Cesare Brandelli


“Ave, Caesar, morituri te salutant”

(Ave, Cesare, coloro che stanno per morire ti salutano)

Chissà se prima di Italia Uruguay, qualcuno ha rivolto al nostro Cesare Prandelli il celebre saluto che i gladiatori indirizzavano all’imperatore prima dell’inizio delle lotte.

È curioso. A sentire Svetonio, il motto non sarebbe stato utilizzato tanto dai gladiatori, quanto dai condannati a morte. Ciò renderebbe il parallelismo con la nazionale ancora più calzante.

Dopo l’amara sconfitta, tutti lì a commentare cosa non è funzionato, a trovare il capro espiatorio, a spiegare cosa abbiamo sbagliato. Col senno di poi, insomma, avremmo vinto il mondiale. Un’Italia finita a Brandelli, che nel popolo bue ha diffuso più malumore della Tasi o della disoccupazione. Perché si può perdere il lavoro, ma per carità… non una partita con l’Uruguay.

Della penosa uscita di scena mi dispiacciono due cose. La prima sono tutti quei bambini che sanno ancora nutrire un entusiasmo genuino di fronte ad una partita della nazionale. Saperli delusi mette la depressione. La seconda è che tutte le tragedie del nostro paese perdono improvvisamente interesse. Una riforma becera del Senato, ad esempio, suscita meno interesse di un tweet di Balotelli.

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