Un caffè forte


“Tutte queste bestie hanno un contegno decente, all’infuori delle scimmie.
Si sente che l’uomo non è lontano”

(E. Cioran – Squartamento)

Oggi mi sono tolto uno sfizio. Ho assaggiato il caffè più costoso del mondo, il caffè della scimmia, il Kopi Luwak.

Dicono che una tazzina possa arrivare a quindici euro. Forse in Finlandia, perché io qui l’ho pagato due euro e mezzo. Sempre ammesso che non mi abbiano cazzato su un Lavazza dek.

Comunque… il caffè della scimmia deve il suo nome al luwak, o “civetta delle palme”, un animale selvatico, a metà tra scimmia e panda, proveniente dall’Indonesia. La bestia è ghiotta di caffè, ma non mastica i chicchi. Mangia le bacche migliori delle piantagioni, digerisce i chicchi e li espelle nelle feci, senza trasfomarne le caratteristiche essenziali. I chicci vengono poi raccolti dal terreno, privati dell’involucro esterno e tostati. Proprio così: raccolgono gli escrementi, li puliscono e tostano il caffè. Fico eh?

Dicono che il gusto sia più dolce, perché gli enzimi presenti nel tratto intestinale del luwak distruggerebbero le proteine del chicco, riducendone l’amaro. Non so se sia vero. Io l’ho trovato molto buono e saporito, complice l’effetto psicologico indotto dal prezzo e dalla nomea.

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