Questione di Sharm
(A. Camus, La caduta)
Tra le tante tragedie di questi giorni, c’è quella dei turisti giunti sul Mar Rosso, che poveretti non possono uscire dai loro villaggi. Purtroppo per loro, laggiù si sono messi in testa di fare la guerra civile e… addio gita nel deserto, addio foto a Luxor. Un bel problema. Vabbè, ci sono stati mille morti ammazzati, ma vuoi mettere il disagio di dover restare barricati nel resort a Sharm el Sheikh e Marsa Alam? E poi chi la ripaga la vacanza rovinata ai diciannove mila italiani?
Mentre la Farnesina spende i nostri soldi per rendere più confortevole il loro soggiorno e magari loro rientro, è già pronta una class action per chiedere il risarcimento. Italiani d’Egitto!
Che cosa apparirà?
Posted by Giullare in Cose di paese on 11 agosto 2013
(F. Dostoevskij, L’idiota)
Per neutralizzare la noia dell’agosto, o semplicemente per accompagnare i caldi pomeriggi d’afa, è arrivato l’immancabile gioco enigmistico dell’estate voltese. Che vi troviate sotto un ombrellone della piscina Cavallara, o sotto il bocchettone del condizionatore del tinello, che siate sdraiati da Piva, magari immersi in un cornetto “riccotta ai fichi”, o semplicemente seduti con ozio sulla tazza del vostro bagno, non potrete rinunciare all’imperdibile gioco della settimana enigmistica: “Che cosa apparirà?”
Arrivando a Volta da Valeggio, dopo aver ammirato in lontananza il maestoso orizzonte con le torri medievali e il supermercato Lidl multicolor poco sotto, potete scorgere un’altra bellezza locale. Un edificio di misure modeste, ben collocato all’interno della lottizzazione Col Fiorito, che sorge laddove per secoli si estendeva una palude.
Molti anni addietro ci avevano raccontato che sarebbe stato il complesso residenziale più bello di Volta ed infatti è così. Qui regna l’armonia edilizia più assoluta ed il buongusto, direi medievale anch’esso, la fa da padrone.
L’edificio ha forma armonica e sobria, ma dovete indovinare che cosa apparirà alla fine dei lavori. Alcune ipotesi:
– una clinica privata di Nicchio (più semplice da trovare rispetto all’attuale, per chi viene da Verona);
– un distributore (eh… quello nuovo non ha il metano…);
– un resort per politici di lungo corso (dove ospitare amministratori locali spiaggiati);
– un negozio di tacchi, dadi e datteri (insegna da decidere tramite concorso di idee);
– la nuova casa di Balotelli (ecco spiegate le voci sui suoi investimenti edilizi voltesi);
– il nuovo salumificio Levoni (in luogo di quello demolito);
– la farmacia per Cereta (eh… era stata promessa…);
– la vera casa di Virgilio (emersa magicamente dalla palude, in seguito agli scavi)
Attendiamo fiduciosi la risposta.
Tifosi smemorati
(M. Serra, L’Amaca del 03/08/2013)
È con un certo disappunto che, da milanista, mi sono scoperto “solidale” con Berlusconi. Il sito ufficiale dell’AC Milan esprime infatti sostegno al Presidente, dopo la conferma in Cassazione dei quattro anni per frode fiscale. Berlusconi, mica bruscolini. Il virgolettato mette i brividi: “Oggi come sempre, oggi più che mai: i Milanisti sono al fianco del presidente Berlusconi. Quante volte è stato lui a dare la carica alla creatura che ama di più. Questa volta, se serve, saranno il Milan e i Milanisti a ricambiare. Oggi quindi non solo grazie Presidente ma soprattutto, forza Presidente!”.
Al di là che è sempre antipatico fare i proclami per conto terzi (a me nessuno ha chiesto se, da milanista, approvavo il comunicato del sito), la tesi in voga ultimamente è quella del complotto e della persecuzione.
Cinquanta processi a suo carico, una sola condanna definitiva. Detto così sembrerebbe effettivamente un accanimento giudiziario. Ma gli italiani hanno la memoria molto corta e sono come gli ignavi dell’Inferno dantesco, che non sapendo scegliere tra il bene e il male, devono essere continuamente punzecchiati da vespe e mosconi.
