Malati terminali e contraddizioni di termini


Aggiungo solo due cose sul vaso di Pandora scoperchiato dalla vicenda Englaro.

La prima: l’imminente legge che vieterà di fatto un completo testamento biologico, si basa cavillosamente sul tecnicismo che esclude l’alimentazione e l’idratazione forzate dalla prassi definita “terapia”. La terapia è il complesso dei provvedimenti e dei trattamenti adottati per curare o prevenire una malattia. Ora vi chiedo: l’azione di introdurre in un corpo attraverso una sonda degli alimenti creati in laboratorio (non al panificio, né in salumeria) e di somministrare all’organismo altre sostanze per favorire l’assimilazione degli alimenti stessi, come può definirsi se non terapia?

La seconda: il tanto invocato dovere di non decidere della propria vita e della propria morte, in virtù del fatto che essendo figli di Dio, abbiamo un padre supremo che decide per noi… come si coniuga con la prassi di “forzare” la volontà della natura, alimentando artificialmente un organismo che altrimenti perirebbe? L’accanimento innaturale, e l’ostinato ausilio delle macchine in barba alle regole della natura, non sono forse una contraddizione della volontà divina? Una negazione dei propositi celesti?

  1. #1 by Gianluca at 16 febbraio 2009

    La questione mi sembra, almeno dal mio punto di vista, molto semplice. E’ una questione di potere. Si fa quello che dice la Chiesa. Sancito questo poi ciascuno si inventa le più disparate giustificazioni al proprio operato. Invocando l’accanimento terapeutico od inventandosi un Padre “che decide per noi”.
    L’uomo può scegliere, può uccidere, può uccidersi.
    Mi pare che su questo non ci siano dubbi.
    Le “interpretazioni” religiose, almeno per chi crede, devono comunque scontrarsi su un Padre che è uomo esattamente come noi.
    Che peraltro ha rifiutato “l’accanimento terapeutico” di chi voleva tenerlo in vita…

(non verrà pubblicata)

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