Archive for novembre 2009

Buona Forchetta – L’impronta

Un po’ lontano, ma può essere un’idea per cambiare aria. L’impressione è quella di entrare in una casa privata: come in occasione delle feste natalizie o per capodanno, quando chi ospita è solito lucidare e patinare la propria abitazione, agghindandola un po’ per la cena di gala. Piatti di carne e pesce, con ricette davvero interessanti. Alcuni piatti sono segnalati come tutele Slow Food. Tra questi un ottimo carpaccio di lonza affumicata, con mele e melograno (assolutamente da provare). Grande scelta di vini, anche se il cantiere, non avendo disponibile il rosso salentino che avevo chiesto, mi ha proposto in alternativa un sauvignon e un pinot grigio. Non gli ho detto che mi stava proponendo due bianchi, al posto del mio rosso e con la solita classe ho risposto: “va bene, mi lasci la carta che riguardo io”. E poi hanno sulla lista una delle grappe migliori, la Storica Nera Domenis. Un po’ caruccio, ma c’erano venti euro di bottiglia che ballavano. Antipasto, secondo, dolce e bottiglia: 37€

Voto 8

Ristorante L’Impronta, Via Antonio Gramsci 10 – San Benedetto Po (MN)

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La valigia dei desideri, i desideri per una valigia

La valigia sul letto, quella di un lungo viaggio

e tu senza dirmi niente hai trovato il coraggio…

(J. Iglesias – Se mi lasci non vale)

La scorsa settimana a Fiumicino mi hanno rotto la valigia. Due giorni fa me l’hanno imbarcata su un volo sbagliato. Lasciando perdere i ritardi cronici (mediamente un ora) al ritiro bagagli, dovuti probabilmente all’eccessiva riduzione del personale di terra, lasciando perdere che ad ogni viaggio la mia valigia sembra aver percorso la Parigi-Roubaix con le proprie ruote, come si fa ad accettare tutto passivamente?

Le lamentele scritte ed i reclami valgono quanto un manifesto del Gastone affisso in Uzbekistan, la trafila per ottenere i risarcimenti è burocraticamente più complessa di una richiesta di cittadinanza svizzera.

Io tra un po’ me ne scappo in Svezia e non mi sentite più.

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Cascina Boschi

Forse l’agriturismo esteticamente più bello della zona. Cascina enorme, con ampio spazio esterno e numerosi coperti. Ci sono stato parecchie volte, ma sempre a menu concordato, ergo non valutabile.

Si apprezza la proposta di piatti non proprio scontati, che superano i soliti capunsèi o tortelli di zucca. Piccola pecca: non si vede traccia di vini in bottiglia, diversi da quello della casa, anche se, ad onor del vero, non ho chiesto la carta dei vini. Il rosso non è nulla di esaltante.

Ho preso una tagliata buonissima, tra le migliori del comprensorio e cucinata con tutti i crismi, mentre i maccheroncini al guanciale erano salatissimi.

Antipasto, primo e un secondo diviso due: 27,5€ (non proprio pochissimo)

Voto: 6,5

Agriturismo Cascina Boschi – Via Boschi 20, Volta Mantovana (MN)

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Estradizione et similia

Se fossimo simpatici uno all’altra,

saremmo specchi opposti riflessi,

limpidi e inebetiti tra se stessi

(L. Battisti, Specchi opposti)

Pronta l’estradizione di Battisti.

A parte che come Michele Mari insegna, se venisse estradato Battisti, andrebbe trattato allo stesso modo anche Mogol…

Comunque, si tratta senza dubbio di un grande complotto e in realtà Cesare Battisti è stato estradato da tempo e gli è stato affidato anche un alto incarico come Governatore della Banca d’Italia, ovviamente sotto mentite spoglie.

Ammetto di avere la manìa delle somiglianze, ma questa non è clamorosa?

Cesare

Cesare

Mario

Mario

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Fallimento annunciato oltremisura

In un mondo dove metà emisfero muore perché mangia troppo e l’altra metà perché mangia troppo poco, il vertice FAO all’acqua di rose lascia esattamente il tempo che trova.

In molti hanno lamentato l’assenza di risoluzioni “importanti” e di concreti impegni solenni da parte degli addetti ai lavori. L’aggravante sta nelle parole e negli appelli a “fare di più”, profusi e scialacquati da tutti i governanti, papa compreso. Rimane da capire (a loro) CHI deve fare di più. Mah… chi sarà mai? Si facciano la domanda e si diano la risposta.

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Gratta e prescrivi

Ormai siamo assuefatti, e come tali non ci scandalizziamo nemmeno di più di fronte agli abominevoli tentativi di spazzare via quel lieve strato di polvere di giustizia che rimane. Non serve essere dei boia per accorgersi che si stanno percorrendo tutte le strade, pur di evitare processi scomodi ad imputati eccellenti. L’ultimo di questi tentativi è il ddl che sancisce la prescrizione di due anni per i processi in corso in primo grado e per reati inferiori ai dieci anni di reclusione. Si sa, non c’è neppure bisogno di specificarlo, che la norma si applicherebbe anche ai processi in corso. Ovviamente.

