Archive for maggio 2017

AltRo Adige

Sempre pronto a una nuova idea e ad un antico vino
(B. Brecht)

Questa volta il protagonista delle nostre irruzioni enologiche è stato l’Alto Adige. Terra amata per le montagne, per l’ordine, per la tranquillità e per i vini bianchi straordinari. Innanzitutto l’approdo alla magnifica cantina Elena Walch di Termeno, con il palazzo residenziale al centro del paese ed il suo curatissimo parco. Questo luogo sembra un villaggio nel villaggio. Una visita guidata, tra la tecnologia di ambienti e macchinari ultramoderni e i profumi e le suggestioni di luoghi ancestrali ed ammalianti. Da una parte i monitor touch screen permettono di controllare l’evoluzione di ogni singolo acino, dall’altra imponenti botti di rovere testimoniano la loro lunga vita con bassorilievi secolari e doghe che han visto passare la storia. Un connubio speciale che colpisce lo sprovveduto visitatore quale sono. Degustazione  ottima e abbondante, immersi (è il caso di dirlo) tra l’aroma del gewürztraminer ed il calore del lagrein riserva. Sarà anche una cantina commerciale e dispendiosa, ma l’accoglienza ricevuta e la qualità assaporata ci hanno piacevolmente sorpreso.

La giornata è proseguita sulle rive del Lago di Caldaro, a pranzare sulla luminosa veranda dell’Hotel Leuchtenburg. Dopo una breve passeggiata, abbiamo visitato la cantina Haderburg di Salorno, di dimensioni decisamente più familiari.

Ringrazio i partecipanti per la bella giornata, che ci ha permesso di assaporare e apprezzare un altro Trentino, diverso e un po’ insolito.

Nota bene per i miei compagni di viaggio. La raffigurazione di Mosè con le corna e la sua spiegazione da parte di Anna è abbastanza vera. I corni sulla testa di Mosè rappresentano raggi di luce. Infatti nella Bibbia è riportato che Mosè scendendo dal monte Sinai aveva due raggi che partivano dalla sua fronte. In ebraico “raggi” si scrive “karen”, che però nelle varie traduzioni è stato trasformato in “keren” (corna) anche perché nel Medioevo si riteneva che solo Gesù potesse avere il volto pieno di luce.  Le corna che si possono vedere sul capo della famosa statua del Mosè di Michelangelo derivano da un errore della Vulgata, la famosa prima versione latina della Bibbia, che interpretò come «corna» la voce ebraica che doveva essere rettamente tradotta «raggi di luce». Il passo è il seguente: «Ora Mosè, scendendo dal monte Sinai con le due tavole della testimonianza, non sapeva che dal suo capo uscivano due raggi a cagione del suo trattenimento familiare con Dio.» (Esodo, XXXIV, 29). Michelangelo si attenne alla versione corrente del suo tempo; ed anzi, prendendola alla lettera, diede al suo Mosè due corna ben visibili.

Per le scritte in gesso sui muri, invece, la spiegazione è la seguente: le iniziali C, M, e B ricordano effettivamente i tre magi Caspar, Melchior e Balthazar. Le due cifre di secolo ed anno indicano evidentemente la data. Il segno + fra le lettere e i numeri indica la croce cristiana e sottolinea la sacralità della scritta. Si tratta di un’usanza che si tramanda nel nord Europa nel periodo natalizio, per benedire le famiglie. La scritta è infatti anche l’acronimo latino di “Christus Mansionem Benedictat” cioè Cristo benedica questa casa.

Tutto questo… per la precisione.

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Il vaccino è vicino

Colui che è capace vede in ogni dovere un obbligo

(F. Grillparzer, Le onde del mare e dell’amore)

A settembre entrerà in vigore il decreto del Governo che introduce l’obbligatorietà dei vaccini per l’accesso alla scuola. Misura sacrosanta, doverosa, necessaria. La comunità scientifica, oltre a quella del buonsenso, si è unanimemente espressa a favore.

Tra le obiezioni mosse a questo provvedimento possiamo distinguere due tipologie di critiche ben precise. La prima schiera di obiezioni, più goffa ed impacciata, si fonda sull’ignoranza, prima ancora che sulla disinformazione. Raggruppa le teorie del complotto delle lobby farmaceutiche, le interpretazioni soggettive dell’immunità di gregge, le statistiche del morbillo incrociate con la classifica cannonieri della serie C e tante altre suggestive novelle. Va da sé che questa branca di pensiero non merita confutazione alcuna. Sarebbe decisamente più costruttivo ed interessante controbattere a chi sostiene la finta morte di Elvis o l’attuale latitanza di Hitler in Argentina.

La seconda obiezione al provvedimento risiede invece nel principio pseudo liberale e pseudo libertario secondo il quale ognuno sarebbe libero di decidere della salute propria e di quella dei propri figli. A questo rilievo si può tuttavia replicare che il diritto di decidere della propria salute finisce laddove lede il diritto degli altri alla salute stessa. Se la tua scelta di non vaccinare può minare la salute altrui, allora il tuo diritto lì si ferma, termina, cade.

