Archive for settembre 2009

Tre anni

In questo giorno triste, suggerisco una riflessione su uno stralcio di Cesare Pavese, che ben rappresenta parte dei sentimenti che proviamo. Un tentativo di dare un nome ad un frammento di sensazioni che ci trasciniamo dietro da tre anni.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

questa morte che ci accompagna

dal mattino alla sera, insonne,

sorda, come un vecchio rimorso

o un vizio assurdo. I tuoi occhi

saranno una vana parola,

un grido taciuto, un silenzio.

(C. Pavese – da Verrà la morte e avrà i tuoi occhi)

L’immagine indelebile del Lele affiora nei ricordi sempre più insistenti, nei flash delle azioni quotidiane, nei volti delle persone che associamo giocoforza alla sua storia.

Istanti distanti

Istanti distanti

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Dove eravamo rimasti

Se il requisito necessario alla vita democratica, nonché alla buona gestione della cosa pubblica, è la partecipazione attiva della cittadinanza all’amministrazione della comunità, ne scaturisce che un giornale come questo deve essere innanzitutto uno “strumento per il cittadino”. Non un organo di propaganda, né un depliant pubblicitario degli eroismi amministrativi e nemmeno un cieco riassunto di avvenimenti obsoleti e ormai dimenticati. Non un giornale che serva all’Amministrazione per persuadere il cittadino, ma piuttosto un giornale che serva al cittadino per persuadere l’Amministrazione.

Per troppo tempo Voltapagina ha dimenticato il suo “dettato originale”: quello di informare i Voltesi, dialogando con loro con semplicità e chiarezza. In quest’ottica, risulta vitale riprendere la periodicità delle uscite, evitando la sola pubblicazione nei momenti strategici ed esponendosi invece alle osservazioni e alle opinioni di tutta la cittadinanza. Voltapagina non può “parlare” a lettori ed elettori solo una volta all’anno. Occorre stampare più numeri, magari meno corposi, per assicurare la freschezza delle informazioni e la vivacità dei contenuti. Un inserto speciale, da conservare nelle nostre case, approfondirà gli argomenti più interessanti o evidenzierà le tematiche più rilevanti.

Cercheremo di dare voce alle lettere al direttore e agli articoli della gente comune. Attenzione al territorio, alle sue ricchezze e alle sue tradizioni, coinvolgimento delle associazioni e concretezza delle informazioni saranno le linee guida di questa redazione. Redazione che tende la mano ad ogni lettore, perché per fare un buon giornale sono necessari l’opinione ed il contributo di tutti.

Infine la linea grafica, forma che consegue alla sostanza. La trovate rinnovata negli spazi e nei caratteri tipografici. Risponde ai criteri di razionalizzazione dei contenuti ed all’esigenza di una migliore leggibilità. Il colore, vivace ed energico, testimonia l’entusiasmo con cui confidiamo di ridare vita ad un progetto importante come quello di Voltapagina.

(Editoriale pubblicato su Voltapagina n. 31)

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Il politico di ieri, i politici di oggi

Inserirò sul blog anche gli articoli scritti per Voltapagina: tutto fa brodo

Dalle biografie, dai commenti e dalle testimonianze relative all’uomo Bonomi, emerge unanimemente l’immagine di un personaggio dalla caratura imponente e dal profilo altissimo. Due lauree, al tempo, costituivano un ricco capitale formativo, straordinario ed invidiabile. La sua cultura smisurata gli garantiva ampiezza di vedute e conoscenza degli argomenti. Una preparazione, dunque, tutt’altro che improvvisata ed un accesso alla vita politica italiana giustificato dal merito dell’erudizione e della preparazione. Tutt’altro a che vedere con i criteri di selezione della politica attuale, dove l’immagine si antepone alla sostanza, dove showgirl, comici e faccendieri scavalcano agilmente ricercatori, luminari della scienza e grandi umanisti. Bonomi fu al contempo politico, parlamentare, giornalista e storico, mostrando una varietà di interessi e capacità, pesantemente sconosciuta ai politici di oggi. Il suo legame con le zone natie, con le campagne e con le genti mantovane, risulta evidente in ogni suo scritto. Al contrario di molti governanti, non dimenticò mai le proprie origini, legandosi al suo territorio e decidendo a fine carriera di ritornare nei luoghi da cui era partito. Ma Bonomi fu anche altro. Fu artefice di decisioni responsabili, fautore di indirizzi politici risoluti e lungimiranti, consapevole artigiano della democrazia. Un precursore dei tempi moderni. Forse più moderno di molte marionette della scena politica corrente.

