Infierisco!


Domenica ho seguito per cinque minuti quella trasmissione inguardabile di Piccinini che mostra i gol della giornata, alla fine delle partite. Tanto mi è bastato per ingegnarmi a fare altro.
Con la Roma che supera per 7 a 0 il Catania, tiene banco la questione “giusto o sbagliato infierire sull’avversario?”. L’interrogativo riguardava l’etica della vittoria, ovvero se fosse corretto perseverare a colpire un avversario oggettivamente esanime, palesemente sconfitto.
Credevo che la “regola prima” dello sport fosse quella dell’impegno. Lottare sempre e comunque ed adoperarsi per dare il massimo, prescindendo dal risultato, mi sembrava un dogma intoccabile. Docenti, allenatori e amici più grandi mi hanno sempre insegnato questo. Ora scopro da quattro giornalisti da fiera che “se sei più forte non devi infierire”. Che “vincere va bene, ma stravincere umilia”.
Nei panni del povero Catania mi sarei sentito davvero umiliato se gli avversari avessero rinunciato allo spirito agonistico, spegnendo il gioco e la tenzone.

  1. #1 by Erica at 26 novembre 2006

    Come non essere d’accordo con Silvio?

    Adoro lo sport e adoro il mondo dello sport.
    Di sport ne ho praticati diversi, e ho ancora l’immensa fortuna di praticarne.
    Ho avuto modo così, di conoscere, allenatori, dirigenti, sponsor, direttori sportivi e tanti atleti.
    Persone più o meno valide nel loro rispettivo ruolo, ma tutti mi hanno sempre insegnato a dare il massimo, indipendentemente dal risultato.
    Mi risuona in testa la tipica frase del mio attuale allenatore, nonché dirigente della società ciclistica di cui faccio parte: “Erica, quando sai di aver dato tutto, tu sei a posto”.
    Nessuno mi ha mai detto di non staccare troppo gli avversari. O, quando giocavo a calcio, di controllare il risultato per non umiliare la squadra avversaria.
    Secondo me, i giornalisti che hanno proferito queste infelici parole, cercando di sollevare un dibattito che non può che essere sterile, secondo me, non hanno mai praticato sport a livello agonistico. Perché, chi si mette in competizione cerca sempre il risultato migliore, cerca sempre di dare il meglio di sé, e non ci sono ragioni che impediscono il raggiungimento di questo obbiettivo.
    E’ normale, poi, gestire il vantaggio, fa parte della mentalità vincente.

    E poi, se si adottasse il principio: “vincere ma non stravincere”, chi stabilisce qual è il discriminante? E cosa vuol dire “stravincere”? Anche una squadra che sulla carta è data perdente e poi vince con la differenza di una sola rete, a mio avviso, stravince.

(non verrà pubblicata)

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