Garibaldi fu ferito


Qui o si fa l’Italia, o si muore

(G. Garibaldi)

Ieri alcuni operai del Comune di Roma hanno rimosso una scritta “storica” su un muro della Garbatella: “Vota Garibaldi Lista N°1”. L’iscrizione, riferita alle prime elezioni repubblicane del 1948, esortava ad esprimere una preferenza per l’allora Fronte Democratico Popolare. Da qualche anno era coperta da una tettoia e celebrata da una targa commemorativa. Un piccolo pezzo di storia insomma, più che un atto vandalico da cancellare.

Sarebbe facile oggi, e molti giornalisti lo hanno fatto, commentare che fra tutto il lerciume di Roma quella scritta era l’ultima cosa che andava pulita. Sarebbe facile anche sparare sull’Amministrazione negligente e cercare nella vicenda metafore più ampie della deriva politica odierna.

Un errore certamente in buona fede. Compiuto dall’Amministrazione, dalla società in appalto, dai singoli addetti ai lavori? Non è importante. Il nodo rimane quello dell’attenzione, di pensare alle azioni che si compiono nel momento in cui si compiono. Bastava alzare la testa e chiedersi come mai c’è una tettoia protettiva. Bastava voltare lo sguardo e leggere la lapide. Bastava chiedersi perché un vandalo dovrebbe inneggiare a Garibaldi nel 2019. Un po’ di concentrazione, niente di più.

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