La dea malata


C’è chi sostiene, in malafede aggiungo io, che il grande successo delle lotterie di questi ultimi tempi sia dovuto alla promozione vincente da parte di riusciti format televisivi. Un po’ come se l’aumento di fedeli, a ridosso dell’anno Mille, fosse stato spiegato con la formidabile missione della Chiesa Cattolica di allora.
Ovviamente, non è affatto così: non era vero in quel tempo, non è vero oggi. “Ragionamento capzioso”, direbbe Lisa Simpson. Ora come allora, è la disperazione che guida le volontà. La grande corsa alla dea bendata, cioè cieca, cioè malata, è conseguenza logica e naturale della recessione incalzante. Tra gli altri, Aldo Grasso, alias “uno che se ne intende”, ha ineccepibilmente argomentato questa posizione.
Ho visto ricevitorie romane debordare di gente in preda all’isteria, per giocarsi onorevoli somme al lotto. Vedo la tabaccheria a pochi metri da casa pullulare di insospettabili tossicomani del “gratta&vinci”. E sulla pelle dei disperati avventori, lo Stato che ci vive, in una paradossale fiction di mors tua e vita mea.
Un inequivocabile segno di declino, altro che vincente tv moderna.

  1. #1 by Gianluca at 9 gennaio 2009

    Mi sembra di aver letto, ma forse sbaglio e vi prego di darmi il dato giusto, che la provincia di Mantova è la provincia in cui si gioca di meno in Italia, con giocate medie annuali di 600 euro e qualcosa a persona…

    Che a me paiono una follia.

  2. #2 by E at 10 gennaio 2009

    600 de media?!?
    Cavolo, a me sembra un cifrone enorme!
    Per il 2008 io ho speso ben 10 euro in una giocata d’ufficio… ed è uno degli anni in cui ho dato di più…

(non verrà pubblicata)

  1. Ancora nessun trackback