Archive for giugno 2009

Vespa ci colga

La sensazione che si prova partecipando ad un Vesparaduno è quella dell’appartenenza ad un branco. Si comprendono bene le follie di certi svitati delle Harley o di altri esaltati di robe simili. È la passione che unisce, il sentimento che combina insieme gli individui più variegati di questo mondo. Un elemento d’identità trasversale alle categorie delle persone. Vecchi collezionisti con pezzi più unici che rari trottano al fianco di ragazzini con la marmitta sgradevolmente rumorosa. Esteti della perfezione cavalcano scooter pastello seguendo i motorini dalle tinte sgargianti e antipaticamente fluorescenti. La flotta variopinta che sfila tra le colline sembra una sintesi delle classi sociali: ricchi ed altezzosi conservatori camminano al fianco dei giovani riformisti chiassosi.

È bello vedere il paesaggio morenico da questa prospettiva. Le stradine “basse” acquistano prestigio e fascino. La gente che saluta dai cortili di campagna fa sembrare il vespacentauro a casa propria. Tutti salutano l’ingresso nei paesi con i colpi di clacson (i più indisciplinati montano sirene da codice penale) e qualcuno alza il braccio in cenno di accoglienza. Quaranta chilometri di piacevole relax che regalano la convinzione di un bis, l’anno prossimo.

 

vesparaduno

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I° Consiglio Comunale (26 – giugno 2009)

Il primo Consiglio Comunale è andato.

Un po’ di emozione nel varcare la sala gremita di gente e raggiungere lo scranno della maggioranza. In Parlamento, deputati e senatori sono seduti di fronte al Governo: è facile capire chi siede alla destra e chi alla sinistra. Io mi ritrovo sistemato all’estrema destra del Sindaco, ma all’estrema sinistra del pubblico. Ne scaturisce un problematico dubbio esistenziale di appartenenza ideologica, che mi turberà per tutta la seduta: sono il consigliere più a destra o quello più a sinistra?

Qualche polemica da parte della minoranza, mescolata alla proclamazione degli eletti, al giuramento del Sindaco, alla nomina della Giunta e agli intenti programmatici della maggioranza. Poi tre votazioni “pro forma” per eleggere la commissione elettorale e la commissione per i giudici popolari.

Poiché questo spazio serve anche a rendere conto delle votazioni effettuate, comunico già il primo errore del mio mandato. All’unanimità abbiamo ratificato una delibera di aprile, con cui l’ex maggioranza decise il prelievo di 26.000 euro dal fondo di riserva. Nessuno mi ha spiegato (ma è evidente la mia negligenza nel reperimento delle informazioni) che tale fondo è accessibile solo in circostanze d’urgenza. I prelievi probabilmente non furono giustificati da questo requisito di necessità, ma piuttosto dal bisogno di effettuare delle spese ordinarie (eravamo in campagna elettorale). Avrei dovuto chiedere spiegazioni, avrei dovuto pretendere che fosse spiegato quale urgenza poteva giustificare tale prelievo. Mancando questo presupposto, il Consiglio avrebbe potuto addirittura negare la ratifica… con tutta una serie di guai per chi deliberò il provvedimento.

Non ho avuto questa prontezza e me ne dispiaccio.

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Miss Volta cercasi

Ieri Bertagna mi ha fatto l’affronto di bersi una birra piccola in mia compagnia. Modalità, quella della birra piccola, che risaputamente mal sopporto.

Ma l’occasione ci ha portato comunque ad un dibattito a vicolo cieco. Ci siamo chiesti chi possa in questo momento indossare la fascia virtuale di Miss Volta. Chi è la ragazza più bella del paese?

Se per anni ci siamo convinti che fosse la Laura Bertagna (assolutamente avulsa da parentele con il compagno di questa conversazione), oggi come oggi non siamo riusciti a dirimere l’annosa e lanosa questione. Non siamo nemmeno riusciti ad individuare una rosa di nomi papabili. Le più belle ragazze di Volta che conosco sono di fascia C (inferiori al 7.5, per capirci). Per essere Miss Volta servirebbe almeno un 8.5…

Lancio il sondaggio: a chi dareste la corona?

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Lo sforzo inutile

Gesti inutili, azioni vane, atti limpidamente superflui.

Non servirà assolutamente a nulla, ma andate ugualmente a votare per i referendum elettorali.

