Archive for luglio 2017

Di Corsa

Bastia, Bastia… à chi un ha soldi un ci stia

(proverbio corso)

Entroterra selvaggio, montagne alte ed aspre, villaggi arroccati, porti e calette, spiagge sgombre e acqua cristallina. Difficile dare un’idea univoca della Corsica, perché l’isola riassume tutte le dimensioni della vacanza. Andrebbe percorsa dal trekking, girata in moto, osservata dalla barca a vela. Andrebbe vissuta nell’intimo dei suoi borghi o nell’incanto delle sue coste. Ne ho avuto un breve assaggio, ma l’ho trovata bellissima.

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Dapprima l’approdo a Bastia, città di mare, in continua evoluzione e rinnovamento. Sta curando il suo aspetto con ristrutturazioni e riordino del centro storico. La cosa più bella è passeggiare tra i vicoli o sui boulevard, fermandosi in uno dei tanti locali all’aperto che riempiono le piccole piazzette.

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A metà strada tra Bastia ed Ajacco, al centro dell’isola, c’è l’antica cittadina di Corte, capitale corsa nel XVIII° secolo. La città vecchia ospita una bella piazza e soprattutto un belvedere dal quale si può scorgere la fortezza e la confluenza di tre fiumi.

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Poi Ajaccio, incastrata tra due porti, con le montagne alle spalle, bella ma non troppo. La città vecchia, proprio nel pressi della fortificazione, pullula di locali caratteristici, mentre la Route des Sanguinaires coniuga bellissime spiagge e calette con ottimi ristoranti in riva al mare.

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Cargese, poco più a nord di Ajaccio, sul golfo di Sagone, è un paesotto aggrappato alla costa con due chiese, una latina e una greca, costruite due promontori adiacenti che si fronteggiano.

Tra le mille spiagge ci è piaciuta Capo di Feno: selvaggia ma accessibile, nota ma sgombra.

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Bonifacio, il limite meridionale dell’isola, è uno dei luoghi più affollati di villeggianti, ma merita indubbiamente il viaggio. Il suggestivo borgo si erge sul promontorio che domina il fiordo da una scogliera bianca di settanta metri. Impossibile non restare incantati e non notare la somiglianza con l’elegante ed inflazionata Sardegna.

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Spero tanto di ritornarci.

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Aiutiamoli a casa loro

La demagogia è la più fraudolenta delle seduzioni
(R. Gervaso, Il grillo parlante)

Anche se un po’ in ritardo, seppur mi renda conto di quanto questa cosa sia ormai passata in sordina, qualcuno dovrebbe  spiegarmi che senso hanno le parole di Renzi “Aiutiamoli a casa loro”. Cioè, il significato lo comprendo bene, ma vorrei che qualcuno mi spiegasse:

  • con quali strani algoritmi questo slogan possa agevolmente ammogliarsi con una qualche idea di “sinistra”. Come si possa sposare e fare proprio uno slogan storico della destra e al contempo professarsi accoglienti e integranti di sinistra. Vorrei capire come stanno i due piedi nella stessa scarpa. Non dico Berlinguer o Occhetto, ma penso che nemmeno Letta (Enrico) si sarebbe mai sognato di noleggiare un motto simile;
  • cosa significa “Aiutiamoli a casa loro”? Chiamiamo al telefono tutta l’Africa per dare supporto psicologico? Facciamo sei anni ininterrotti di Telethon? Diamo ottanta euro ad un miliardo e mezzo di persone, purché non escano dal continente? Bonus bebè a chi non fa i bebè? Mandiamo scatoloni di Nutella e pasta Voiello? Oppure significa eliminare l’esportazione di armi, o incentivare e finanziare le missioni umanitarie di peace building e peace keeping? Come si aiutano a casa loro? Posso anche concordare sul principio, ma mi devi spiegare cosa ci sta dentro quella frase;
  • perché la parte politica che storicamente ha sempre rivendicato il primato dei contenuti e della sostanza scivola nel più becero dei populismi e nella più ebete demagogia? “Aiutiamoli a casa loro” non significa nulla. Significa imbonirsi l’elettorato della parte avversa, avvicinare i voti lontani, tendere la mano a chi sta sull’altra riva del fiume (il rivale, appunto).

Intendiamoci, non sono per l’accoglienza indiscriminata, né per l’integrazione forzata. Fosse per me, chiederei la cittadinanza in Islanda. Penso però che l’immigrazione rientri tra quei fenomeni mondiali inevitabili e inarrestabili. Da milioni di anni l’uomo migra dove si sta meglio. Compito della politica è quello di governare, gestire, regolare questi fenomeni. È quello di proporre soluzioni efficaci, non slogan vuoti.

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