Prassi istituzionale


Il medico accorto, se gli avviene di sbagliare la cura,
non farà male a cercare chi, chiamato a consulto,
lo aiuti a portare la bara del paziente”.

(Baltasar Gracián y Morales, Oracolo manuale e arte della prudenza, 1647)

 In questi giorni tutti si chiedono che Governo avremo. È facile. Nella migliore delle ipotesi un manipolo di personaggi pro tempore, probabilmente rispettabili e anche capaci, che per qualche mese raccoglierà il supporto del Parlamento su alcuni punti programmatici chiari, elementari, indiscutibili. Seguiranno elezioni nel giro di un anno. Nel peggiore dei casi nessuno appoggerà nessuno e, dopo un mese di paralisi e di Rigor Montis, avremo le elezioni di maggio.

Intanto Re Giorgio avvia timidamente le consultazioni. La prassi costituzionale prevede che il Presidente della Repubblica individui il potenziale Presidente del Consiglio, in grado di ottenere la fiducia dalla maggioranza del Parlamento e di formare un Governo.

Al di là delle pletore di illazioni, sensazioni, ipotesi e commenti (spesso banali) che accompagnano le cronache di queste circostanze, l’elemento più interessante è rappresentato dai tecnicismi e dalle regole che governano questi giochi. Mi annoia la domanda: “Bersani riuscirà a fare un Governo?”. Mentre mi intriga la circostanza che Grillo vada a parlare con Napolitano.

Ho studiato Diritto Costituzionale e Diritto Pubblico, ma non riuscivo a spiegarmi perché Napolitano abbia convocato proprio Grillo per le consultazioni con il Movimento 5 Stelle. Perché lui e non i capigruppo grillini di Camera e Senato? Perché non invitare un esponente parlamentare del partito, preferendo un leader esterno ufficioso ad uno ufficiale?

La risposta è che questa fase della vita istituzionale del Parlamento è disciplinata soltanto dalla consuetudine e dal galateo istituzionale. Non esiste una normativa precisa in materia, la Costituzione non ne fa menzione. Il tutto è affidato alla sensibilità e al buonsenso del Capo dello Stato che potrebbe chiamare anche Pozzetto, Villaggio, Gigi e Andrea. Dire che non è una regola, ma solo una prassi significa accettare che Napolitano potrebbe anche farne a meno. Se ad esempio in questi giorni avesse voglia di starsene barricato in casa a guardarsi le repliche di Derrick su ClassTv, potrebbe dire alla signora Clio: “se suonano al campanello dì che non ci sono”, e nessuno potrebbe obiettare. Nei milioni di leggi italiane che regolano ogni aspetto della vita, non ce n’è una che sancisca con chiarezza inequivocabile chi deve parlare con il Presidente della Repubblica per fare il Governo. È pazzesco.

  1. #1 by Carlo Tramonte at 24 marzo 2013

    Ben altre sono le cose pazzesche nella repubblica di questo tempi!
    Anche se non è dettagliatamente scritto da nessua parte, la costituzione prevede che il presidente del consiglio ed il governo siano nominati dal Presidente della Repubblica. Pertante il presidente deve parlare con tutti i responsabili dei partiti eletti in parlamento: e quindi con i segretari di qui partiti, siano essi eletti o meno, che detengono il vero potere di guida (è successo ancora che segretari di un partito fossero dei non eletti). E (purtroppo) il “non” segretario del “non” partito dei 5 stelle è oroprio il Grillo Giuseppe, che ne ha registrato nome e statuto e di cui ne è quindi il legale rappresentante, quindi con vera capacità di parlare a nomne del partito (cosa che nessuno altro ha, come abbiamo visto millanta volte). Ne deriva che il Napolitano non aveva altra scelta che invitare i rappresentanti ufficiali dei partiti presenti in parlamento, compreso il citato Grillo.

(non verrà pubblicata)

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