Una sola condanna definitiva, ma tante prescrizioni (per corruzione giudiziaria, falso in bilancio, appropriazione indebita, finanziamenti illeciti) e diversi reati cancellati per amnistia. Senza contare che alcuni processi sono ancora in corso: ad esempio la condanna per concussione e prostituzione minorile non è ancora passata in giudicato.
A tutta questa lista di immacolate vicende si aggiunge un dettaglio sovente indolentemente dimenticato: il fatto, cioè, che durante il suo ventennio molti reati sono stati depenalizzati e molte modifiche alle leggi hanno impedito di evidenziare fattispecie di reato già commesse. È il caso della legge sulle rogatorie internazionali, della depenalizzazione del falso in bilancio, del Lodo Schifani e del Lodo Alfano, del segreto di Stato su Villa Certosa, della riduzione dei tempi di prescrizione, del legittimo impedimento e di molte altre porcate ancora. Senza tutta questa operosità legislativa, come sarebbe andata?
Qualcuno diceva che il metodo più sicuro per non finire in carcere sarebbe quello di non commettere reati. Eh… troppo facile, il tifoso non capirebbe.
XXX° Consiglio (25 luglio 2013)
Consiglio comunale convocato solo per sanare, speriamo definitivamente, il progetto di lottizzazione di via Sordello. Il nuovo atto dovrebbe consentire di bypassare tutti i rilievi emersi nei mesi scorsi.
Come noto, l’area in oggetto rappresenta un atterraggio delle cubature scaturite dall’abbattimento dell’ex Levoni. Nei mesi scorsi erano stati imposti degli stop all’avvio dei lavori, anche in virtù delle manovre ostative operate dalla Minoranza che, seppure all’opposizione, dovrebbe operare per il bene del paese. L’obiettivo primario sembra invece quello di distruggere quanto realizzato dall’Amministrazione.
Molti preferivano avere il casermone rosso dell’ex prosciuttificio, io no. L’edificio simbolo dell’ecomostruosità morenica andava abbattuto ed è giusto che chi ha investito nell’intervento, dando peraltro lustro al piazzale del castello e al centro storico di Volta, porti a termine l’operazione.
Empatia canaglia
(E. Fromm – Avere o essere?)
Quando si dice la vicinanza delle istituzioni ed il coinvolgimento emotivo di chi governa…
A seguito del recente deragliamento del treno spagnolo, il primo ministro Rajoy ha diramato un comunicato stampa, per manifestare le più sentite (?) condoglianze ai familiari delle vittime.
Nel profondo turbinio emozionale, però, il suo entourage ha confezionato un comunicato bislacco, scopiazzando un po’ troppo quello diramato in occasione del terremoto cinese di lunedì.
Di fronte al più grande disastro ferroviario spagnolo degli ultimi quarant’anni, Rajoy recita: “Desidero rivolgervi le mie più sentite condoglianze per la perdita di vite umane e per i danni materiali che ha portato il terremoto che ha colpito questa sera la città di Gansu”. Si può immaginare quanto si siano sentiti sollevati gli spagnoli, per una tale empatia da parte del loro governo. Come si dice: cornutos y maziatos.
Mamma mia
(F. Nietzsche – Umano, troppo umano)
Durante il soggiorno toscano, nella Val di Merse e nelle Crete senesi, abbiamo fatto tappa anche nel piccolo paese di Buonconvento. Borgo caratteristico, ma nulla di eccezionale. Merita la sosta solo se ci si passa a fianco, perché in Toscana c’è decisamente di meglio.
Passeggiando tra le stradine assolate, scorgiamo un’anziana signora che dall’alto della sua finestra sta chiudendo le imposte. Il sole picchia forte ed alzare lo sguardo è quasi un’impresa.
“Buongiorno”, esordisce cortese, volgendo lo sguardo verso la strada sotto la sua finestra.
“Buongiorno signora”, rispondiamo cortesemente sorridendo.
“Da dove venite?”
“Da Mantova.”
“Ah… e avete figli?”
“No, signora, non ne abbiamo”, rispondiamo sbalorditi per la stravagante domanda. Non ha certo problemi di relazione con gli sconosciuti…
“Beh, quando ne avrete, fatene almeno due. Che uno è poco”.
