La strettoia di Ceppaloni


Il governo pericolante, in continuo bilico e costante agonia, non è una novità. Il porcellum dell’ultimo voto gli ha consegnato un mandato a breve scadenza: quasi ad orologeria. Le contraddizioni interne della combriccola di maggioranza hanno aggiunto un’instabilità ulteriore. Che fosse per un veto di Rifondazione, per il voltagabbana di qualche senatore transumante o per la mozione di qualche partituccio del centro… poco sarebbe cambiato. La caduta ai primi veri passi, insomma, era nella fisiologia delle cose, prima ancora che negli annunci delle cassandre.
L’imminente voto al Senato segnerà con ogni probabilità la fine della sventurata avventura di Prodi. Una fine che si compie, se possibile, nel peggiori dei modi.
Innanzitutto, la retromarcia dell’ingombrante Mastella ha un sapore triste ed amaro. Nella politica della Casta corrotta e privilegiata, il massimo tutore della Giustizia, che non dovrebbe dare neppure l’occasione del dubbio, si ritrova accusato da quella magistratura che in altre circostanze aveva sempre difeso. Il Nostro risponde dapprima lanciando fumo, poi lanciandosi alla fuga. Non affida la sua difesa alle braccia della Giustizia, che presiede, ma tenta di screditarla, scappando poi come la più braccata delle vittime. Vedendo che il quadrato eretto dai compagni di casta questa volta non regge, si vendica scendendo pesantemente dal carrozzone. E domani quello stesso carrozzone non riuscirà a passare dalla strettoia di Ceppaloni.
In secondo luogo, la caduta del Governo avviene nel momento più sconveniente per il paese, perché quanto accadrà nelle prossime settimane sarà catastrofico. Alle cose “non fatte”, ai mesi di stasi, s’aggiungerà un periodo di completo blocco. Nessun governo tecnico e nessun governo istituzionale potranno restituire agli italiani una legge elettorale decente. Mesi a discutere sui dettagli che ogni modello importato (tedesco, francese, spagnolo, etc…) evidentemente comporta, e poi ci ritroveremo alle urne con la nefandezza del porcellum, delle sue liste bloccate et similia. Ci ritroveremo di nuovo Berlusconi, in un quadro generale pressoché immutato. Da Ceppaloni non solo non si passerà, ma si tornerà rovinosamente indietro.

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