Primarie e privarie

Da mesi il Centrosinistra, invece di infierire sul PdL allo sbando, litiga senza successo per le proprie primarie. Passerà l’inverno, il letargo, e noi continueremo a non dormire, chiedendoci invano se Renzi deve rottamare Bersani, o se PierluigisignoraCoriandoli deve rimanere saldamente al suo posto; continueremo a chiederci se la Puppato o Civati (chiiii?) sono effettivamente meglio di Ventola, se sia giusto votare nei gazebo oppure nelle vecchie cabine telefoniche dismesse. Dubbi amletici al limite del trascendente, che tolgono il sonno e l’appetito.

Non riescono ad accordarsi neppure sulle regole del (proprio) gioco, figuriamoci quando dovranno governare. Quando si dice “un inizio promettente”.

In barba a questa drammatica empasse, la Lega ha invece deciso in un fine settimana il proprio candidato alla Regione Lombardia, facendolo scegliere in quattro e quattr’otto a 10.000 elettori padani. Detto fatto, si è avverato il motto celtico: veni, vidi, votai.

Ritiratosi il monarca, anche il PdL inizia a parlare di primarie, confidando nel proverbiale motto “gli ultimi saranno i primi”.

Insomma: tutti concentrati ad assicurare la democrazia, quando le votazioni sono poco più di un gioco però. Per le politiche vere del 2013 continueremo a votare col vecchio Porcellum e nessuno pare trascorrere notti insonni per questo. Per assurdo: oggi possiamo “preferire” i candidati delle primarie, ma siamo privati del diritto di scegliere i rappresentanti effettivi del Parlamento. Ci sono primarie e privarie. Perché, come si sa, per le politiche i listini sono imposti e bloccati dai partiti stessi.

Ci vorrebbe il maggioritario a doppio turno. Al primo turno, in modo proporzionale, ogni elettore esprime liberamente la sua prima preferenza. Al secondo turno accedono i candidati che hanno ottenuto più preferenze di tutti, che hanno preso più voti proporzionali. A questo punto l’elettore effettua una seconda scelta, votando nuovamente chi preferisce davvero o chi gli fa meno schifo. Questo consentirebbe un’effettiva e libera scelta dei rappresentanti.

È chiaro, non me lo sono mica inventato io. Molti studiosi ne parlano e talvolta ne caldeggiano l’applicazione.

Ovviamente i partiti non vorranno mai un sistema dove l’elettore seleziona con più cura i propri rappresentanti. Però, per venire incontro alle esigenze dei partiti despoti, Sartori propone addirittura dei correttivi: il passaggio al secondo turno sarebbe consentito ai primi quattro-cinque partiti. Dopodiché, al secondo turno i due partiti minori (dei quattro-cinque) avrebbero la scelta di ritirarsi e così di fruire di un “premio di tribuna” (ad esempio del 20% dei seggi); oppure di combattere le elezioni, perderle, ma così facendo perdendo anche il proprio premio di tribuna.

I modi e le idee per cambiare un po’ ci sono. La volontà meno.

 

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Buona forchetta ( a casa mia) – Polenta del viandante

A casa nostra è arrivato il menu invernale. Nel rifugio è arrivato il piatto del viandante.

Per le fredde serate che ci aspettano, l’idea della polentina con funghi e formaggio non è affatto male.

Questa è una variante con i funghi dei nostri colli e una crescenza del Friuli. In abbinamento vedo bene un refosco.

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La Nonna Gina

La nonna Gina non era mia nonna. Era la nonna di Gianluca. Ma è stata un po’ la nonna di tutti quelli che sono passati per la casa di Bordala. L’immagine che ho di lei è quella di una grande serenità d’animo e dei lunghi rosari recitati ascoltando Radio Maria.

L’episodio più bello fu quando, vedendoci in partenza per la vetta dello Stivo, lei, mingherlina ultraottantenne, ci disse che non poteva venire perché doveva accudire una parente malata.

Anche se negli ultimi anni aveva perso la brillantezza dei tempi migliori, noi la ricordiamo affabile ed allegra. Come quando le feci indossare la mia maglia da rugby per fare una foto di mischia con tutti noi, ospiti a casa sua.

Oggi la Nonna Gina, ormai vicina ai cento, ci ha lasciato. Conserverò sempre un bellissimo ricordo.

La Nonna Gina in mischia

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Buona Forchetta – La Diga

Ristorante vecchia maniera, sulla riva sinistra del Mincio. La prima impressione è quella di ritornare ai primi anni ’80, alla cresima di un cuginetto o al matrimonio degli zii di campagna. L’avventore nota subito le ampie sale con le pareti gialline e il pavimento in ceramica quasi leopardata. Le cameriere sessantenni con la camicia bianca e i carrelli dei contorni completano l’etichetta vintage di questo locale da cerimonie. Nonostante l’atmosfera da rimembranza parentale, il locale è pulito e curato. Propone la cucina locale, con particolare attenzione al pesce d’acqua dolce. Ottimo il carpaccio di trota ed anche le lasagne con la lepre. Antipasto, primo, secondo e dolce (e vino sfuso): 35€.