“Eh, signora mia… uno è poco e due son troppi. Comunque sarà fatto”, ribatto con fare sbrigativo, chiedendomi se siamo capitati in un ospedale psichiatrico o su Scherzi a parte.
“Siete sportivi?”
Osssignùr, penso nell’intimo della mia pazienza. “Sì, certo, siamo sportivi.”
“E il calcio, lo conoscete?”
“Sì, certo. Conosciamo un po’ anche il calcio.”
“Allora aspettate, che vi mostro una cosa.”
La signora abbandona la finestra e va a cercare qualcosa. Aspettiamo attoniti e un po’ incuriositi dall’estrema confidenza.
Ritorna dopo qualche secondo con un’immagine cartonata della nazionale italiana, credo ai mondiali del 1978. Mi chiede se conosco il terzo da sinistra, indicando un calciatore con i capelli lunghi.
“Allora, il primo è Romeo Benetti, in porta c’è Zoff, poi in piedi ci sono Bettega e Gentile. Sotto distinguo Causio, Antognoni, Scirea… Ma il terzo in alto non saprei. È lontano, non lo riconosco. Chi è?”.
“È Bellugi, il mi figliolo”, sentenzia orgogliosa.
Le faccio i complimenti, mentre mia moglie si chiede perplessa chi cacchio sia sto Bellugi.
Dico alla nonnina che vedo spesso suo figlio tra i commentatori sportivi di Italia 7. È contenta, appagata del nostro riscontro positivo, ma non le basta. Si lamenta apertamente e lascia trasparire un’insoddisfazione vecchia di tanti anni.
Fa tenerezza quando si confida e ci dice che le manca molto quel figlio calciatore, uscito di casa giovanissimo, emigrato a Milano e mai tornato dalla madre. “Non fate un figlio solo, fatene almeno due”, ripete con la voce tremula.
Con un piccolo groppo in gola la salutiamo e la lasciamo nuovamente da sola, con le sue imposte da chiudere e col suo poster della nazionale da riporre nel cassetto.
L’uomo del Ponte
(A. Cook)
Incalza la polemica sull’affitto di Ponte Vecchio a Firenze, per la cena di Montezemolo e dei vip Ferrari. Anche oggi il deputato grillino Romani ha incalzato lo scapestrato Renzi per la maldestra concessione. La diatriba rischia di essere eterna.
In linea di principio è vero: il bene pubblico non deve mai soggiogarsi al vizio privato ed il patrimonio collettivo non deve mai essere riservato solamente ai “pochi” che possono permettersi di pagare più di altri. È una regola che sta alla base della convivenza civile di una comunità, è la regola che impedisce che la res publica diventi res privata.
Ultimamente, tuttavia, queste scelte di concessione del bene pubblico, di affitto, noleggio o locazione che sia, iniziano ad essere quasi obbligate. Per i Comuni sempre più in crisi di entrate, e sempre più al collasso nella quadra dei conti, l’idea di mettere a frutto il patrimonio diventa una necessità forzata.
Ben vengano gli sponsor, gli affitti e gli investitori privati. Purché l’obiettivo finale sia realmente quello di sostenere l’interesse della comunità (aumentando le entrate), non solo quello di favorire il sollazzo dei pochi (concedendo esclusività low cost).
In quest’ottica anche Volta dovrebbe promuoversi maggiormente, incoraggiando l’utilizzo e lo sfruttamento degli spazi comunali da parte dei privati cittadini per eventi, feste, manifestazioni, convegni privati. Non è mai stato fatto, o almeno, non abbastanza.
Ufficialmente Ponte Vecchio sarebbe stato affittato per qualche ora, in cambio 120.000 euro. Non mi intendo della materia, ma mi pare un compromesso accettabile. Ma dalla documentazione sembra emergere che il canone effettivo di locazione sia stato di soli 17.000 euro. Un po’ poco, perché su queste cose non si dovrebbero fare sconti neppure agli amici, e neppure nel periodo dei saldi estivi.
