Moratoria contro la pena di morte: bene, però…


L’approvazione della moratoria internazionale sulla pena di morte non è la panacea di tutti i mali. È senz’altro un grosso passo di civiltà, ma la strada è ancora lunga.

La votazione in sede Onu di ieri sancisce un invito, non vincolante, a sospendere le esecuzioni programmate ed a non intraprenderne di nuove, in attesa di ulteriori provvedimenti. Dopo decenni, l’assemblea delle Nazioni Unite è riuscita a far convergere molte opinioni ostative. Continua a sgomentare il fatto che in materia di riconoscimento dei diritti umani, gli Stati Uniti risultino assimilabili a paesi come Barbados, Singapore, Nigeria e Antigua e Barbuda. Gulp!

In ogni caso il voto positivo spiana il percorso ad un dibattito più invasivo e mirato, ma lascia aperto il vulnus di un ente sovrannazionale che “consiglia, ma non obbliga”. Meglio di niente, ovvio.

L’auspicio è che alla moratoria e a tutto l’ottimismo manifestato, faccia seguito un impianto risolutivo di eliminazione della pena di morte e che il diffuso consenso delle nazioni porti alla “conversione” dei paesi più scettici. Ci vorranno anni.

Diceva Rocco Barnabei che si sarebbe opposto alla pena di morte fin tanto che non sarebbe stata dimostrata l’infallibilità della giustizia umana. Occorrerebbe partire proprio da questo assunto. Buon Natale.

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