Voto: 7.

Ristorante Albergo “La Diga” – Loc. Diga Via Salionze, 29 – Monzambano (MN)

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XXII° Consiglio (11 ottobre 2012)

Seduta breve per confermare la nomina di Marchesini al ruolo di Revisore dei conti e per approvare la convenzione “Distretto burocrazia zero”. La convenzione prevede la centralizzazione dei servizi informatici (server, etc…) da parte di 22 comuni mantovani. I comuni spenderanno complessivamente 625.000 euro e 400.000 saranno erogati dal Ministero. L’obiettivo è evidentemente quello di abbattere le spese che ogni municipio attualmente investe per contro proprio. La convezione ha scadenza 31.12.2013

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XXI° Consiglio (27 settembre 2012)

Piccola variazione di bilancio per spostare il contatore della ex Levoni. L’operazione permette di mantenere un allaccio di ben 50kw che potrà tornare utile in futuro per attività pubbliche organizzate in quel luogo. L’alternativa era quella di eliminare l’allacciamento. Voto favorevole della sola maggioranza.

Sarà acceso un nuovo mutuo (1.400.000 euro) per il recupero dell’ex Municipio. Come noto il progetto prevede la completa ristrutturazione dello stabile e l’insediamento della biblioteca. Nella stessa variazione si annota la sostituzione di tutte le vecchie caldaie comunali, con impianti nuovi “a condensazione”.

Per anni le auto sequestrate sono state depositate (o meglio “dimenticate”) in una rimessa privata che oggi presenta un conto salato: 18.000 euro.

È stato accertato nuovamente il rispetto degli equilibri di bilancio.

Vediamo lo stato delle opere pubbliche. La riqualificazione di via Fosse, conseguente al recupero delle mura del castello, è in corso d’opera. Sono terminati i lavori di ripavimentazione di via Chiesa e via Carceri, così come è stata ultimata la ciclabile via Custoza – via Folengo e quella in fregio al canale Virgilio. Iniziati i lavori nell’ala nord di palazzo Cavriani, mentre è concluso il restauro della sala delle Fatiche di Ercole. Per l’ex sede municipale (descritta poc’anzi) sarà disponibile a breve il progetto definitivo. Infine è terminato l’abbattimento dell’ex salumificio Levoni. Tanta roba, ma Minoranza contraria.

All’unanimità è stato affidato lo smobilizzo dei crediti vantati dai fornitori al Banco Popolare, che già fornisce i servizi di tesoreria: il Comune non pagherà alcuna commissione.

Approvato in via definitiva, dopo la delibera di giugno e dopo i pareri favorevoli degli enti supervisori, il piano attuativo di via Sordello (perequazione Levoni).

A Vicari è stata affidata la delega alla Protezione Civile. Adottato infine il piano attuativo (angolo via del Tricolore – via Po) per una piccola perequazione derivante dall’imminente abbattimento dello stabile ex Tintoria dei Savi.

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A PARER MIO – Scacco alla torre

Le ganasce meccaniche hanno masticato anche l’ultima fetta della grande torre dal color mortadella. L’edificio Levoni, salume per forma e salumificio per sostanza, si è dunque sbriciolato in poche settimane ed al posto della sua imponente mole rosa rimane oggi solo un cumulo di calcinacci e ferri arrugginiti.

Il meccanismo della perequazione ha permesso al Comune di ottenere gratuitamente l’area, in cambio di cubature equivalenti destinate ai privati. Trattative lunghe, incerte, che alla fine hanno determinato l’abbattimento dell’obbrobrioso stabile, scongiurando il pericolo di pericolose speculazioni edilizie al centro del paese. Il sogno sconsiderato di riconvertire la struttura in appartamenti di pregio si è infranto sulle benne delle ruspe e sul braccio della gru, che in pochi giorni hanno demolito l’intera struttura.

Così lo skyline di Volta riacquista il suo equilibrio originario, la sua immagine pulita, la sua linea sobria. La cinta muraria del castello ora impressiona per la sua altezza (invisibile fino a pochi giorni fa) e contribuisce ad aumentare l’armonia del centro storico e dunque del paese intero. I turisti, che talvolta ho accompagnato sulla torre granaria, non strabuzzeranno più gli occhi di fronte al casermone, non chiederanno più: “Chi ha permesso di costruire tutto ciò?

L’enorme spiazzo dovrà essere riconvertito. Si potrà fare un concorso di idee per valutare al meglio la sua destinazione futura e ci auguriamo che le amministrazioni riescano a reperire le risorse necessarie alla sua completa riconversione e rivalutazione. Questo luogo merita una trasformazione completa ed adeguata al proprio prestigio.

Proiezioni lunghe, certo, che però non devono abbattere, è il caso di dirlo, gli entusiasmi di una scelta così radicale. Non ci si fermi qui, ma si proceda oltre. Lo scacco alla torre, insomma, dovrà essere solo la prima mossa della partita.

