Mettiamo l’accento


So di non sapere

(Socrate)

Chi ha la fortuna di dominare le regole degli scacchi sa che il mulinello e l’infilata sono due tattiche ben distinte. Chi frequenta abitualmente le macellerie ben comprende la differenza che passa tra lo scamone e il girello. Allo stesso modo, chi scrive in lingua italiana dovrebbe sapere che apostrofo e accento sono due cose differenti, non intercambiabili.

L’apostrofo nasce in caso di elisione (caduta di una o più lettere), l’accento serve invece per distinguere la pronuncia più intensa di una sillaba rispetto alle altre.

Non è il caso di addentrarsi in encicliche su accenti gravi, acuti e circonflessi, troncamenti ed elisioni. È sufficiente dire che l’utilizzo indiscriminatamente commutabile di apostrofo e accento rappresenta un errore. Non è questione di etica, né di estetica. È semplicemente un errore grammaticale, come le “h” fuori posto, le doppie zoppe o i congiuntivi randomici.

Non è neppure il caso di salire sullo scranno dei saccenti, poiché è capitato e capita a chiunque di confonderli o di accettare le proposte che i programmi di scrittura fanno irresponsabilmente in nostra vece. Alcuni esempi: E’ / È, Po’ / Pò.

La cosa grave è che a fregiarsi dell’errore sia addirittura un’università. Scorgendo il logo della Bicocca si può notare la maldestra svista nell’uso dell’apostrofo in luogo del naturale accento. Superficialità di un rettore, cecità di qualche organo direttivo, ignoranza di un grafico? Poco importa. In una delle sedi del sapere… semplicemente non sanno.

Bikokk

  1. #1 by Paio at 21 novembre 2019

(non verrà pubblicata)

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