Ferrata Vaio scuro


Al secondo attacco del colle del Diavolo furono colti dai primi impercettibili sintomi da fatica:
asfissia, occhi pallati, arresti cardiaci, lingue felpate, aurore boreali, miraggi!
Ormai disidratato, Fantozzi pensò di essere vittima di un’allucinazione!”

(da Fantozzi contro tutti)

L’escursione è stata tra le più dure della mia sobria carriera alpinistica. Non tanto per la complessità della ferrata, di per sé di media difficoltà e lunghezza, quanto per l’interminabile tragitto condito da ghiaioni logoranti.

Partiamo con le solite rimostranze nei miei confronti, reo di dover fare benzina, colazione e spesa per il pranzo (annotatevi quest’ultmo particolare: sono stato ingiuriato perché dovevo acquistare un panino per strada).

L’itinerario parte dal rifugio Battisti, a quota 1265. Percorrendo il bosco si giunge al Vaio di Pelagatta e si risale sino alla Selletta delle Poe e al Vaio Scuro. La ferrata parte subito con una calata a strapiombo nel canalone del Torrione Recoaro. L’ambiente è molto bello, ovunque guglie e anfratti che sembrano di cartapesta. In basso, su uno spuntone a poche decine di metri da noi, un capriolo scruta immobile le nostre mosse.

È qui che Gianluca s’accorge d’aver scordato il suo pranzo. Al posto del cibo si ritrova nello zaino il Tom Tom dell’auto. Utlilissssssimo!

Pian piano entriamo in una galleria verticale, abbastanza stretta e molto scenografica. Forse è questo il passaggio più bello di tutta la ferrata. Nel frattempo le nuvole avvolgono le cime, seguiamo il percorso, ma il panorama non esiste più e si procede nella foschia. La relazione parla Forcella Bassa, di Forcella della Scala, dell’Orecchio del Diavolo e della Porta dell’Inferno. Di preciso non sappiamo dove siamo, da qualche parte sulla vetta.

Il mio socio, depositario della cartina, decide che dobbiamo scendere di 400 mt. Scelta fatale perché, terminata la discesa lungo l’ennesimo ghiaione, scopriamo che dobbiamo subito risalire.

Il mio unico panino, acquistato in un clima di pubblico ludibrio, è il pranzo di entrambi.

Raggiungiamo dunque lo Scalorbi e da qui nuovamente il Battisti. Alla fine, il “giretto” dura sette ore ed il dislivello supera i 1000mt. Meno male che avevo un panino allo speck. Anzi, mezzo panino.

Duetto alla partenza

L’uscita del tunnel verticale

  1. #1 by Gianluca at 12 luglio 2012

    Al termine ti ho offerto tutto il mio pranzo che avevo lasciato in macchina, ma tu hai detto: no grazie. E lo hai fatto solo per potermi “dir su” in questo post. Lo so!!!

    Buona invece la birra…

(non verrà pubblicata)

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