Il quorum non sarà neppure sfiorato ed il fastidio di recarsi alle urne, unitamente ai soldi spesi, sarà annoverato tra i soliti, clamorosi sprechi.

Fatelo per la coscienza civile, che ognuno di noi in fondo in fondo coltiva. Unica e sottile consolazione che ci farà stare un po’ meno peggio.

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Cabaret internazionale

Ma li avete visti? Sembrano tutto tranne che due capi di stato.

Gheddafi e Berlusconi, due vecchi signori dai capelli pittati e dall’aria tronfia. Uno agghidato come l’eore di guerra che non è mai stato, con divisa da parata e medaglie farlocche; l’altro irrimediabilmente impettito, col sorriso liftato e la gag in tasca, pronta all’uso.

Macchiette, sagome da operetta, caricature da avanspettacolo. Io un po’ di vergogna ce l’ho.

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Veni, vidi, vici

Veni, vidi, vici

(Gaio Giulio Cesare – 47 a.C.)

(…probabilmente: Pino Adami – 2009 d.C.)

 

Alla fine la Svolta, lista dal nome orribilmente banale e scontato, ha vinto la tenzone per una manciata di voti. Paese spaccato in due, ma questo lo si sapeva da tanto tempo.

Non immaginavo che l’avremmo spuntata. O forse sotto sotto lo speravo ed inconsciamente scongiuravo, con il pessimismo cosmico, una sconfitta che avrebbe bruciato nell’orgoglio, prima ancora che nel cuore.

Nessuna vendetta, ma contro le cassandre rivali, che sbandieravano l’altezzosa previsione di una vittoria al 60-65%… un po’ di umana soddisfazione dovete concedermela.

Ho sempre creduto che l’unica via possibile per il successo dovesse essere l’accordo di tutte le forze alternative, guidate però da una personalità di rilievo. Non pretendo la paternità di questa strategia vincente, ma rivendico di averla suggerita e appoggiata fin dall’inizio, contro gli scettici e gli obiettori.

Questa è la vittoria di Pino Adami, della sua mitezza e tranquillità d’animo. Ho sempre insistito per alzare i toni della campagna elettorale ed il registro del confronto-scontro. Lui, impassibile, ha percorso la sua strada quasi sottovoce, parlando di proposte semplici e eclissandosi dai riflettori della ribalta e del ribaltone. Gli elettori hanno premiato la sua persona e la sua fama, che al cospetto del rivale sono imbarazzanti per la grandezza e spietate per il prestigio.

Oggi, e questo è l’auspicio più grande, nasce un nuovo modo di approcciare l’amministrazione. Servizi sociali al posto dell’edilizia selvaggia, partecipazione in luogo dell’arrogante autoritarismo.

A questo punto subentrano le paure e le ansie per un compito difficilissimo, quello di gestire bene la cosa pubblica. Non so che gestione sarà, né se sarà all’altezza. Io risponderò di me stesso e delle mie azioni. Personalmente sfodero un grande privilegio: non ho stipulato alcun patto elettorale, non dovrò prendere le parti di alcuna persona o gruppo, non dovrò sostenere a priori alcuna ideologia, non dovrò appoggiare preventivamente alcun disegno. Poi, chi vivrà vedrà, ma sperare bene è lecito perché Nietzsche scriveva che “nessun vincitore crede al caso”.

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Chilometri di strada

…e così la mattina del giorno dopo Natale, si ritrovò seduto sul treno che portava al nord. Michael aveva la patente ma non aveva mai pensato di procurarsi un’automobile”.

(S. Larsson – Uomini che odiano le donne)

Fa effetto sapere di culture perfettamente civilizzate, dove l’auto è uno dei tanti accessori. Il libro di Larsson descrive con disarmante naturalezza gli spaccati di una Svezia evoluta, emancipata, invidiabilmente matura. Ho testato con i miei occhi la perfezione di servizi che funzionano davvero, l’incanto di un traffico inesistente, la realtà di un’ottima qualità della vita.

In Italia viviamo ancora nel mito dell’automobile da possedere: più è grossa o più è costosa, e più uno è figo. Non importa se servono i debiti per averla o se il suv nel centro storico distrugge il paese… L’importante è il macchinone.

La cultura nordica dell’efficienza, proprio non ci appartiene. Ci mancano ancora tanti chilometri da percorrere.

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