Boicottare l’oro cinese


Può apparire dissennata la proposta del vice presidente del Parlamento Europeo, l’inglese McMillan-Scott, il quale ha provocatoriamente proposto al suo primo ministro Gordon Brown di boicottare i giochi olimpici del 2008 che si svolgeranno in Cina, negando alla rappresentativa britannica la partecipazione alle gare. Occorre dare un segnale forte contro i crimini perpetrati nella Repubblica Cinese e la mancata adesione alle olimpiadi, oltre a costituire uno straordinario catalizzatore di attenzione internazionale, fungerebbe da forte deterrente per l’efferata politica cinese, costretta (forse) a mettere una mano sulla coscienza per non perdere il vantaggioso treno olimpico. La posizione inglese, dicevo, potrebbe risultare scriteriata poiché mescererebbe una pericolosa vena politica ai principi dello sport, che per loro natura dovrebbero conservare distanza ed indipendenza. Dare un seguito al monito di Scott significherebbe politicizzare lo spirito olimpico, usando il ricatto sportivo come arma impropria di politica internazionale.
Questa posizione di “non ingerenza” negli affari interni dei singoli stati, motivata col sostegno alla separazione tra sport e politica, è largamente condivisa dai media internazionali e dall’opinione pubblica.
Si dimentica, tuttavia, come tra le altre cose ha sottolineato anche Amnesty International, che quando si parla di “diritti umani” significa affrontare tematiche che pre-esistono alla politica. La difesa dei diritti primari dell’uomo non è questione politica, ma logica di basilare sopravvivenza non soggetta ad ideologie né schieramenti di sorta. Spostandosi dietro questo punto di vista, l’irragionevolezza della posizione inglese si mitiga ed anzi diviene saggia.
Principi democratici inesistenti, diritti fondamentali negati, persecuzioni alle opinioni dissenzienti, controllo forzato delle nascite, mattanza di bambini. Questo, e molto altro ancora, è la Cina odierna. La scelta di affidare l’organizzazione dei giochi del 2008 alla potenza asiatica, è stata decretata dal comitato olimpico in cambio della promessa cinese di una maggiore tutela dei diritti umani per il proprio popolo. Promessa inevitabilmente disattesa e sapientemente elusa.
Ecco allora che la rinuncia estesa alla partecipazione olimpica da parte di tutti i paesi democraticamente evoluti (si pensi ad esempio al forfait di tutta la Comunità Europea) potrebbe diventare l’unica occasione per imporre alla Cina un brusco cambio di rotta e per riscattare le sofferenza di milioni di cinesi. Non per una faziosa imposizione ideologica, ma per una tutela di diritti universalmente condivisi.

  1. #1 by Rist at 12 agosto 2007

    Hai letto della donna che si oppone all’abbattimento della sua casa che è sul tracciato della maratona ? Con la scusa della “maradona” le grandi compagnie di costruzione stanno facendo i miliardi. L’opinione pubblica mondiale sembra ignorare questo e centinaia di altri soprusi (già sbandierati anni fà dal grandisissimo Tiziano Terzani con il suo “la porta proibita”. E che dire della censura tramite i grandi portali americani ? Io sono per un boicottaggio fortissimo.

(non verrà pubblicata)

  1. Ancora nessun trackback