Tipi da matrimonio
Posted by Giullare in Cose di paese on 20 maggio 2012
(H. Youngman)
Siamo entrati nell’ultima settimana prima del fatidico giorno. In questi mesi non sono mancati auguri, consigli, domande. Grazie.
Quando uno sta per sposarsi però, inevitabilmente deve fare i conti con categorie diversissime di persone che sul tema del matrimonio hanno la loro idea ben chiara. Gente che trasmette più ansia di Amadeus, vicini di casa così buoni e gentili che ti vien voglia di dargli il cinque per mille, ma anche personaggi fastidiosi come una pubblicità di Del Piero. Ho provato a raggruppare alcuni di questi individui in categorie.
Lo psicologo. Ti chiede perché ti sposi e ancora prima che tu possa rispondere, fa la diagnosi della tua scelta: “Sei figlio unico e col matrimonio manifesti la ricerca della condivisione che non hai mai avuto”. In realtà io farei fatica a condividere anche il tandem, ma non contraddico la sua sentenza per paura che mi cada in depressione.
Il Mannheimer. Non sa proprio spiegarsi cosa ti spinga al grande passo. Basa le sue perplessità su un semplice dato statistico: un matrimonio su tre fallisce, uno su tre si barcamena e solo uno su tre è felice. Mentre lo accompagno alla porta, gli faccio notare che il 50% degli italiani si prepara al matrimonio mentre l’altro 50% fa troppi conti.
L’ansiogeno. Ogni giorno s’informa sullo stato avanzamento lavori. Lo fa con domande incalzanti, quasi sempre improntate sullo stato emotivo degli sposi. Io sarei anche tranquillo, ma quando un anno prima si meraviglia che non hai ancora finito di confezionare le bomboniere, a me (che del concetto “bomboniera” conosco solo le virgolette) mette un po’ d’ansia. A tre mesi dal matrimonio fatichi a spiegargli che seppure i tavoli non siano fatti, le partecipazioni non siano spedite, dei fiori non sai che fartene, la situazione è comunque sotto controllo. E allora sei tu che tranquillizzi lui.
Il Giacobbo. Sciorina tutte le catastrofi che arriveranno il giorno dopo il matrimonio. A sentir lui, non potrò più andare al bar, né giocare a calcetto. Basta aperitivi, ferrate in montagna, giri in vespa. Al bando gli amici e le serate Champion’s. Solo domeniche all’Ikea, pomeriggi sotto il plaid a guardare “Amici” e cenette con la Zuppa del Casale e la robiola. Ai confini della realtà.
Il Carlo Conti. Ti chiede se sei sicuro della scelta, se è la tua ultima decisione, se è la tua risposta definitiva. Dopo che hai messo su casa, che hai chiesto un mutuo, che hai elargito caparre a destra e a manca, cosa cavolo vuoi rispondere? “Sì, l’accendiamo!”
Il moralizzatore. “Alla tua età era ora che ti sposassi!”. Di per sé il commento non avrebbe nulla di strano. Il fatto è che te lo dice con lo stesso tono dispregiativo con cui ci si rivolge ad un cinquantenne che ha appena finito la scuola dell’obbligo, o a un novantenne che prende la patente.
Il camerlengo. Vuole sapere tutto dell’organizzazione al solo fine di dispensare consigli utili. Non è sposato, non s’intende di eventi, né di cibo, né di foto, né di fiori e nemmeno di come si sta al mondo. Però sa che sono giorni di tensione, che sull’occhiello ci starebbe bene una gardenia, che l’album è bello in bianco e nero, che il menu è meglio farlo semplice, che la carrozza è kitch ma la cabrio è “old”, che la sposa deve arrivare in ritardo e che comunque vada, non accontenterai mai tutti. Senza il suo benestare, insomma, il matrimonio non sa da fare.
L’amarcord. Con la scusa di interessarsi alle tue nozze, azzarda improbabili paragoni con il suo matrimonio, avvenuto nel gennaio 1619. “Siete a posto con le bomboniere? No perché, sai, quando mi sono sposato io abbiamo regalato delle bellissime statuette meteorologiche che già allora costavano tremila lire l’una”. “Dove andate in viaggio? Mi ricordo che noi abbiamo fatto le prime due notti a Venezia e le altre due a Caorle”. Gli rispondo che con l’euro e l’avvento dell’aeronautica, oggi è tutta un’altra cosa.
