L’alternativa


“L’aspetto del morto rivela ancora quello che ha veduto.
Più a lungo viene descritto,
più il morto finisce per somigliare a una suppellettile”

(P. Handke – L’ambulante)

La domanda più interessante, che si è posta la sinistra italiana negli ultimi quindici giorni, è stata se annoverare o meno tra i propri simboli anche l’ottimo Steve Jobs.

Proibito parlare di risanamento della politica, vietato suggerire ricette per la crisi economica,  impossibile trasmettere un messaggio chiaro per apparire affidabili.

L’alternativa simbolica, per trovare un’identità credibile, è quella di rincorrere un manager americano col dolcevita nero, morto dall’altra parte del mondo.

L’alternativa dialettica, in assenza di argomenti più utili, è la discussione tra i sostenitori del suo spirito innovativo e progressista, e i critici del suo liberismo imprenditoriale macchiato di capitalismo.

L’alternativa morale, poiché in Italia tutto è eticamente inoppugnabile, ha visto il povero Steve trascinato qua e là per il raso della cassa. Dibattito avvincente, non c’è che dire.

E questa sarebbe l’alternativa di governo?

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