La scöla


La sala è quella più ampia. La lunga vetrata del piano terra si riflette sulle lunghe file di tavoli. Normalmente questa dovrebbe essere una sala mensa. Sedie verdi, un po’ piccole, affiancate l’una all’altra strette strette. Decine di ragazzini imbizzarriti trascorrono la ricreazione tra i corridoi. Qualcuno azzarda una partita a calcio con un pallone di carta appallottolata, altri si spintonano nel disperato ed inconsapevole tentativo di scaricare la tensione accumulata nelle ore tra i banchi, altri ancora semplicemente mangiano la merenda chiacchierando. Tra poco entreranno tutti per ascoltarmi.

Pietro, il genitore che mi ha coinvolto nel progetto, sta sistemando il proiettore a cui poi collegherò il portatile. Le maestre, un po’ euforiche, mi porgono un piccolo regalo “per il mio disturbo”. Così dicono.

Tre classi si siedono in maniera confusa e disordinata, che cosa si aspettino da “questo qui” col computer e il libro in mano… non è dato sapersi.

Cerco di spiegare loro le caratteristiche del nostro dialetto, la sua importanza storica e le peculiarità che lo rendono unico. Qualcuno è molto interessato, altri vociferano  rumorosamente, alcuni mi fissano con lo sguardo visibilmente attonito e sgomento (“non abbiamo capito niente”, confesseranno poi questi ultimi).

Questo nuovo progetto delle scuole elementari prevede un percorso orientato a conoscere meglio il territorio. Tre incontri finali dovrebbero sigillare questo cammino formativo: la raccolta differenziata, il dialetto, l’architettura storica di Volta Mantovana.

Me la cavo con qualche slide curiosa, con qualche parola da scrivere correttamente in dialetto, con qualche modo di dire da indovinare con qualche etimologia d’effetto. La cosa risulta a tratti divertente, forse a tratti noiosa.

Al di là della soddisfazione personale, l’esperimento sembra riuscito e apprezzabile sotto il profilo formativo.

Sono contento.

  1. #1 by Gianluca at 16 marzo 2010

    Bene.

  2. #2 by Erica at 18 marzo 2010

    Bravo prof!

  3. #3 by Silvio Baù at 20 marzo 2010

    Dovevi aggiungere… “Erica, 10 anni”.

  4. #4 by Erica at 28 marzo 2010

    E tu dovresti prenderti e prendere tutto un po’ meno sul serio, almeno quello che si può…

(non verrà pubblicata)

  1. Ancora nessun trackback