Al fresco
(J. Kevorkian)
Paolini è stato condannato. Mica l’attore, quello bravo a fare i monologhi in teatro. No, quell’altro. Quello che appare sempre dietro gli inviati del tg, quello che disturba i servizi in diretta.
Sei mesi di reclusione e 30.000 euro di risarcimento. Una bella mazzata, anche se il personaggio è abituato. Un curriculum impressionante: 1500 denunce e solo due condanne in Cassazione, per interruzione di pubblico servizio e per molestie. Vuol dire che questo qua passa la vita tra tribunali e telegiornali, una costanza senza eguali. In qualche modo lo ammiro.
L’unica cosa triste di questo pagliaccio e di questo circo è che Paolini risulta nullatenente e gli avvocati glieli paga lo Stato, cioè noi.
Gugol
Posted by Giullare in Cose di paese on 7 maggio 2012
Da diversi mesi ormai, lo street view di Google Earth è arrivato anche nelle strade di Volta. Le istantanee che ritraggono da vicino i negozi e le abitazioni hanno immortalato anche il nostro paese. Con la prospettiva naturale, come se fosse un uomo qualunque a percorrere le vie, si possono trovare situazioni normali, ma allo stesso tempo divertenti. C’è il postino che va in farmacia, Basso che esce dalla lavanderia, il Doriano Sassi che fa colazione da Piva. A Sassello però regna incontrastata la Lucy, immortalata mentre governa il territorio e chiacchiera da una parte all’altra della strada. Non è stato semplice spiegarle come funziona e a cosa serve lo street view. In ogni caso, benvenuto Gugol!
Vesparaduno in umido
Posted by Giullare in Cose di paese on 1 maggio 2012
L’edizione 2012 ha regalato un vesparaduno bagnato. Partiti, indomiti, con un cielo nuvoloso, abbiamo raggiunto Cavriana, Solferino, le campagne di Lonato, Pozzolengo e Ponti sul Mincio. Da i conti spannometrici dell’ingegner D’Aleo eravamo circa 600. Giunti in riva al Mincio, proprio nei pressi di Ponti, l’acqua l’ha fatta da padrona sorprendendoci (ma poi neanche tanto!) con secchiate abnormi. Ci siamo rifugiati per un lungo aperitivo all’ex Green Moon, già teatro di scorribande nella nostra giovinezza.
Il tempo ha continuato ad essere inclemente e abbiamo dovuto chiedere alla barista tre sacchi neri da utilizzare come mantelline improvvisate. Il risultato è che al rientro sembravamo tre deficienti diretti alla discarica.
XXI° Consiglio (27 aprile 2012)
Posted by Giullare in Cose di paese on 29 aprile 2012
È stato approvato il rendiconto di gestione 2011: le entrate tributarie confermano le previsioni ed anzi appaiono in leggero aumento, complici anche i maggiori accertamenti ICI compiuti nei mesi scorsi. L’avanzo d’amministrazione del 2010 è stato impiegato soprattutto per l’estinzione dei mutui accesi in precedenza ed oggi l’importo d’indebitamento per mutui è grossomodo identico a quello di fine mandato precedente: 6.000.000 di euro (che a me sembra un’infinità).
È stata approvata all’unanimità la bozza di convenzione con i comuni di Curtatone e Virgilio per la gestione della nuova farmacia a Cereta. Poiché in questa materia l’affidamento a gestori esterni è consentito solo a comuni con più di 30.000 abitanti, si è reso necessario definire una convenzione con altri paesi.
Infine è stata rinnovata la convenzione con il distretto di Guidizzolo per i servizi del piano di zona.
Maglia nera
Una volta, durante una partita che arbitravo in seconda categoria, capitò che un tifoso locale si rivolse con tono impetuoso al difensore centrale della sua squadra, reo, a suo dire, di scarso rendimento. Mi pare fossi dalle parti di Quistello e l’apostrofe fu più o meno così: “Sat gh’è mia oia ‘d sugàr, sta a casa a magnàr i turtèi ala domenica”. Il difensore uscì dal terreno di gioco e rincorse l’anziano tifoso, che nel frattempo s’era dato alla macchia. Espulso il primo, ancora latitante il secondo.
Non capisco perché domenica a Genova i cellerini non abbiano preso a manganellate sulle ginocchia quei quattro tifosi che hanno interrotto per un’ora la partita, pretendendo che la squadra locale si togliesse la maglia. Mistero della fede. D’altro canto la dice lunga il celebre striscione degli anni sessanta, esposto in occasione di un Mantova-Genoa: “Mantua me genuit: Mantua l’è mèi ca Genua”
Peccatori amanti del vino cercasi
(Plutarco)
Vorrei organizzare nei prossimi giorni una spedizione enoredentrice nel triveneto. Si parte in macchina per fare una scorta di prosecco nelle lande di Valdobbiadene e si torna col vino bianco e l’anima bianchissima.