Il vecchio skyline

(Editoriale pubblicato su Voltapagina n.43)

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Amicizia che fu

Nel febbraio 2006 il Lele mi inviò un passo de “Il sopravvissuto” di Antonio Scurati. Lo pubblicai sul blog*, con l’obiettivo di intavolare un dibattito sull’amicizia. Oggi ne ripropongo una parte, perché mi piace pensare al Lele e alla sua amicizia, ora come allora. Non nostalgia, ma semplicemente un ricordo attraverso un brano che in qualche modo aveva fatto suo.

L’amicizia è un dato esistenziale, si diceva Andrea. Non un’affinità elettiva, non una scelta deliberata, non il piacere della conversazione, non un invito a cena. A due esseri umani è dato, per puro caso, di nascere in uno stesso angolo di mondo, di frequentare la medesima scuola, di inciampare uno nell’altro e di fare un pezzo di strada assieme prima che la chimica ormonale completi i propri esperimenti con il corpo puberale. Ed eccoli testimoni uno dell’altro per il resto dei loro giorni. Tutto qui il senso inesauribile di quella parola: amicizia.

Ecco, per il Lele “amicizia” era anche questo. Quanto sarebbe bello poterne parlare ancora con lui.


*La versione integrale del post del 2006 è disponibile qui:
http://www.silviobau.it/2006/02/14/la-vera-amicizia-nasce-dalla-giovinezza-condivisa/

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Regione e sentimento

“Fiorito è un prodotto della democrazia.
Molti italiani che oggi sbraitano contro la casta,
ove ne facessero parte, sarebbero identici a Franco Fiorito,
per il semplice fatto che sono identici a Franco Fiorito anche adesso.”

(M. Serra – L’Amaca)

L’unica, amara, consolazione è che certe cose non succedono solo in Lombardia. Regione che vai, spreco che trovi. Le cronache dei clientelismi, dell’esosità e delle ruberie della politica ormai non sorprendono più. Non disgustano più l’immoralità e la smodatezza dei costumi, perché, nostro malgrado, ci siamo abituati. Ciò che ripugna è la sfrontatezza e l’ingordigia con cui gli sperperi si perpetrano e ci vengono candidamente sbattuti in faccia. L’ingordigia dei mediocri, la chiama Stella.

Ultimo caso: il Lazio. Mentre gli operai abitano sui tralicci per difendere il lavoro, tredici consiglieri regionali ottengono in un anno due milioni di euro, spendendone 900.000 in manifesti e 200.000 in alberghi, bar e ristoranti (sarà il caro prezzi del settore alimentare?).

Nel bilancio del gruppo consiliare Pdl alla Regione Lazio, 665.000 euro sono destinati a “collaboratori e consulenze”, 114.000 alle “spese di rappresentanza”. Per la stessa voce i Radicali spendono 662 euro, e d’altro canto stanno all’opposizione.

Sempre in Lazio, il capogruppo Udc, che siglava tutte le ricevute, non sa spiegare cosa comprendessero i 145.000 euro di “spese varie”. Come Rutelli, che firmava i bilanci di Lusi, risponde: “Non lo so, non sono mica un ragioniere”. Ci mancherebbe…

E mentre in Veneto, a sentir parlare di sprechi, si urla “Ostrega!”, al ristorante Batman urla “Ostrica!”: 800.000 euro in pesce, champagne e auto nuova. Cene da supereroe.

Illo tempore il Comune di Volta spese 5.000 euro per un calendario con foto d’epoca: troppi soldi, si tuonava. La Regione Calabria ne ha buttati 140.000 per stampare un libro autopromozionale di 125 pagine dal titolo “Il senso delle scelte compiute”.

Sempre la Calabria sborsa 700.000 euro per la c.d. “rappresentanza”. Cifre che non dicono nulla, perché non abbiamo grossi riferimenti. L’Emilia Romagna però ne spende un sesto, anche se i suoi abitanti sono il doppio e il suo pil il quadruplo.

Sicilia: non basta il monito per gli scandali dei figli di Di Pietro e di Bossi. Il governatore Lombardo, dopo aver collocato il fratello, ora candida il figlio. “Ricongiungimenti familiari”, li chiamava qualcuno.

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Sonno svedese

“Vorrei chiudere gli occhi a poco a poco,
e aprire l’anima ai sogni e sentire una musica che blandisce,
ed odorare un profumo”

(Ambrogio Bazzero)

Premessa: in Scandnavia è quasi stagione di letargo.

La cosa migliore dell’Ikea è il salmone all’aneto. Un’altra bella cosa dell’Ikea, di gran lunga inferiore al salmone all’aneto, sono i concorsi riservati ai clienti fedeli.

L’ultimo è eccezionale: “Chi dorme in IKEA piglia un piumino“. Chi si presenta in pigiama e pantofole e rimane su un letto dello showroom dalle 10.00 alle 15.30 vince un piumino.

Io non parteciperò. Fondamentalmente perché non mi serve un piumino. Però voglio vederli quelli che si presentano in pigiama e se ne stanno sdraiati cinque ore e mezza mentre centinaia di sconosciuti tastano il materasso o aprono i comodini. Quel giorno un giro all’Ikea, per una volta, me lo faccio volentieri.

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