(Articolo pubblicato sull’inserto di Voltapaina n. 31)

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La tv dell'obbligo

La trasmissione che Bruno Vespa non avrebbe mai dovuto fare. Vespa ha sapientemente iniziato la puntata con la toccante storia di Giulia. Nel computer della studentessa, morta sotto le macerie del terremoto, è stato trovato il progetto per la costruzione di un asilo a forma di libro. Ieri, alla presenza dei genitori, è stata inaugurata la nuova scuola materna costruita con i soldi raccolti dalla trasmissione e firmata, appunto, da Giulia Carnevale. Nonostante la commozione, questa è la trasmissione che Vespa non avrebbe dovuto fare. Per evitare le violente polemiche suscitate. Ma anche per orgoglio professionale, per non rovinare quanto di buono aveva fatto a favore dei terremotati della sua città. Vada per «Porta a porta» spostata in prima serata per la consegna delle villette agli sfollati di Onna. Vada per Vespa cronista privilegiato al seguito del Presidente tornato gioiosamente impresario edile. Vada per il monologo del premier sulla ricostruzione, e il suo sciorinare cifre e sondaggi favorevoli.

Ma Vespa si sarebbe dovuto opporre allo slittamento di «Ballarò» e, visti i suoi buoni rapporti con Palazzo Grazioli, anche a quello di «Matrix». Perché, in questo modo, anche una cerimonia importante come l’inaugurazione delle casette antisismiche ha dato adito a ogni sospetto. E soprattutto è parso uno di quei rituali sovietici a reti unificate, in stile Putin, a metà strada tra populismo demagogico e culto della personalità. Ieri sera Vespa (con non poche resipiscenze) e il direttore generale della Rai Mauro Masi hanno fatto fare un passo indietro all’informazione tv, l’hanno riportata ai tempi del pensiero e del canale unico. La tv dell’obbligo. Dopo quello scolastico, è stato ripristinato l’obbligo televisivo. Non è tv di regime (c’era anche Piero Sansonetti), ma un brutto modo di fare tv. Il fatto è che i tempi mediatici sono cambiati e sull’episodio è sceso anche un velo comico. Specie quando a Berlusconi sono stati serviti su un piatto d’argento gli argomenti per la difesa scontata sul conflitto d’interesse.

Dicono che Berlusconi avesse paura che altre trasmissioni di approfondimento frazionassero l’ascolto e insinuassero dubbi, non veri secondo lui. Dicono che la concomitanza delle partite di Champions su Sky, che vedevano impegnate Juve e Milan, rappresentassero già un temibile diversivo. Dicono che… Qualunque cosa si sia detto o pensato la concorrenza, politica e televisiva, deve restare il sale della democrazia. Non si può accusare, in nome del libero mercato, il leader dell’opposizione Franceschini di voler abolire l’Auditel dai programmi informativi e poi accettare che vengano spostate due trasmissioni che avrebbero potuto sottrarre audience a «Porta a porta». Oggi l’Auditel ci dirà quanti spettatori hanno seguito la trasmissione, ci darà anche una radiografia della tipologia di questo pubblico. Ma l’unico dato certo è che ormai l’informazione tv è spinta a rafforzare il suo ruolo di «mediazione», di organizzazione dello sguardo sul mondo, di interpretazione e valutazione degli eventi, per quella parte della popolazione che, per diverse ragioni, non ha accesso alle nuove tecnologie. Per gli altri è tutta un’altra storia, informativa.

(Aldo Grasso – Corriere della Sera, 16 settembre 2009)

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Il servomuto dei terremotati

È agghiacciante lo slittamento della trasmissione Ballarò, per fare posto all’improvvisa diretta di Porta a Porta. Ma d’altronde… incombe la consegna delle chiavi per le prime abitazioni dell’Abruzzo e le telecamere di Vespa sono il servomuto ideale.

Scansare uno spazio di dibattito politico, seppur partigiano, per far posto ad un estenuante spot governativo è il segnale più macroscopico del marciume dell’informazione italiana. Questa non è più faziosità manifesta, ma subdolo abuso di potere. Modificare i palinsesti per assecondare il desiderio dei governanti, il capriccio del re, il vezzo del sovrano.

La questione non sta nel martirio dei giornalisti della sinistra, ma piuttosto nell’ennesima manipolazione e nel solito imbrigliamento del sistema informativo. Un imbroglio acclarato, un sopruso palese e sfrontato.

Non può un governo dirsi democratico e stravolgere al contempo i piani del servizio pubblico, imponendo la “propria” informazione. Sennò è un’altra cosa.