Buona Forchetta – Masaniello
Posted by Giullare in Buona Forchetta on 1 luglio 2013
Al posto del vecchio Apericena, in Valletta Paiolo c’è un nuovo locale. Immutato l’arredo, mutato l’accento. La cadenza napoletana ha preso prepotentemente il posto del dialetto mantovano. Masaniello è infatti specializzato nella cucina campana. Innanzitutto pizza alta, discretamente gustosa. Ma soprattutto fritti di ogni tipo, non unti e squisiti. Imperdibile l’antipasto “cuoppo”: un mix di frittura di pane, verdure, polenta. Molto appetitosa anche la frittura di pesce, calamari o paranza che sia, asciutta e freschissima.
Se si vuole cambiare un po’ e ammazzarsi di fritto, questo è il posto giusto. Non ho pagato io, quindi non conosco il prezzo della cena.
Il giudizio si riferisce unicamente alla qualità del mangiato. Voto 7,5
Trattoria Masaniello – viale Sabotino 13, Mantova
Oh… beata paula!
Posted by Giullare in Cose di paese on 27 giugno 2013
(M.T. Cicerone – De re publica)
Mi hanno riferito, perché io non seguo il cinema trash di serie b, che su facebook è stato fatto un conteggio di quante volte è apparsa la parola “Beata Paola” nell’ultimo Voltapagina: 13 citazioni, dicono.
Benché quello di contare le “beate paole” non rientri tra i miei svaghi abituali, possiamo certamente giudicarlo un passatempo dilettevole, della serie: se piace, piace…
Non so se il numero 13 sia effettivo (come detto, non le ho contate), ma può essere una cifra plausibile. In fondo la Beata Paola rimane la patrona (o matrona?) del paese, è stato ultimato il restauro della Cappella a lei dedicata e ci si prepara al cinquecentenario della sua morte.
Andando a memoria ho rovistato nel mio archivio. Ho trovato un Voltapagina del 2004 in cui ricorre 10 volte Luciano Bertaiola (11 o 12, se contiamo solo il cognome). All’epoca non si trattava di un Santo, né di un Beato. Forse lo si considerava un patrono, sta di fatto che allora nessuno disse niente.
Divieto di balneazione
Posted by Giullare in Cose di paese on 21 giugno 2013
(D. Van De Sfroos – Dona Lüseerta)
Ieri sono andato a correre sull’alzaia del canale Virgilio. Ogni volta che passo al fianco del lungo corso d’acqua, e delle numerose vasche irrigue, mi ritorna alla mente quando da piccolo andavo a farci il bagno. Mi ci portava mio zio, insieme ai miei cugini. Lì ho imparato a nuotare e a fare i tuffi a “bomba”. Mio zio non ha mai investito troppo tempo per insegnarmi i tuffi a “ficchetto” e ancora oggi mi porto dietro questa grave lacuna tecnica. Parliamo suppergiù di trent’anni fa. Poi con le scuole medie sono arrivate le uscite agli acquapark e con le superiori i pomeriggi nelle piscine degli amici. I bagni al canale sono rimasti nella memoria, messi da parte come le rotelle della bici o come quella maglietta di lanina del Milan nella quale, dalla prima media in poi, proprio non ci entravo più.
Ho smesso di fare il bagno al canale non perché mi facesse schifo (credo di essere l’unico voltese insieme a Walter Piva ad aver fatto il bagno anche nell’Adige), ma perché la piscina era decisamente più comoda e confortevole. Forse anche perché l’odore di cloro tutto sommato è meno sgradevole di quello di freschino.
Da trent’anni a questa parte la qualità dell’acqua del canale è progressivamente scaduta. Schiume varie e bottiglie di plastica hanno preso il posto di qualche sparuta alga. Quasi nessuno, ormai, ci fa più il bagno. Nonostante i cartelli di divieto di balneazione, ma non di abnegazione, ieri ho visto una famigliola marocchina placidamente immersa. Per noi sono marocchini anche i Ghanesi e i Brasiliani (e a volte anche i Siciliani), ma questo è un altro discorso. Nessuno di noi probabilmente manderebbe al canale i propri figli, ma loro, con grande gioia, sguazzavano fieri nelle vasche di cemento. Non ho potuto fare a meno di pensare all’ennesimo segnale di un mondo a doppia velocità, dove i più fortunati hanno la piscina in giardino, mentre ai meno abbienti non resta che nuotare tra quel che rimane.