Torsello, l’ennesimo errore di metodo


Liberato il fotoreporter Torsello. Per la classe dirigente, per i giornali, e dunque anche per l’opinione pubblica, non è stato pagato alcun riscatto. Piuttosto è stato effettuato un ottimo lavoro da parte dell’intelligence, dei servizi segreti.
La liberazione di un connazionale, avvenuta in circostanze più misteriose del rapimento stesso, lascia più di una perplessità. Non è stato pagato alcun riscatto, ma non sono nemmeno stati arrestati i colpevoli. Non si è dovuto scendere a patti con i rapitori, ma come mai costoro, privati del bottino, sembrano essersi vaporosamente dissolti? Se si è arrivati a trovare la preda, perché mai non si sono raggiunti i predatori?
È evidente che se ogni ostaggio viene liberato (guarda caso tutti gli italiani, dalle due Simone a Torsello) e nessun rapitore arrestato, è perché un riscatto in grado di accontentare entrambe le controparti è stato pagato.
Il fatto è che credevo, a torto, che questa consecutio temporum appartenesse al modo di fare politica estera del branco Berlusconi. Mi accorgo invece che l’avvicendamento di governo non ha affatto cambiato l’approccio a questo tipo di problemi. L’etica del potere impedisce di scendere a patti con i rapitori, pagando un prezzo. È ovvio: questo innescherebbe, come peraltro è avvenuto, un escalation continua.
Non credo sia concepibile che un governo preferisca quietare l’opinione pubblica affidandosi a dei tamponi. Questo non solo non risolve i problemi, ma nel tempo ne acuisce la frequenza.

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