Vent’anni fa ci scandalizzammo, quando per la legge italiana il vecchio Priebke sembrava aver raggiunto la prescrizione per i suoi misfatti. Oggi ci sembra normale che un altro vecchio modifichi le leggi a suo vezzo e piacere, per riuscire comodamente a scavalcarle (essendo vecchio è meno agile ed ha sempre bisogno di un “sostegno”).

Come tutto ciò possa velocizzare i processi, rebus sic stantibus, rimane un audace mistero. A meno che non si accetti l’assioma: “cancellazione = velocità”.

Bocciata la strada del Lodo Alfano, per altra via evaporeranno i processi a carico del Premier per frode fiscale e per corruzione di testimone. Ma anche quelli di aggiotaggio Parmalat (chi glielo spiega a Tanzi che bastava aspettare qualche mese?) e Antonveneta, di tangenti Enipower-Enelpower, di truffa allo Stato per rimborsi falsi (vedi clinica San Carlo).

La prescrizione di due anni non si applicherà a reati come il borseggio o l’immigrazione clandestina o la truffa di un “gratta e sosta”. Woaaauh! Meno male.

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Le corriere con le ali

La Ryanair metterà in vendita sui propri voli sigarette “finte”, capaci di replicare l’assunzione di nicotina da parte del passeggero fumatore. Forma ed aspetto identici alle sigarette tradizionali, ma niente fumo. L’operazione di marketing dovrebbe invogliare il popolo degli accaniti fumatori a prendere l’aereo più spesso. Aerei più pieni, uguale biglietti meno cari?

Ad un salone del design, una società inglese ha presentato tempo addietro il progetto per interni di aerei arredati come autobus. Qualche sgabello e molti posti in piedi. L’idea è ovviamente quella di imbarcare più passeggeri.

Aerei come treni, sempre più frequenti, sempre più frequentati. Aerei come autobus, per raggiungere anche le mete più vicine. Il futuro è questo.

Se le conseguenze di tutto ciò saranno la concorrenza e l’abbattimento dei costi, a me pare un’idea straordinaria.

Finora ho dato prova di essere un buon “animale da Ryan”, ho studiato e sperimentato tutte le strategie per arrivare a prendere i posti migliori. Ma ora, se mi sale la vecchietta sarò costretto a cedere il posto?

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Dio è morto, ma in nome dell’uguaglianza

…l’ ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
e un dio che è morto

(F. Guccini – Dio è morto)

Ci siamo battuti per l’uguaglianza dei sessi e abbiamo ottenuto, tra le altre cose, mogli che lavorano, ma mamme assenti.

Ci siamo battuti per l’uguaglianza dei censi e abbiamo ottenuto, tra le altre cose, poveracci che rincorrono milioni di gratta e vinci (e viceversa).

Ci siamo battuti per l’uguaglianza dei popoli e abbiamo ottenuto, tra le altre cose, la globalizzazione.

Ci siamo battuti per l’uguaglianza delle religioni e abbiamo ottenuto, tra le altre cose, la rimozione dei crocifissi.

Di cosa ci stupiamo, oggi, se l’Europa ci chiede di levare il crocifisso dalla aule? Perchè piangiamo la morte della nostra religione? Predichiamo l’uguaglianza, ma appena ci uniformano… a te sospiriamo (oh, Europa!) gementi e piangenti.

È l’ipocrisia di chi proclama i grandi valori, solo finché non intaccano il privilegio proprio.

Non credo nell’uguaglianza, perché esistono ed esisteranno sempre i ricchi e i poveri, i privilegiati ed i perseguitati, i colti e gli ignoranti, le guardie e i ladri, i buoni e i cattivi.

Delle due l’una: o accettiamo che lo Stato laico consideri tutti allo stesso modo, oppure manteniamo le eccezioni e la smettiamo di proclamarci “uguali tra gli uguali”.

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Corte Onida

Finalmente un agriturismo autentico, nel vero senso della parola. Dove la cucina dipende dalla materia prima, non viceversa.

La cascina ben ristrutturata trova spazio sul piccolo cocuzzolo, in una posizione molto gradevole. Non esiste il menu alla carta, ma si mangia “più o meno” quello che la cuoca ha preparato. Se ciò da un lato può costringere a scelte obbligate, dall’altro garantisce la freschezza del cibo. Non ci si improvvisa commensali dell’Onida, ma occorre avvertire per tempo e magari concordare in ampio anticipo il menu. Personalmente questa prassi mi pare una garanzia per evitare l’improvvisazione, troppo spesso cattiva compagna di cena.

La cucina è quella classica della tradizione, senza grosse novità, ma pure senza particolarità eccentriche. Ottimo antipasto di salumi caserecci, con salame autenticamente casalino a prova di celiaci. Noi abbiamo mangiato un risotto al radicchio (era da tempo che non mangiavo un risotto al radicchio che sa di radicchio), tortelloni ricotta e spinaci, tagliata al rosmarino e un paio di dolci secchi. Eccellente il cabernet sfuso, mentre ho trovato un po’ scarso lo chardonnay. A testa, grappetta inclusa, 25€.

Peccato non poterci andare anche all’ultimo minuto ed essere costretti a pianificare tempo prima. Ma comunque questi posti vanno salvaguardati come le riserve.

Voto: 7+

Agriturismo Corte Onida – Str. Onida 3, Volta Mantovana (MN)

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