Tasi o della disoccupazione. Perché si può perdere il lavoro, ma per carità… non una partita con l’Uruguay.

Della penosa uscita di scena mi dispiacciono due cose. La prima sono tutti quei bambini che sanno ancora nutrire un entusiasmo genuino di fronte ad una partita della nazionale. Saperli delusi mette la depressione. La seconda è che tutte le tragedie del nostro paese perdono improvvisamente interesse. Una riforma becera del Senato, ad esempio, suscita meno interesse di un tweet di Balotelli.

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Stia comodo

Vendo divano letto, riletto e anche un po’ sottolineato”.
(A. Bergonzoni)

In questi giorni, le dirette dei mondiali sono seguite nel mondo da milioni di persone placidamente spiaggiate sul divano di casa, perché il comfort e la tranquillità del proprio sofà non hanno prezzo.

In uno degli stadi di calcio più antichi di Berlino, però, si sposa l’azzardato connubio tra la comodità di casa e l’allegria della condivisione. Migliaia di tifosi hanno trasportato il proprio divano sul campo di gioco, di fronte ad un maxischermo da settecento pollici. All’esordio della Germania erano in dodicimila e, vista la location, non sarà certo mancata la birra in dotazione.

Campioni del mondo, se non altro per la fantasia.

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Il miracolo del Nordest

Mosè disse: “Si aprano le acque!”
E migliaia di donne partorirono”.

(Anonimo)

 

I giornalisti economici che coniarono l’espressione “Miracolo del Nordest” probabilmente non pensavano né a Mosè, né alla spartizione delle acque nella laguna. Avevano in mente tutt’altro, che di profetico e di sovrannaturale aveva ben poco.

Ma da Mosè al Mose, il passo (sulle acque) è breve. Lo scandalo tangenti di questi giorni stupisce più per la forma, davvero biblica, che per la sostanza, ormai tremendamente usuale.

Finanziamento illecito, corruzione, riciclaggio, le solite cose… e spuntano nomi di ex ministri, parlamentari, governatori, magistrati, sindaci, imprenditori: un’apocalisse.

Nonostante gli scandali, le nebbie (non solo della laguna), le proroghe, le deroghe, oggi si dà per ovvio che il Consorzio Venezia Nuova concluda i lavori che ha iniziato. Sempre in tema di acqua, scrive Stella: “non c’è padrone di casa al mondo che, accortosi che l’idraulico ha fatto il furbo, ha speso una tombola in bustarelle e non ha ancora finito il lavoro, gli confermi la fiducia e gli dia altri soldi”. Ha ragione. L’acqua a Venezia rimane alta. Servirebbe un miracolo per camminarci sopra.

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Caréta vintage

Sii quello che sembri

(L. Carroll, Alice nel paese delle meraviglie)

L’ottimo Taraschi ha postato in rete una vecchia foto della genìa voltese. Rappresenta una sintesi esaustiva e affascinante della vita popolare di qualche decennio fa. Si tratta di un’edizione vintage della Festa della Caréta, che si tiene ogni 25 aprile nei pressi della muretta di Sassello. Tra bocconi frugali, tessuti a scacchi e bottiglie di vino senza etichetta docg, ci sono molti volti noti. Spicca senza dubbio quello furtivo e rapace del celeberrimo Mago Gino (in altro a destra), per molto tempo indiscusso veggente di Sassello.

Adoro questi scatti e queste atmosfere da cinema di periferia. Difficile capire se il fotografo e i modelli dell’epoca avrebbero immaginato di assurgere a tanta popolarità.

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Ritorno al potere

“Quando non si possono cambiare le cose dall’interno,
si ha l’obbligo, se si agisce con coscienza,
di andarsene e provare altre strade”

(A.Garcia – Un’altra verità)

Da una settimana Volta ha il suo nuovo sindaco. “Nuovo” si fa ovviamente per dire… visto che è al suo quarto mandato. Bertaiola vuole fortemente amministrare e i cittadini alla fin fine vogliono fortemente essere amministrati da lui. Forse è davvero il migliore, oppure le alternative per curare il male sono ritenute peggiori del male stesso.

Fatto sta che la Lista di Bertaiola, ottenendo meno voti di cinque anni fa quando perse, ritorna prepotentemente al potere. Bizzarrie del gioco democratico.

Personalmente, ora che non faccio più parte della tenzone, auguro con sincerità al “nuovo” sindaco un mandato illuminato e prolifico. Anche se mi ha definito “arrogante” in Consiglio, non nutro alcun astio ed anzi spero che il nostro paese possa ulteriormente proliferare sotto il “nuovo” regno. Volta, prima di tutto.

Alcuni personaggi di Impegno per Volta sono indiscutibilmente preparati e seri, nonché motivati da un sano entusiasmo per operare davvero nel bene comune. È soprattutto a loro che volgo la mia speranza. Che la partecipazione e la trasparenza non restino uno slogan elettorale. Tanti auguri.

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