Circola anche la capziosa affermazione che nei paesi del Nord Europa, nell’immaginario comune ritenuti più evoluti, non esistono vaccini obbligatori. Si omette però di dire che sono talmente evoluti da vaccinare “loro sponte” i figli. Non c’è dunque la necessità di obbligare qualcuno a fare qualcosa che già fa per sua emancipazione.

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Il trekking delle mie radici

Tutto quello che volevo era solo una collina dove sdraiarmi

(W. Faulkner)

Son senz’altro bei posti. Non c’è niente di straordinario o di meraviglioso, ma camminare nel Parco dei Colli Euganei restituisce la stessa serenità che dava la risposta “clima mite e temperato” nelle interrogazioni di geografia delle medie. Queste zone rassicurano l’anima, come la cipolla nel soffritto, come l’orologio sul comodino, come la ghetta nelle scarpate innevate. Non so spiegare: il paesaggio non ha certo la verticalità delle Dolomiti o la pulizia delle colline toscane. Non ci vedi i pascoli degli Appennini, né l’orizzonte innevato che si scorge marciando sulle Prealpi. Però c’è un’armonia di fondo che lega il tutto e che fa stare bene. Le colline, mai troppo alte, sembrano montagne in mezzo alla pianura. L’edilizia delle borgate, mai particolarmente pittoresche, non stona affatto con la natura del territorio circostante. I boschi, scevri di prominenti aghifogli o di tronchi secolari, conservano comunque una bellezza ordinaria, ma al contempo autentica. Regna il silenzio, quasi ovunque. E mi piacciono questi posti, anche perché mio padre ci è nato. Sul monte Fasolo, a quasi 600 metri d’altitudine.

Il nostro trekking ha toccato buona parte del Sentiero di Sant’Antonio, il Monte della Madonna, ed il relativo Santuario, l’eremo di Sant’Antonio, la Rocca Pendice, il Monte Venda, il Monte Fasolo e il Monte Cinto. Ma anche Este, Arquà Petrarca e Monselice.

Annoto alcuni indirizzi gastronomici: Da Ezio a Teolo, l’Osteria Nova ad Este, La cucina del Petrarca ad Arquà, l’Osteria Mazzini a Monselice.

Ringrazio pubblicamente la gentilezza di Adriano Fortunati, che con entusiasmo ci ha omaggiato di un prezioso libro di sentieri.

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La democrazia dei gazebo

Non mi toccare il gazebo chiaro? È una libidine mia e la inauguro io… chiaro?

(dal film Panarea)

Ho sempre conservato un’idea distorta della democrazia, ritenendo che raramente i “più” fossero in grado di decidere il bene per conto dei “tutti”. Ciononostante, nell’ambito del rapporto tra il potere ed il suo esercizio, il principio della consultazione democratica rimane la conquista più evoluta delle società contemporanee. Se è vero che la democrazia non equivale automaticamente al “buon governo”, è altresì vero che rimane l’istituto più illuminato, più legittimo e più libero che abbiamo a disposizione. Impossibile immaginare di farne a meno.

Detto ciò, mi chiedo se la stortura, o la finzione di democrazia siano effettivamente meglio della sua palese negazione. È meglio sconfessare apertamente la democrazia, ad esempio con la dittatura o con la tirannia, oppure offrirne una versione finta, manipolata, fraudolenta?

Renzi, leader uscente del maggior partito italiano, ha chiesto al popolo una legittimazione a tornare. Lo ha fatto inscenando una competizione simulata e dall’epilogo già scritto, dove avversari sconosciuti e impopolari hanno prestato il fianco alla convalida di un’elezione democratica e bulgara allo stesso tempo.

Non parlo delle qualità del leader, né dell’opportunità o meno di rivederlo a capo di un Governo. Ne faccio piuttosto una contestazione di merito sul metodo, sul sistema utilizzato per garantirsi un democratico rientro. Il capo finge di abbassarsi al livello della base, organizza la corsa contro due cavalli barzotti e si fregia di averli abbondantemente doppiati. Serviva davvero passare da questo finto voto popolare? Chi, onestamente, ipotizzava un risultato diverso dai gazebo?

Almeno Berlusconi ha sempre avuto, forse troppo, l’onestà spirituale di autoproclamarsi leader maximo, senza ricorrere a finte cerimonie di legittimazione, senza usare il raggiro di un’elezione simulata o di una consultazione di cartone: il capo sono io, e lo era veramente, a che serve chiederlo alla gente? E anche Grillo predica da messia autoreferenziale, fin dalla sua nascita. Non che siano modelli a cui tendere, per carità, ma non mi si venga a dire che Renzi lo ha scelto il popolo.

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