La notizia è vera. In una parrocchia del trevigiano è boom di confessioni, perché il vecchio parroco è sordo. La gente parla, confessa le colpe più immonde, e quando lui si rimette l’apparecchio dà l’assoluzione.
Confida un ragazzo: “Di fronte al prete possiamo raccontare tutto ciò che vogliamo. Si siede con noi e si appresta ad ascoltarci, ma dopo qualche secondo il suo apparecchio acustico fischia, così lui se lo toglie dalle orecchie e inizia a sistemarlo con le mani. Noi continuiamo a parlare e, alla fine, quando il parroco si rimette l’apparecchio, lo rassicuriamo di aver riferito ogni peccato. Lui ci assolve, ci dà la mano e via. La confessione è andata”.
È aperta la campagna iscrizioni.
Vespisti di tutta Italia… unitevi
Posted by Giullare in Cose di paese on 13 aprile 2012
Avviso ai vespisti. Dopo alcune edizioni di prova, Domenica 29 aprile ci sarà il 1° Raduno Nazionale di Vespe, nella Città di Volta. Ne vale la pena. Quest’anno il ritrovo è davanti a Martinelli. Ecco il volantino.
Pesca alla Trota
(Henry David Thoreau)
Inizia a diventare demagogico e populista fare la lista dei privilegi della Lega e ormai è quasi inutile parlare del buco verde creato in Padania e perseverare nella pesca alla Trota.
Non voglio rincarare la dose, ma le dimissioni di Renzo Bossi pare che gli fruttino una discreta buonuscita. La legge regionale numero 12 del marzo 1995 stabilisce infatti che “Ai consiglieri cessati in corso di legislatura… spetta una indennità di fine mandato”. La sua indennità di fine mandato supera i 40 mila euro. Ci scappa l’auto nuova, per dare l’esempio.
Nulla di stupefacente, certo. Però se fossi uno di quei dodicimila che l’hanno votato alle regionali farei un po’ fatica ad addormentarmi.
Buonanotte e sogni d’oro a tutti.
Dimissioni inaspettate
(U. Bossi, senatore della Repubblica Italiana, 26 luglio 1997)
In un paese dove per un autogol in serie A puoi guadagnare 300.000€ e dove uno stenografo della Camera è pagato più del sovrano spagnolo, provocano meraviglia le dimissioni di Bossi per qualche migliaio d’euro sottratto al suo partito.
In pochi però si sono meravigliati del fatto che le sue dimissioni non siano arrivate nei decenni scorsi. Nel 1994 è condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione a otto mesi di reclusione per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Massì, cosa vuoi che sia? È il sistema.
Nel 1997 è condannato in contumacia a un anno e quattro mesi di reclusione, per vilipendio alla bandiera italiana. Nel 2007 la Cassazione lo condanna in via definitiva. Solo folklore, lui è fatto così
La vita privata, se possibile, è ancora peggio.
Nel 1975 si sposa con una commessa di Gallarate. Bossi ha 34 anni e non ha, all’epoca, un lavoro fisso. La moglie dà al marito un ultimatum: un lavoro stabile è necessario per portare avanti la famiglia. Nel 1982 la moglie chiede e ottiene la separazione, dopo aver scoperto che Umberto usciva tutte le mattine di casa con la valigetta del dottore, dicendole “ciao amore, vado in ospedale”, senza essersi però mai laureato in medicina.
Umberto da sempre si scaglia contro i privilegi e il nepotismo, ma la seconda moglie è titolare di una baby pensione dall’età di 39 anni, e suo fratello (licenza media inferiore) è nominato nel 2004 assistente parlamentare: 12.750 euro al mese.
Dulcis in fundo, il figlio Renzo. Nel 2009 è nominato membro dell’Osservatorio sulla trasparenza e l’efficacia del sistema fieristico lombardo (organismo istituito proprio su iniziativa della Lega): stipendio di 12.000 euro mensili. Renzo attualmente è componente sia della Commissione I Programmazione e Bilancio sia della Commissione II Affari Istituzionali di Brescia e percepisce un trattamento economico netto mensile tra 9.831 e 11.4970 euro.
Tutto normale, meravigliamoci delle dimissioni. Inaspettate davvero.