Doppiamente Marche


Così benedetta da Dio di bellezza, di varietà, di libertà, tra questo digradare di monti che difendono, tra questo distendersi di mari che abbracciano, tra questo sorgere di colli che salutano, tra questa apertura di valli che sorridono…”

(G. Carducci – …a proposito della regione marchigiana, nel discorso per il centenario della nascita di Leopardi)

 

Delle Marche sorprendono essenzialmente due cose.

Innanzitutto l’armonia dell’entroterra contrapposta all’aggressività del litorale marino del Conero. Le colline sinuose e pacifiche trasmettono all’anima un piacevole dondolio, che il verde rigoglioso dei prati rende rilassante e distensivo. È proprio guardando queste colline che la tranquillità prende il sopravvento. Il silenzio dell’uomo, i suoni del vento, e della natura in generale, rendono l’ambiente estremamente riposante. Ma poi basta ammirare il mare dalla terrazza di Sirolo, nei pressi di Loreto, per cogliere anche il volto irruente di questa regione, in costante antitesi tra la sua placidità interiore e la scorza delle scogliere a picco, battute dal vento.

In secundis, il visitatore più attento si spinge quasi subito al paragone con la vicina Toscana. Impietoso forse. Perché le Marche sembrano eternamente incompiute, perennemente all’inseguimento. Borghi potenzialmente strepitosi, che spesso si ritrovano malamente restaurati o semplicemente trascurati. Piazzette incantevoli, dove qualsiasi mezzo di trasporto può entrare e dove chiunque parcheggia. Agriturismi incastonati come eremi sui dorsi delle magnifiche colline, rimodernati con piccoli abusivismi edilizi o arrangiati qua e là con imbarazzanti minestroni di stili. Manca insomma il passo ultimo, un quid culturale, che promuova le Marche in funzione della tutela del territorio, del rispetto dell’ambiente, della salvaguardia storico-culturale. Attendiamo.

 

Doppiamente Conero

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