Io consumo italiano


La folla grida un mantra, l’evoluzione inciampa”
(F. Gabbani, Occidentali’s Karma)

Ci sono cose nella vita che non tutti riescono a capire fino in fondo. Esistono dei dogmi, che si ripetono e si trasmettono meccanicamente, a cui la ragione non sempre sa dare risposte soddisfacenti. Religiosi mantra che la gente consuma e diffonde, senza riuscire mai a giustificare e a comprendere pienamente.

Per esempio. Io non capisco perché nei momenti di crisi economica bisogna preferire i consumi di prodotti e servizi erogati da aziende italiane. Il sottile sottointeso sta in un fantomatico spirito di fratellanza, che fatico a definire patriottico, secondo cui “siamo italiani, quindi aiutiamoci innanzitutto tra di noi”. “E perché mai?”, è la mia sguarnita domanda.

Perché devo preferire il sostegno economico ad un italiano e non ad uno spagnolo? Cos’hanno i due di diverso? Forse perché sono italiano anche io? E quindi, cosa significa?

C’ho pensato a lungo e l’unica risposta sensata che mi è venuta in mente è che supportare prima di tutto l’economia italiana significa autosostenere la macchina dello stato che ti eroga i servizi: meglio reggere la mano che ti sfama, che quella che sfama le altre nazioni. Forse è davvero questa l’unica risposta. Ma se fosse così, non sarebbe più una motivazione filantropica verso i propri connazionali. Non sarebbe un “amore di patria”, volto ad aiutare i conterranei più deboli. Sarebbe solo un modo elegante per giustificare il proprio tornaconto personale: preferisco pagare chi mi può “ritornare” qualcosa. Se è davvero così, significa che non compio un gesto in favore di un altro (italiano), ma lo compio per me. Una motivazione più che lecita, che ci sta, per carità. Però è giusto dirlo, ammetterlo, saperlo.

Due lupi affamati azzannano un tricolore (da un video in mostra al Museion di Bolzano)

Due lupi affamati azzannano un tricolore (da un video in mostra al Museion di Bolzano)

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