Lehman, il destino è nel nome


Qualche anno fa, per me Lehman era soltanto un portiere tedesco, alto, biondo e inquietantemente scarso. Venne al Milan in uno dei tanti deliri della dirigenza rossonera, che ha la rara dote di scovare le mostruosità più inutili, negli angoli più disparati e disperati del pianeta. Doveva difendere la propria rete, ma il risultato fu tragicomico. Aveva le mani bucate, dicevano gli esperti. Riprese alla svelta il treno per Berlino e di lui rimane solo un amaro e sbiadito ricordo.

Oggi scopro che c’è un altro Lehman. Un altro gigante, americano stavolta. Lo chiamano Lehman Brothers, forse sarà bicefalo. A quanto si legge è addirittura più disastroso e catastrofico del primo. Pure lui doveva difendere la propria rete di clienti, ma l’esito è stato funesto. Grandi mani, bucate anche per lui.

Qua però, per arginarne gli sfaceli non basterà una nave diretta in America. Sono dell’ultim’ora le notizie di polizze assicurative garantite da obbligazioni Lehman e vendute dalle compagnie italiane a risparmiatori italiani. Una papera davvero mondiale.

  1. #1 by Erica at 18 settembre 2008

    Questa è la globalizzazione. Nel bene e nel male.

    In una visione completamente utopistica mi piacerebbe che questa enorme crisi finanziaria fosse l’occasione per far sì che l’Europa si staccasse, dal punto di vista politico-economico, dall’America.
    Mi piacerebbe che il Vecchio Continente si riappropriasse della sua identità e della sua indipendenza. Ma come ho detto, è una gigantesca utopia.

  2. #2 by admin at 19 settembre 2008

    Mi piace perchè io banalizzo e ridicolizzo tutto, tu ci metti sempre la zampetta seria. Mi fai sentire piccolo.

  3. #3 by Erica at 21 settembre 2008

    Mai sottovalutare la comicità!

(non verrà pubblicata)

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