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III° Consiglio Comunale (9 settembre 2009)

Per partecipare a questo Consiglio, sono tornato apposta da Roma e me ne sono ripartito il giorno dopo, rientrando nuovamente in giornata. Non era fondamentale la mia presenza, ma reputo estremamente corretto rincorrere qualsiasi sacrificio, per sedere tra i banchi del Consiglio e rappresentare in sede istituzionale la fiducia di chi mi ha votato. Demagogia? Forse. Ma intanto la vedo così.

Sono state approvate alcune variazioni al bilancio di previsione, finalizzate a finanziare:

– lo sport per 9.000 €: le maggiori risorse destinate a questo settore sono bilanciate dalle maggiori entrate da parte delle società sportive. In pratica costo zero;

– la Pro Loco per 20.000 €: a questo proposito la minoranza ha chiesto (giustamente) il dettaglio della destinazione dei soldi, ritenendosi stupita di una tale erogazione, visto che le manifestazioni sono diminuite (non si è svolto infatti l’evento “Racconti di Moda”). È stato spiegato loro che la Pro Loco è “sotto” di circa 30.000 €, cioè nell’ultimo anno ha speso più di quanto ha incassato. Strano che non sapessero di questo buco. Le manifestazioni finora svolte sono state programmate dalla vecchia amministrazione, evidentemente con pochi calcoli di copertura finanziaria, se la Prolo Loco non ha più soldi… L’Amministrazione attuale non ha ancora potuto programmare manifestazioni “proprie” e “Racconti di Moda” non è stata cancellata da Pino Adami & soci. Semplicemente, il fallimento dello scorso anno ha spinto gli ex amministratori ad eliminarla dal calendario.

– l’adesione del Comune al Gal (Gruppo di Azione Locale), consorzio del Garda, per 3.000 €;

– una parte dell’acquisto del pullmino da parte del Gruppo Volontari, per 4.000 €. Le risorse per questi ultimi due interventi saranno reperite da un contributo regionale;

Le altre votazioni hanno riguardato lo statuto del Gal, menzionato sopra, la destinazione dei fondi anticrisi a famiglie in difficoltà, la proposta dello scorporo del plesso scolastico Volta-Ponti-Monzambano (Volta avrebbe un plesso autonomo). Tutte queste votazioni sono state approvate all’unanimità.

Non è stato detto, ma ve lo dico io, che da giugno a fine anno si risparmieranno 11.000 € sugli stipendi degli amministratori. Tale cifra sarà indirizzata alle scuole, per l’acquisto di materiale vario.

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Quaddisti cercasi

Lo scorso weekend, in occasione di un addio al celibato di un amico mantovano, sono stato ad Arco di Trento, per un’esperienza senz’altro da consigliare. Un giro in quad (la moto a quattro ruote) tra le montagne in riva al lago. Sentieri, stradine ripide e curve polverose. Sullo sfondo il lago di Garda e quello di Cavedine, le falesie ed i frutteti, i boschi e il ponte romano.

Il percorso supera i 60 chilometri ed è intervallato da soste tattiche per mangiare o semplicemente per ammirare i panorami. Si può noleggiare il quad in coppia, oppure montarlo da soli.

Se qualcuno volesse aggregarsi, possiamo organizzare una puntatina.

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L’etica della dissimulazione

Dopo l’Avvenire e Libero, anche l’Osservatore Romano prende posizione sull’interessante dibattito dei moralisti-scrittori. Ci mancava.

Tutti a dire che usi e costumi dei politici non inficiano la loro azione, ma tutti appassionatamente attratti dall’ultimo gossip o dalla piccante polemica di fine estate.

Nulla di male, per carità. Però diradiamo un po’ la nube dell’ipocrisia. Nell’occidente dove i capi di Stato saltano per aria più per gli scandali sessuali (vedi Clinton) che per i reati tradizionalmente intesi (furto, corruzione, concussione), l’opinione pubblica gioca un ruolo fondamentale nel decretare la salvezza o la condanna dell’uomo politico. Il giudizio morale del cittadino comune vale più del suo stesso voto. In quest’ottica è sacrosanto esprimere un parere ed anche azzardare un giudizio: libera opinione in libero stato.

Questa però non è una lotta tra Chiesa e Stato, tra laici e cattolici, tra neoguefli e neoghibellini. È una gara a chi fa più rumore, a chi urla di più, a chi sposta maggiormente l’attenzione da altri problemi.

Sfogliando il giornale di oggi leggo di UE che chiede spiegazioni sulla politica all’immigrazione, di amianto alla Scala, di elezioni politiche in Germania ed in Giappone, di inflazione che sale… Roba un po’ più seria di Boffo e Feltri. Roba su cui potrebbero pronunciarsi gli stessi interlocutori (vescovi in primis) che oggi blaterano insistentemente di filosofia morale.

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